Dragon Trainer

La recensione del film d’animazione Dragon Trainer, diciassettesimo film della DreamWorks Animation.

 

«Questa è Berk. È dodici giorni a nord di disperazione e pochi gradi a sud di morire di freddo, si trova esattamente sul meridiano della miseria.
Il mio villaggio, in una parola: solido, ed è qui da sette generazioni, ma ogni singola costruzione è nuova.
Abbiamo la pesca, la caccia e un’incantevole vista del tramonto, l’unico problema sono le infestazioni: In molti posti hanno topi, zanzare, noi abbiamo… i draghi! »

Hiccup all’inizio del film

In un non meglio identificato estremo nord c’è un’isola, su quest’isola c’è un villaggio vichingo, in questo villaggio vichingo ci sono delle infestazioni … di draghi! Questa la premessa semplice ed esilarante di Dragon Trainer (How to Train Your Dragon) 17esimo film della DreamWorks Animation, fondata da Steven-prezzemolino-Spielberg, e seconda opera in 3D dopo Mostri contro Alieni. 

Tratto da una serie di libri per bambini (“Come addestrare un drago” di Cressida Cowell) Dragon Trainer riesce con semplicità e spirito a raccontare una storia di crescita, di rispetto del diverso, di rapporto conflittuale tra padre e figlio e dell’importanza di restare sempre fedeli a se stessi e alle proprie inclinazioni. Troppe cose per un film d’animazione? Non credo, perché questa volta la DreamWorks ha fatto tombola. Il giovane Hiccup (“Vi pare brutto il nome? Ce ne sono di peggiori al villaggio!”) è un adolescente che per molti versi ricorda un suo predecessore forse più famoso, quel mingherlino e smidollato Semola, protagonista de La Spada nella Roccia e destinato a diventare Re Artù; anche lui, come Semola prima, imparerà che è quello che c’è dentro che conta, non tutti i muscoli che si vedono dal di fuori. Lo spettatore – adulto o bambino che sia – può benissimo affezionarsi ai personaggi, anche ai comprimari che sono tutti caratterizzati molto attentamente, a partire dal piccolo esemplare di Terribile Terrore che insegnano al protagonista che ‘i draghi bruciano dal di dentro’ fino all’amico fabbro e istruttore Skaracchio, particolarmente attento alla sua … igiene intima! Ogni elemento ha il suo valore e la sua importanza, dal rapporto trai due gemelli coetanei di Hiccup, ai diversi esemplari di drago.

E proprio a questo mitologico rettile il film rende giustizia, reinventandolo in forme e colori differenti, rendendolo protagonista del film e lasciando affezionare lo spettatore anche alla bestia e non solo all’uomo. In particolare il piccolo Sdentato, l’esemplare di Furia Buia che Hiccup addestra, risulta un disegno particolarmente riuscito a partire dagli occhi felini e dai comportamenti canini: un mix inedito ma vincente. Nel film varie sono le similitudini tra i draghi e i gatti soprattutto, che si notano soprattutto quando Hiccup addomestica Sdentato ed adotta le tecniche apprese nell’arena: i draghi infatti adorano essere accarezzati sulla testa e sotto il collo, quando vengono accarezzati emettono versi simili alle fusa, seguono oggetti che si muovono ed infine concedono parte del proprio cibo a coloro che vengono considerati padroni. Ma non c’è solo la Furia Buia, molte sono le specie di drago che vengono realizzate e mostrate nel film, ognuna con caratteristiche specifiche oltre a quelle comuni appena elencate. Ad esempio il Gronkio è uno  dei draghi più forti, ha una testa enorme e un corpo minuscolo. È noto per essere capace di dormire mentre vola. Per sconfiggerlo basta bagnargli la testa mentre dorme; poi c’è l’Incubo Orrendo che ha coda e collo molto lunghi, è uno dei più feroci e temuti draghi del mondo.

La sua strategia d’attacco è quella di darsi fuoco, abilità che lo rende un avversario affrontabile solo dai vichinghi più esperti come Stoick (il padre di Hiccup). L’Orripilante Bizippo invece è uno dei draghi meno comuni che si possano incontrare al mondo. Ha due teste completamente indipendenti, una produce scintille e l’altra gas; per sconfiggerlo basta bagnare la testa che fa scintille. Le ali del Bizippo non sono sufficientemente grandi per mantenerlo in volo per lungo tempo, così questi preferisce l’attacco sulla terraferma. Il Terribile Terrore è il più piccolo tra tutti i draghi. Il Terribile Terrore ha un corpo da serpente e due piccole ali. I Terribili Terrori combattono spesso tra di loro come bambini e hanno una grande potenza e precisione di fuoco. L’Uncinato Mortale è uno dei draghi più belli del mondo, ha solitamente un comportamento aggressivo ed ha un temperamento molto suscettibile. Facile da sconfiggere grazie al punto cieco posto davanti a lui, possiede il fuoco più caldo di tutti i draghi, capace di fondere all’istante l’acciaio o di carbonizzare un vichingo. Come se ciò non bastasse sulla coda possiede spuntoni retrattili che possono essere lanciati come proiettili contro l’avversario. Infine c’è Morte Rossa. È il più mostruoso e gigantesco di tutti i draghi, enorme, con una grossa mazza chiodata sulla coda e sei orribili occhi, il suo unico scopo è nutrirsi del cibo rubato e procreare altri draghi. Per questo motivo si può definire “la regina” e gli altri draghi gli “operai”. Chi non adempie al compito di nutrirla viene a sua volta mangiato.

Ma nonostante questa nutrita e variegata fauna fantastica il film ha forti ancoraggi con il reale, poiché ripresi in maniera un po’ (e inevitabilmente) didascalica sono intrecciate alla trama le problematiche adolescenziali dell’accettarsi e dell’accettare ciò che è diverso da noi, ma soprattutto importante è la dinamica padre single/figlio ribelle, che nel film viene affrontata con chiarezza, ma con irriverenza e tanto spirito comico. Esemplare è la scena di passaggio di consegna tra generazioni, nel momento in cui il padre Stoick consegna al figlio l’elmo che ha fatto realizzare apposta per lui, c’è un connubio perfetto tra solennità e umorismo.

Il 3D è uno spettacolo per gli occhi e aumenta la magnificenza della visione soprattutto nelle sequenze di volo che per diversi elementi paesaggistici o forse semplicemente per memoria collettiva ricordano i paesaggi del pianeta Pandora inventato da James Cameron. Sembra che ormai la tecnica della realizzazione di film in computer grafica non sia più un problema e quindi i realizzatori (registi e sceneggiatori) possano dedicare più attenzione alla storia e alla scrittura. La regia è firmata dai due ‘profughi’ della Disney Chris Sanders e Dean DeBlois, ideatori e co-registi di Lilo & Stitch, film al quale Dragon Trainer deve qualcosa soprattutto in termini di dinamiche tra ‘animale e padrone’; mentre la sceneggiatura è affidata al trio William Davies, Dean DeBlois  e Chris Sanders. In questo caso, se la storia è classica nel suo sviluppo di premessa, svolgimento, conflitto e (semi)lieto fine, la scrittura e i dialoghi in particolare condiscono di sano e pungente umorismo tutto il film, rendendolo divertente e commovente, una vera delizia che riempie il cuore e gli occhi.

- Pubblicità -
RASSEGNA PANORAMICA
Chiara Guida
Articolo precedenteKristen Stewart sarà Biancaneve?
Articolo successivoToy Story 3 La Grande Fuga recensione
Chiara Guida
Laureata in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza di Roma, è una gionalista e si occupa di critica cinematografica. Co-fondatrice di Cinefilos.it, lavora come direttore della testata da quando è stata fondata, nel 2010. Dal 2017, data di pubblicazione del suo primo libro, è autrice di saggi critici sul cinema, attività che coniuga al lavoro al giornale.
dragon-trainer-di-chris-sanders-e-dean-debloisDragon Trainer riesce con semplicità e spirito a raccontare una storia di crescita, di rispetto del diverso, di rapporto conflittuale tra padre e figlio e dell’importanza di restare sempre fedeli a se stessi e alle proprie inclinazioni.