L’Ultimo Inquisitore: il film di Milos Forman

L'Ultimo Inquisitore

L’Ultimo Inquisitore è il film del 2006 diretto da Milos Forman con protagonisti nel cast Natalie Portman, Javier Bardem e Stellan Skarsgard.

 

Trama di L’Ultimo Inquisitore: Spagna, anno 1792. Gli echi della rivoluzione francese giungono sempre più minacciosi nel regno di Carlo IV (Randy Quaid) dove soprattutto il clero vede nei giacobini una minaccia per la propria stessa sopravvivenza.

Ad agitare vescovo e alti prelati sono anche le irrisorie incisioni del pittore Goya (Stellan Skarsgard) che si diverte ad ironizzare sulla lussuria e la corruzione che domina tra i più facoltosi uomini di chiesa. Goya è visto con ancor maggior timore in quanto divenuto da poco pittore di corte particolarmente apprezzato dalla regina Maria Luisa di Borbone (Blanca Portillo) che verso di lui prova una particolare stima.

E’ per fronteggiare questa dilagante sfiducia ed un progressivo scetticismo verso la chiesa che padre Lorenzo (Javier Bardem) proporrà di ripristinare un regime di rigida e spietata fermezza verso tutte quelle forme di eterodossia che hanno portato ad una progressiva degenerazione dei costumi.

La prima vittima di questo risveglio di oscurantismo da parte del Santo Uffizio sarà la giovane e bellissima Ines Bilbatùa (Natalie Portman) figlia di un nobile e ricco cattolico. Vista rifiutare, al tavolo di una locanda, un piatto di maiale, Ines sarà accusata di praticare il giudaismo ed una volta entrata tra le mura del Santo Uffizio sarà impossibile per lei dimostrare la sua innocenza.

L’arresto della ragazza sarà un trauma non solo per la sua famiglia ma anche per lo stesso Goya che aveva nella giovane ed incantevole fanciulla la sua musa ispiratrice; entrato in contatto con padre Lorenzo a cui stava eseguendo un ritratto, Goya chiederà a lui di intercedere per Ines ma il viscido e sinistro prelato non solo non farà nulla ma ne approfitterà per abusare della giovane tra le segrete delle prigioni.

Intanto sullo sfondo della vicenda la storia fa il suo corso e in questa convulsa fase storica il contesto politico muta con incredibile velocità; al governo rivoluzionario in Francia si sostituisce il consolato e Bonaparte prende in mano le redini del paese. Iniziano gli anni delle conquiste napoleoniche che assoggettano mezza Europa in nome degli ideali rivoluzionari e anche la Spagna cade sotto le baionette dei soldati francesi. Con il cambiare dello scenario politico anche i nostri protagonisti assumeranno e ricopriranno ruoli diversi come attori di una commedia dell’assurdo.

L’Ultimo Inquisitore

L'ultimo inquisitoreAnalisi: L’ultimo inquisitore – The Goya’s ghosts, è un film del 2006 diretto da Milos Forman, maestro del cinema mondiale, tratto da un soggetto scritto dallo stesso Forman in collaborazione con Jean-Claude Carriere.

Forman disegna un incredibile affresco storico che racchiude una breve quanto convulsa e mutevole parentesi che coinvolse l’Europa e la Spagna in particolare tra il 1792 e i primi anni dell’800, un lasso di tempo relativamente breve in cui accaddero cambiamenti epocali.

All’interno di questo contesto tumultuoso ed in continua evoluzione ecco la triste e drammatica vicenda della giovane Ines, vittima innocente della follia dell’uomo e soprattutto di una chiesa che ancora credeva di poter legare a sé i propri fedeli con la violenza ed il timore di Dio.

Quello che più piace di questo film è indubbiamente il modo con cui vengono tratteggiati  i personaggi che, grazie anche a notevoli interpretazioni, regalano figure forti e al contempo incisive e ben definite. Javier Bardem è al solito straordinario nell’interpretare un personaggio sinistro, negativo, squallido nella sua doppiezza e volubilità, un uomo senza ideali pronto a vendersi a chi detiene lo scettro del potere, una sorta di allegoria del tempo (ma anche molto attuale). Importante anche l’interpretazione di  Stellan Skarsgard il quale fornisce con grande efficacia l’immagine di un Francisco Goya dotato di grande sarcasmo e al contempo di grande umanità. Bravissima anche e soprattutto Natalie Portman che alterna una serie di personaggi sempre diversi ed estremamente complessi che attraversano la storia con immutata grazia e personalità.

Se non possiamo eccepire nulla sulla confezione stessa del film, dai costumi alla meravigliosa scenografia per arrivare alla raffinata fotografia diretta dal bravissimo Javier Aguirresarobe, ci sentiamo di avanzare delle riserve sulla struttura narrativa, sulla sceneggiatura.

La prima metà de L’ultimo inquisitore è indubbiamente la migliore: tensione, intensità, sequenze che si susseguono con una carica sempre maggiore di mistero e drammaticità, una drammaticità che è solo prevista, ipotizzata, attesa come qualcosa di imminente.

Nella seconda parte il film si perde in un improbabile intreccio narrativo che smorza notevolmente la carica emotiva della vicenda principale, cedendo oltretutto a soluzioni e svolte poco probabili se non poco credibili. La storia principale smarrisce la strada maestra confondendosi nella caoticità degli eventi storici, troppi per un solo film.

E con la storia anche i personaggi che avevano tanto attratto perdono fascino e credibilità e di conseguenza il film stesso perde spessore. Un peccato non aver continuato sul percorso tracciato nella prima parte, non aver dato compimento ad una storia che aveva delle buone basi ma aver preferito inglobare troppi accadimenti, l’aver sommerso la narrazione principale sotto uno tsunami di eventi storici che non hanno lasciato che il relitto di una sceneggiatura troppo confusionaria.

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