Split: le tante facce di James McAvoy raccontate da M. Night Shyamalan

Split

Split, l’ultimo inquietante thriller firmato dal regista M. Night Shyamalan (autore cult de Il Sesto Senso e Umbreakable), ha debuttato negli Stati Uniti lo scorso 20 Gennaio segnando un vero successo al botteghino, ed è pronto a replicare con l’uscita italiana prevista per il 26 Gennaio. Mattatore in questo thriller dalle venature horror, dove a inquietare lo spettatore è la tensione e tutto ciò che non viene mostrato – o viene solo suggerito – in un vero e proprio saggio (semi) definitivo di scrittura della suspense, è l’attore scozzese James McAvoy, affiancato da storici veterani della recitazione (un esempio, la psichiatra interpretata da Betty Buckley) e giovanissime promesse dall’indiscutibile talento (come la ventenne Anya Taylor-Joy, già protagonista del cult The Witch e di Morgan).

 

La trama di Split

McAvoy si cala con capacità da disturbante camaleonte nei panni di Kevin, un uomo che soffre di un disturbo (scientificamente definito DID, dissociative identity disorder) che lo costringe a far coesistere ben 23 personalità diverse in un unico corpo, alcune delle quali si dimostrano decisamente pericolose e pronte a tutto per prendere il controllo definitivo sulle altre. Come imparano a loro spese l’adolescente Casey – silenziosa ed irrequieta – insieme alle sue due amiche Claire e Marcia: dopo la festa di compleanno della seconda, mentre sono nell’auto del padre di Claire in attesa di tornare a casa, vengono rapite da Kevin – o dalla sua personalità maniaca del controllo, Dennis- che le porta in un rifugio sicuro e nascosto, in attesa dell’arrivo de “La Bestia”.

split recensione filmShyamalan ha dichiarato di essere stato da sempre affascinato dal disturbo della personalità multipla, detto DID, spesso confuso con la schizofrenia che in realtà è una condizione totalmente diversa rispetto all’altra. Il disturbo dissociativo dell’identità non è così comune nella vita reale, ma ha da sempre esercitato un’enorme fascinazione sull’industria dell’audiovisivo: film come Fight Club o Psycho hanno utilizzato il DID come colpo di scena clamoroso per creare suspense e sovvertire le regole della narrazione, senza ovviamente contare le implicazioni attoriali legate alla complessità, il tormento, i comportamenti estremi, i segreti e i misteri che contraddistinguono i personaggi che ne soffrono. Purtroppo, però, Hollywood – e il piccolo schermo – hanno sempre avuto la tendenza a rendere in modo banale la complessità fisiologica e contraddittoria di un simile disturbo, sfruttandone gli effetti più esteriori e “fantasmagorici”, e allontanandosi quindi dai piani del dramma o della dramedy caustica e puntando, piuttosto, sull’horror o sui thriller psicologici, che non approfondiscono però le infinite complessità di questa condizione.

Ottimi incassi per Split

Nonostante le critiche ricevute dagli ambiti medico – scientifici, Split continua però la propria scalata verso la vetta del box – office segnando un ritorno in grande stile per Shyamalan dopo una carriera caratterizzata da alti e bassi: ha, da sempre, affiancato ad alcuni successi (i già citati Il Sesto Senso, Umbreakable, ma anche l’inquietante sci – fi Signs) dei clamorosi insuccessi, da Lady in The Water ai deludenti E Venne il Giorno, L’ultimo Dominatore dell’Aria e After Earth; è riuscito a riscattare la propria carriera negli ultimi anni e solo grazie ad una drastica riduzione dei budget, come ha dimostrato con il precedente The Visit e con quest’ultima, angosciosa, analisi che ha spinto il regista – figlio di medici – ad affermare: “Volevo raccontare qualcosa che fosse dimostrato scientificamente e psicologicamente e, da questa base, procedere […] le prime due, tre teorie (a proposito del DID) sono state dimostrate, ma il successivo no, è solo una domanda. Ci credete, cosa sto suggerendo a proposito?”.

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