L'uomo invisibile film horror

L’uomo invisibile è il film Horror del 1933 diretto da James Whale e con protagonisti nel cast Claude Rains, Gloria Stuart, William Harrigan, Henry Travers, Una O’Connor, Forrester Harvey, Holmes Herbert, Dudley Digges, Harry Stubbs e Donald Stuart.

 

L’uomo invisibile è stato realizzato per la prima volta nel 1933 grazie all’elegante regia dell’inglese James Whale e, nonostante i numerosi remake e i sequel girati nel corso degli anni, rimane comunque un vero e proprio masterpiece cinefilo nonché il migliore per quanto riguarda l’uso degli effetti speciali e l’interpretazione degli attori.

Cavalcando l’onda degli horror prodotti dalla Universal negli anni ’30, che vedevano protagonisti i vari mostri del nostro immaginario (Dracula, L’uomo Lupo, Frankenstein…) il produttore Carl Laemmle Jr. accettò di investire su un soggetto nato dalla penna dello scrittore di culto H.G.Wells, già autore della famosa Guerra dei mondi e dell’omonimo romanzo da cui è stato tratto il film, che concepì quest’idea geniale quanto inquietante: uno scienziato, il dottor Jack Griffin, alla ricerca di un’idea rivoluzionaria che potesse consacrare la sua fama a livello mondiale, scopre un siero per rendere invisibili gli oggetti e, senza pensarci due volte, lo prova su se stesso.

Diventa così invisibile, e in un primo momento si trova costretto a dover scappare dalla grande città ritirandosi in campagna per continuare in pace le ricerche, al fine di sintetizzare un antidoto. Ma l’uomo cambia atteggiamento e, pian piano, decide di utilizzare a suo vantaggio questa forte condizione di disagio instaurando un vero e proprio regime del terrore basato sui subdoli vantaggi della sua condizione…

Wells si dichiarò soddisfatto della versione cinematografica portata sul grande schermo da Whale dichiarandola fedele al romanzo originale; il merito va pure al creatore degli effetti speciali John P. Fulton, che riuscì in tempi così lontani dai nostri a creare degli effetti speciali all’avanguardia che accrescono lo stato di culto del film e lo distinguono da pellicole quasi – coetanee (come L’uomo Lupo del 1941) i cui effetti speciali risultano invece grossolani e ad oggi “datati”. L’idea di base è originale sia per quanto riguarda l’aspetto “morale” che per la forte connotazione meta cinematografica.

L'uomo invisibile

Sul grande schermo, che è il regno e lo spazio del visibile, irrompe improvvisamente un anti-eroe invisibile, creando una contraddizione con tutte le teorie critiche che insistono sulla forza dell’immagine e sul piacere voyeuristico che questa provoca nello spettatore. Il dottor Griffin non compare mai con il suo vero volto umano sullo schermo: solo nella sequenza finale, attraverso un’abile sovrapposizione di fotogrammi, appare il vero volto dell’attore Claude Rains, che ha caratterizzato però per tutto il film il personaggio dello scienziato pazzo affetto da manie di onnipotenza, sfidando addirittura una clinica forma di claustrofobia che gli rendeva proibitivo indossare la tutina nera di velluto ideata da Fulton per renderlo… invisibile.

Rains fu imposto ai capi della Universal (che avrebbero voluto Boris Karloff per la parte) proprio dal regista e compatriota Whale; Rains non fu la prima scelta dei piani alti perché per l’attore si trattava della prima incursione cinematografica, visto che proveniva da una lunga gavetta teatrale.

Il personaggio del dottore, poi, non è così piatto come può sembrare: in realtà è un personaggio sfaccettato e con un “lato oscuro” discretamente pronunciato che, in un primo momento, si abbandona all’avidità e alla tracotanza per le quali viene punito con la condanna all’invisibilità permanente: dopo aver realizzato e metabolizzato la sua nuova condizione, ne prende coscienza, diventa nuovamente padrone di sé e decide di votarsi, definitivamente, al male continuando a perseguire il suo ideale di potere.

L'uomo invisibile filmCi troviamo di fronte a un antieroe non privo di un velato sense of humor (come accadeva nel romanzo di Wells), che apre un discorso sulle infinite e deturpanti modificazioni del corpo che verrà poi proseguito, con profitto, da David Cronenberg negli anni ’80 con le sue pellicole a metà tra lo sci-fi e lo splatter, come La Mosca che riprende le tematiche affrontate ne L’uomo invisibile.

C’è addirittura chi ha provato a paragonare la “deformità” del dottor Griffin con quella (reale e invalidante) di Joseph Merrick,  l’Elephant Man protagonista dell’omonimo film di Lynch: solo che in quest’ultimo il cappuccio indossato dall’uomo serve a nascondere le sue deformità, lasciando aperti solo due spiragli per gli occhi che si affacciano impauriti sul mondo; mentre invece nel film di Whale lo scienziato pazzo utilizza tutta una serie di “maschere”, bende, travestimenti vari – occhiali da sole compresi – per riaffermare sé stesso e la sua identità psico-fisica sul grande schermo e sul “palcoscenico” della vita.

Un altro importante dettaglio da sottolineare, infine, è la valenza inquietante della neve che ritorna sia all’inizio che alla fine del film: essa è un presagio di morte, così silenziosa, remota e rarefatta, proprio come accadeva nel racconto dell’irlandese James Joyce The Dead tratto dal suo romanzo capolavoro Gente di Dublino.

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Ludovica Ottaviani
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Ludovica Ottaviani
Ex bambina prodigio come Shirley Temple, col tempo si è guastata con la crescita e ha perso i boccoli biondi, sostituiti dall'immancabile pixie/ bob alternativo castano rossiccio. Ventiquattro anni, di cui una decina abbondanti passati a scrivere e ad imbrattare sudate carte. Collabora felicemente con Cinefilos.it dal 2011, facendo ciò che ama di più: parlare di cinema e assistere ai buffet delle anteprime. Passa senza sosta dal cinema, al teatro, alla narrativa. Logorroica, cinica ed ironica, continuerà a fare danni, almeno finché non si ritirerà su uno sperduto atollo della Florida a pescare aragoste, bere rum e fumare sigari come Hemingway, magari in compagnia di Michael Fassbender e Jake Gyllenhaal.
luomo-invisibile-recensioneL’uomo invisibile è stato realizzato per la prima volta nel 1933 grazie all’elegante regia dell’inglese James Whale e, nonostante i numerosi remake e i sequel girati nel corso degli anni, rimane comunque un vero e proprio masterpiece cinefilo nonché il migliore per quanto riguarda l’uso degli effetti speciali e l’interpretazione degli attori.