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Dopo Murder House, Asylum, Coven e Freakshow, Ryan Murphy e il canale FX tornano di nuovo a parlare dell’orrore nascosto nel DNA dell’America, nelle strade come – soprattutto – nella nostra mente. American Horror Story Hotel porta la serie di AHS alla sua quinta stagione, un traguardo importante che denota una maturità e una fanbase per nulla da sottovalutare, ma non tutto è oro colato. Coven e Freakshow si trascinano ancora adesso, alle loro spalle, errori e leggerezze che hanno fatto staccare molto di quel pubblico della prima ora, amante di un prodotto psicologico più che esplicito e brutale fine a se stesso. Al padre di Glee e a Brad Falchuk spetta dunque l’arduo compito di ritrovare la giusta carreggiata e provare ad accontentare tutti, e questo pilot 5×01 potrebbe portare buone notizie.

 
 

american_horror_story_saison_5_poster_4-2Siamo a Los Angeles, Downtown, e l’Hotel Cortez appare immediatamente oscuro e bizzarro. Nonostante l’ambientazione appartenga ai nostri giorni, l’albergo sembra incastonato in un tempo e in un luogo tutto suo, staccato dal contesto e costruito su più livelli concettuali. Il primo dettaglio degno di nota, che strizza l’occhio proprio agli spettatori fedeli a Murder House e Asylum, è la costruzione simile alle prime due stagioni: tutto avviene e accade in un posto che ha vissuto diverse epoche e decadi, che per forza di cose hanno generato echi sovrannaturali tuttora attivi e pulsanti. Sullo schermo non abbiamo altro che indizi, rimandi, puntini da unire per svelare il disegno finale al termine della stagione.

Ora però è tempo di preoccuparsi del visibile, dell’esplicito, che ha la forma dei classici stereotipi del genere – ma omaggiati e riadattati ad hoc: abbiamo uno spettrale hotel, un drive in che proietta Nosferatu e altri classici in bianco e nero, un luna park, una coppia di vampiri e diversi bimbi sperduti come sull’Isola che non c’è, tutti elementi messi insieme da una narrazione frammentata, alternata all’estremo, così come molti appassionati vogliono (e noi siamo fra quelli). Si salta da un anno all’altro, da una storia all’altra, da un personaggio all’altro in un solo, solenne HUB: la stanza 64. In Shining vi era la misteriosa 237, così come vi erano le gemelle fantasma, i tappeti ipnotici, gli ascensori fuori servizio e i ricordi del passato, ed è proprio sull’ombra di Stanley Kubrick che American Horror Story Hotel costruisce le sue fondamenta.

american horror story hotelGli appassionati della serie FX possono contare su volti familiari come Kathy Bates, Sarah Paulson, Matt Bomer, Evan Peters, e new entries del calibro di Lady Gaga, per la quale bisogna fare un plauso a chi ha condotto il casting. Sulle sue spalle la sfida di non far rimpiangere l’assenza di Jessica Lange, simbolo e icona della serie per ben quattro stagioni, e diventare il nuovo centro nevralgico degli eventi – e possiamo dire che la cantante parte in modo decisamente epico.

Vi è solo un pericolo, già corso da Coven e Freakshow, quello di ammirare personaggi con poca sostanza che si avvicendano per macellare le comparse di turno e poco altro, dunque di mettere in scena uno spettacolo senza tensione. Fortunatamente il finale, che gioca alcuni twist decisamente importanti, tenderebbe a sconfessare questa preoccupazione, confermando un ritorno alle origini.

Oltre al gore e alla violenza spicciola, che comunque sono presenti fra le pieghe più psicologiche e lynchane, i più coraggiosi leggeranno nei testi di AHS Hotel anche una feroce critica all’industria cinematografica, alla società californiana, all’America tutta. Gli Eagles che cantano Hotel California ne sono l’ennesimo segno, dopo le biondine in cerca di fortuna divorate dal sistema e l’infanzia spezzata; un dettaglio di spessore che potrebbe far guadagnare a questa nuova stagione l’appellativo di “più impegnata di sempre”. Mentre aspettiamo ulteriori conferme fate attenzione agli schizzi di sangue.

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