Lettere d’Amore

 

Anno: 1989

Regia: Martin Ritt

Cast: Robert De Niro, Jane Fonda

 

Stanley Everett Cox fa il cuoco in una mensa aziendale ed è analfabeta. Questa sua carenza sarà causa del suo licenziamento, ed Stanley, non vendo più un lavoro e non potendo più mantenere le spese del padre che ha a carico, fa chiudere il vecchio in una casa di riposo. Il padre presto ne morirà facendo cadere Stanley in un profondo stato di depressione, dal quale riemergerà solo grazie all’aiuto di Iris, una collega, che gli insegnerà, non senza difficoltà a leggere e scrivere.

Raramente Hollywood si è occupata della classe operaia e dei suoi problemi. A parte qualche gratuita scena strappalacrime, il film lancia un bel messaggio di solidarietà e speranza, forse nascosto da intermezzi eccessivamente smielati. Attraverso gli schemi del classico film romantico all’americana, il film indaga un tema sociale molto delicato: l’analfabetismo. In Usa, negli anni ’80, si contavano di fatti oltre 27milioni di analfabeti. Ottima l’interpretazione, manco a dirlo, dei due attori protagonisti: Robert De Niro e Jane Fonda.

Lettere d’Amore è stato l’ultimo film per Martin Ritt (morto l’anno seguente), regista votato ad un cinema impegnato tendenzialmente didattico. Ritt attaccò la borghesia e la società, affrontando i problemi razziali e la crisi generazionale dei suoi tempi, quando i giovani iniziavano a ribellarsi ai valori dei genitori, cercando sempre di dare un peso morale ai temi trattati e al loro impatto sulla vita quotidiana della gente.

Molto attivo nella Tv, tra i suoi lungometraggi più noti si ricordano Nel fango della periferia, film di contenuto antirazzista del 1957; nello stesso anno realizzò l’ottimo Un urlo nella notte. Seguirono film più commerciali, dal dittico faulkneriano La lunga estate calda (1958, con P. Newman) e L’urlo e la furia (1959) a Orchidea nera (1959) e Jovanka e le altre (1960); ai western sempre con Newman Hud il selvaggio (1963), Hombre (1967); e Molly Maguire (1968), pellicola di intensa critica sociale. Riprese tuttavia il tema della violenza e intolleranza con Per salire più in basso e I cospiratori (1970), sulle lotte dei minatori irlandesi in Pennysilvana, Sounder (1971), Conrack (1974), Il prestanome (1976), che evocava le esperienze proprie e dei compagni d’arte al tempo del maccartismo, e Norma Rae (1979), su una battaglia per i diritti sindacali. Tra i film successivi: La foresta silenziosa (1983), Pazza (1987), e appunto Lettere d’amore (1989).

Per quest’ultimo lungometraggio si è affidato alla bravura di due mostri sacri del cinema americano moderno: Robert De Niro e Jane Fonda. Il loro affiatamento è palpabile e coinvolgente, ed offre uno spunto interessante in più per vedere il film (oltre al succitato forte messaggio sociale che lancia ovviamente).

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