Ed eccomi qui, a scrivervi dall’acquabus per il più plebeo dei rientri. Perché sì, mi si prende per il culo che sono una star e di solito mi aspetta una Lancia. Ma purtroppo per i miei fan devo confessare per onestà intellettuale che la Lancia non è mia, è dell’azienda per cui lavoro che se vado alla stazione a prendere il treno verso Roma mi dà un passaggio, se no m’attacco ar cazzo. Anche comprensibilmente. AndreaPer cui, dato che come vi dicevo sono diretto verso Madrid a farmi incornare da un toro, quest’anno Alilaguna a gogò. Che poi mi fa piacere in finale. Il lento ondeggiare oltre al vomito, stima la concentrazione e mi dà modo di riflettere su come sia andata a finire tutta la storia. Quindi, il Leone lo ha preso Lav Diaz. Un Leone controverso tra chi esultava dalla gioia in lacrime come se poi i soldi glie li dessero a lui – no, non è questione di tifo. Io così non reagirei nemmeno se il Leone lo vincesse Sam Raimi. Io reagirò così quando potrò finalmente andare da un punto A a un punto B senza incontrare dodicimila persone che mi vogliono portare verso C, quando potrò dormì nel letto de casa, iscrivermi in piscina e magari andarci e riconoscere il mio viso la mattina quando mi sveglio – e polemiconi dell’ultima ora che dicono ‘ah, ma tanto del film non glie ne frega niente a nessuno. Perché premiano sta roba che tanto nessuno la distribuisce eccetera…’. Intendiamoci, nemmeno a me me ne frega niente. Nel senso più assoluto.

 

Venezia 73, tutti i vincitori: Leone d’Oro a The Woman Who Left di Lav Diaz

Ieri tante persone mi hanno detto ‘mi dispiace per te, ha vinto Lav’. Ma per me, ragà, bella pè lui. L’importante è che io il film non sia costretto a vederlo, poi se vogliamo dare una mano al popolo filippino ben venga. Pago pure il biglietto, guarda, se qualche coraggioso lo porta in sala. Magari Lucky Red, che du anni fa s’è spennata pure ‘Un piccione seduto su un ramo…’ e in finale avrà già pronto ‘Lo chiamavano Mazinga Z’ per recuperare. Onore agli eroi. Però non lo vedo, il film, m’ò raccontate, dai, tanto me fido. Per il resto più o meno quello che ci si aspettava, a parte i classici premi troll, che ci devono stare che se nessuno si incazza non fa ride, in questo caso ai cannibali e al polipone. Evabbè. Piuttosto, da segnalare l’euforia che ha colpito gli avventori della sala conferenze stampa – noi compresi, lo ammettiamo – durante la cerimonia, che senza nessun motivo apparente si è iniziato a ridere sguaiatamente alla comparsa del povero Roberto Andò, presidente giuria del ‘Pannolino d’oro’ (abbiate pazienza, i nomi veri delle sezioni non me li ricordo, è come uscire da un esame e sorbirsi le classiche ‘che ti ha chiesto?’), che si impappinava causa emozione. Comunque a noi dei premi ufficiali ci fotte sega. A noi interessano i premi paralleli, che in effetti regalano molte conferme.

lav diaz leoni d'oroIl premio GCCMNF (Gran Cazzo Che Me ne Frega), assegnato ad autori di film di portata impegnativa e dai temi profondi e particolarmente lontani dalla praticità del quotidiano vivere viene meritatamente consegnato proprio a Lav Diaz “per aver realizzato un film di cui non frega e non fregherà mai una sega e nessuno spettatore che non abbia mai messo piede in un Festival, in bianco e nero, dalla durata spropositata e indistribuibile senza immaginare forti tagli al personale di qualsiasi sala cinematografica per limitare le spese, ed essersene bellamente sbattuto il cazzo di tutte queste sottigliezze, aver vinto il Leone d’oro con pernacchia e triplo carpiato dopo aver sottoposto a Rohypnol la giuria a sua insaputa e aver pure bellamente gozzovigliato alla faccia di tutti i curiosi dell’ultima ora che sono entrati in sala pagando il biglietto per la proiezione di chiusura senza sapere minimanente cosa li aspettava.”

Il premio ICEFAC (prestigioso riconoscimento la cui sigla sta per In Culo e Fòco ai Capelli), concepito assieme a Cristiana Paternò e tradizionalmente assegnato a individui dalle capigliature particolarmente significative, viene consegnato all’intero cast del film Jackie per le bizzarre acconciature d’epoca. Negli anni passati l’ICEFAC è stato consegnato tra le varie edizioni di Mostra di Venezia, Festival di Cannes e Berlinale a: Sean Penn (il primo ICEFAC, per This Must Be The Place), Monica Bellucci (per Irreversible), Tilda Swinton/Tom Hiddleston/Jim Jarmush (presentatisi alla conferenza del film Only Lovers Left Alive con medesimo taglio di capelli), Lav Diaz/Gianfranco Rosi (Berlinale 66, come rappresentanti di due estremi).

Il premio Tardo d’oro per il più rincoglionito del Lido va ai gestori del supermercatino dove tutti andiamo (non c’è bisogno di specificare qual è). Sono bravi, eh, ma bisogna avere pazienza e tempo libero.

(Ang)

E poi a chiudere i premi paralleli c’è il premio Colloammare, riconoscimento assegnato a registi, sceneggiatori, artisti vari – ma anche semplici astanti – che si distinguono per le particolari fattezze del collo. La storia del premio risale alla Berlinale 2016, la leggenda narra che durante la lunghissima e noiosissima conferenza stampa di Berlino, durante premiazione del regista Rosi per il magnifico Fuocoammare, qualcuno si chiedesse ‘ma il collo di Rosi dov’è?’.

Nel silenzio, una voce rispose ‘l’ha perduto a Lampedusa’. Da allora, in omaggio a questo grandissimo artista e al suo non collo, si è deciso di istituire un premio che celebrasse l’unico momento di ilarità durante una conferenza stampa di 14 ore e mezzo (ci addestravano a sopportare Lav Diaz). Il primo Colloammare è stato appunto assegnato a Gianfranco Rosi. La celebre statuetta, che riporta le fattezze del primo premiato, è stata attribuita durante la Mostra di Venezia al collo di Gabriele Muccino.Gabriele Muccino Leone

Colgo l’occasione per salutarvi anche io, perché i preparativi pre partenza sono stati lunghi e complicati e non si è trovato il tempo. Innanzi tutto ho visto i premi con Ang, e per me questo è il momento più bello visto che ridiamo sempre come due cretini e ci vengono in mente tante cazzate, come ‘il polpo e in polposition’ o ‘e Roberto consegnato il premio, se ne Andò’. Capite bene che per noi le cerimonie sono bei momenti. Insomma, di Lav, dei premi, vi ha detto Ang. Anche a me sostanzialmente fottesega delle accuse di chi si sente di dover difendere il Leone d’oro, non l’ho visto ma mica per boicottare il film. Che quando leggo stronzate di questo tipo mi viene voglia di cancellare le persone che le scrivono, io a Lav voglio bene, ho persino personificato in una foto The women who left nel momento in cui, finito il festival, ho gettato il badge e me ne so annata affanculo. E comunque voglio più bene io al regista se preferisco vedermelo al cinema in un momento in cui mi rode il culo di meno, perché magari ho dormito, pranzato e le quattro ore di Lav Diaz me parono pure poche. Per il resto grande Lav, hai fatto bene a vincere tu, così tutte quelle che se so comprate il biglietto per vedere il film vincitore so rimasti bloccati in sala fino alle due e noi siamo riusciti a trovare posto al ristorante persino l’ultima sera (pensa che presa a male, poveri). Grazie per averci letto anche quest’anno, se vi va ci si rivede al Festival di Roma, portate pazienza e fateci riposà per un mesetto, ritrovare l’analista, magnà sano, bere meno. Prendiamo insomma la giusta distanza per un po’. Chissà se per la Festa del Cinema rimarrà almeno il Campidoglio a Roma.Valentina

(Vì)

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