Insonnia d’amore recensione

Insonnia d'amore

Insonnia d’amore è un film del 1993 diretto da Nora Ephoron che vede protagonisti Tom Hanks (Sam Baldwin), Meg Ryan (Annie Reed), Bill Pullman (Walter), Ross Malinger (Jonah Baldwin), Rosie O’Donnell (Becky), Carey Lowell (Maggie Abbott Baldwin).

 

Insonnia d'amore filmTrama: Sam Baldwin, giovane architetto rimasto vedovo, si trasferisce da Chicago a Seattle con il figlio Jonah, 8 anni, sperando che il cambio d’aria li aiuti a superare il dolore. A un anno e mezzo dalla perdita, Jonah, di nascosto, chiama una trasmissione radiofonica per parlare del padre, solo e triste. Spinto dal figlio, controvoglia, anche Sam parla alla radio della sua condizione. Tra gli ascoltatori c’è Annie, giovane giornalista di Baltimora ormai a un passo dal matrimonio con l’ipocondriaco Walter. La ragazza sente subito un magico feeling con il giovane vedovo, “l’insonne di Seattle”. Amore? Pietà? Un fragile e prevedibile desiderio di fuga dal matrimonio e dalle responsabilità? Senz’altro qualcosa che Annie non può ignorare…

Insonnia d’amore recensione

Analisi: Bravi interpreti, musiche sognanti, dialoghi frizzanti, l’amore, il destino (alleato fedele degli sceneggiatori!), il dolore: tutto questo è Insonnia d’amore, commedia sentimentale di Nora Ephron ispirato da Un amore splendido, titolo del 1957 (con Cary Grant e Deborah Kerr) che trova generosamente spazio nei televisori e nelle parole dei personaggi, con le storie dei due film che si inseguono senza creare eccessivi e sgradevoli corto circuiti.

La nascita di un amore che congiunge East e West Coast di un America piovosa e scintillante ha in Jonah Baldwin (Ross Malinger) il suo irriverente e precoce cupido di 8 anni. Il piccolo è davvero un gioiellino e strappa più di un sorriso. Irresistibili i siparietti con Victoria (Barbara Garrick), la iena che esce con papà Sam (Tom Hanks). E nei panni del messaggero d’amore, Jonah, non è niente male. Come biasimarlo: Annie (una Meg Ryan d’incanto), come nuova mamma, ce la vede proprio bene.

Anche la più semplice delle commedie, per essere di qualità, non deve cedere alla semplificazione estrema dei personaggi e delle situazioni. Una tentazione che Insonnia d’Amore rifugge agilmente. Lo dimostra, su tutto, la caratterizzazione di Walter (Bill Pullman), promesso sposo di Annie.

Insonnia d'amoreÈ carino, affermato (è vice direttore del giornale in cui lavora la Reed), elegante, ma è anche e soprattutto ipocondriaco, paranoico, poco avventuroso, ingessato. Tuttavia, questo sbilanciamento sul versante della noia e dell’ordinarietà, non lo rende un fantoccio insapore da sposare per una vita monotona. Non è l’uomo per Annie, probabilmente, e quando lei glielo fa capire, Walter non azzarda un “non sai che ti perdi”: la sparata tipica dei bellimbusti, tanto utili in certe pellicole magari piene di colore, ma paludate in un eterno bianco e nero sentimentale, morale, narrativo.

Ulteriore merito del film di Ephron è il non dimenticare mai il dramma all’origine della storia – la morte di una giovane moglie e madre – senza tuttavia zavorrare di amaro miele e strazi l’intero lungometraggio. E il messaggio è chiaro sin dall’inizio: c’è il diritto di cercare un’altra storia d’amore. Non il dovere di appaiarsi per forza con qualcuno, né di lasciarsi corrodere dall’insonnia e dal dolore. Né di accettare – è il caso di Annie – una relazione che non ha più niente da dire; accettarla magari solo per ragioni anagrafiche, per disincanto, per pigrizia, per quella ragion di stato che si accoccola sulle spalle dei trentenni e consiglia navigazioni rigorosamente sottocosta.

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