Ladri di biciclette, il film di Vittorio De Sica e Cesare Zavattini

Ladri di biciclette

Ladri di biciclette è un film del 1948 diretto da Vittorio De Sica e scritto da Cesare Zavattini con protagonisti nel cast Lamberto Maggiorani, Enzo Staiola

 

Il film, girato con un’ampia partecipazione di attori non professionisti, è basato sul romanzo (1945) di Luigi Bartolini adattato al grande schermo da Cesare Zavattini.

In una Roma messa in ginocchio dalla seconda guerra mondiale, come d’altronde tutta l’Italia, un padre di famiglia disoccupato riesce a trovare un lavoro ben retribuito come attacchino di manifesti per il cinema. Sfortuna vuole però che proprio il primo giorno gli rubino la bicicletta, elemento indispensabile per svolgere quel lavoro. Si mette così alla disperata ricerca del mezzo insieme al figlio, con la fortuna che sembra ancor più cieca con la povera gente…

Ladri di biciclette, il film di maggior successo del neorealismo italiano

Dopo Sciuscià uscito due anni prima, ecco una nuova perla da regista per Vittorio De Sica, il quale, ancora una volta propone senza fronzoli le difficoltà dell’Italia uscita dalla seconda guerra mondiale. Lo fa dando molto spazio alle sofferenze dei bambini e dei ragazzini, vittime indifese delle crudeltà degli adulti. Il suo è un realismo nudo e crudo, che riprenderà in modo egualmente forte in Umberto D., uscito qualche anno dopo.

Ladri di biciclette, storia senza spazio né speranza

Se però in quest’ultimo alleggerisce il finale con un po’ di tenerezza, in questo lungometraggio non dà spazio a speranze o sdolcinerie. Il finale è triste, disilluso, amaro. Alleggerirà i toni in Miracolo a Milano, film fiabesco che intervalla i due sopracitati.

Del romanzo originale come delle sceneggiature, oltre sei più quella dello stesso De Sica, nel film non è rimasto nulla. Il racconto alla fine sistemato da Cesare Zavattini mostra però la traccia di queste numerose sceneggiature nella serie di quadri che accompagnano la vicenda del protagonista.

Sono dei bozzetti che vogliono “realisticamente” mostrare al pubblico la vita italiana dell’immediato dopoguerra. «Un ritorno alla realtà», così avevano detto i critici in occasione della proiezione di “Sciuscià”; una realtà a cui voleva tornare lo stesso De Sica dopo le sue esperienze di attore canterino nei film di Mario Mattoli e Mario Camerini degli anni trenta.

Il regista nonostante le grande difficoltà a reperire fondi per la realizzazione del film, rifiutò i sostanziosi aiuti dei produttori americani che però avrebbero voluto al posto di Maggiorani addirittura Cary Grant.

L’attrice che interpretò il personaggio di Maria, la moglie del protagonista, fu Lianella Carell, una giovane giornalista e scrittrice romana, che dopo un incontro con De Sica per un’intervista, fu sottoposta ad un provino, dopo il quale la giornalista entrò, in questo modo inaspettato, nel mondo del cinema. In seguito la Carell girerà altri film ma senza la stessa fortuna professionale di quella prima pellicola.

Il pubblico del cinema Metropolitan di Roma non accolse bene il film, anzi rivoleva indietro i soldi del biglietto. Tutt’altra accoglienza alla proiezione del film a Parigi con la presenza di tremila personaggi della cultura internazionale. Entusiasta e commosso, René Clair abbracciò al termine del film De Sica dando il via a quel successo mondiale che ebbe in seguito il film e con i cui proventi il regista riuscì finalmente a pagare i debiti fatti con “Sciuscià“. Oscar speciale 1949, vinse anche 6 Nastri d’argento e altri premi tra cui Locarno, ma anche all’estero: New York, Londra, Knokke-le-Zonte, Bruxelles.

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