Paul W. S. Anderson: da amante dei videogiochi a regista di un franchise milionario

Milla Jovovich e Paul W. S. Anderson
Gage Skidmore, CC BY-SA 3.0 , via Wikimedia Commons

Paul W. S. Anderson – Ciò che lo appassiona è l’azione, sono le sequenze all’insegna dell’adrenalina, la suspense. Ciò che gli riesce meglio è tenere lo spettatore col fiato sospeso, spaventarlo e creare scenari futuribili nei quali far muovere i suoi personaggi.

 

È affascinato dal mondo dei videogiochi ed è diventato un maestro nel trasporli sul grande schermo, con operazioni che piacciono agli appassionati del genere, ma  sono in grado di avvincere anche i profani. La sua notorietà la deve principalmente proprio alla direzione di questo tipo di film. Si è fatto notare con Mortal Kombat e ha confermato la sua mano felice in Resident Evil, di cui stiamo per vedere il quinto capitolo, che uscirà a settembre negli Usa. E’ noto anche per essere il marito dell’attrice Milla Jovovich, protagonista proprio della saga di Resident Evil.

Paul W. S. Anderson, da non confondere con il regista americano Paul Thomas Anderson, è inglese ed è nato nel marzo del ’65 a Newcastle upon Tyne, già patria del fisico Peter Higgs, scopritore del famigerato bosone (nonché di Sting ed Eric Burdon degli Animals). E di scienza si occupa in un certo senso anche Anderson, aggiungendo però sempre un tocco, abbondante, di fantasia nelle sue pellicole, di cui è spesso anche sceneggiatore e produttore.

Esordisce nel lungometraggio nel 1994 con Shopping, ritratto di una gioventù sbandata, che vaga per le strade del Regno Unito in cerca di forti emozioni. Protagonista Jude Law, 22enne anche lui agli esordi, che qui interpreta Billy: un ragazzo appena uscito di galera, che non vede l’ora di rimettersi nei guai e lo fa assieme alla sua compagna d’avventura Jo/Sadie Frost, con rocamboleschi e scenografici furti. Il film è senza dubbio di grande impatto visivo, dal ritmo adrenalinico, adatto a chi ama gli inseguimenti automobilistici, i motori ruggenti e le vetrine in frantumi. Anderson è particolarmente a suo agio nel concepire e realizzare queste scene d’azione ad alto ritmo con corse a folle velocità, elementi che ritroveremo in altri suoi lavori. Qui cura anche la sceneggiatura. La pellicola incontra non poche difficoltà nelle sale cinematografiche inglesi, a causa di alcune scene particolarmente violente.

L’anno dopo, è la volta del primo adattamento cinematografico di un videogioco: Mortal Kombat, in cui la mano del regista si mostra assai abile. Il terreno delle sfide di arti marziali che coinvolgono i destini planetari sembra proprio quello adatto per mettere in luce le capacità di Anderson, che dosa abilmente effetti speciali e azione. Critiche non troppo entusiastiche, ma buoni incassi.

La stessa cosa non può dirsi per i due lavori che seguono: Punto di non ritorno (1997) e Soldier (1998). Siamo sempre in territori fantascientifici. Nel primo caso, attorno al 2050, si tratta di recuperare un’astronave. L’operazione spaziale è affidata al capitano Miller/Laurence Fishburne e allo scienziato Weir/Sam Neill. In questa miscela tra fantasy e horror, però, qualcosa non va, non sembra essere abbastanza originale e convincente. Così anche Soldier, in cui il protagonista Kurt Russell si muove sempre in uno scenario futuribile, in una società disumanizzata.

Le cose vanno decisamente meglio  quattro anni dopo, quando Anderson torna a territori a lui più congeniali, alla sua capacità di portare al cinema i videogame, con Resident Evil. Fantascienza dunque, coniugata con il cinema horror (il videogioco in questione fu il primo del genere survival horror). E se l’ispirazione del gioco ha certo a che vedere con i film popolati da zombi del regista George Romero, anche Anderson dimostra di aver ben presente la lezione del maestro dello zombie movie, non deludendo affatto le aspettative del pubblico. Protagonista del film è Milla Jovovich, nei panni dell’agente Alice, che assieme ad altri compagni, ha una missione delicatissima: mettere in sicurezza il laboratorio segreto della multinazionale farmaceutica Umbrella Corporation, detto l’Alveare, dopo che questo è stato contaminato da un misterioso virus. L’attrice, conosciuta sul set del film, diventerà la compagna di Anderson e i due avranno una figlia. Il film riceverà un’ottima accoglienza, potendo contare su un pubblico eterogeneo che apprezza la Jovovich nei panni dell’eroina e la contaminazione del videogioco con la cinematografia a base di zombi. Il secondo e il terzo capitolo della saga, che vedranno sempre la Jovovich protagonista, nel 2004 e nel 2007, saranno prodotti e sceneggiati ma non diretti da Anderson, che invece tornerà a dirigere Resident Evil: Afterlife  (2010).

Nel 2004 il regista di Newcastle si cimenta con Alien vs. Predator: ancora legami col mondo dei videogiochi (e dei fumetti), scontro tra due specie di creature aliene e umani ad assistere e cercare di salvarsi. Tra questi anche Raoul Bova. Anderson mescola fantasy, horror, suspense, azione, anche se il risultato non è all’altezza del precedente. Il 2008 invece è l’anno del ritorno all’adrenalina e alle folli corse che avevano caratterizzato anche l’esordio del regista inglese. Dirige infatti Death Race, dove a fronteggiarsi in gare automobilistiche davvero sui generis non sono delle creature aliene, ma i detenuti nelle carceri americane del futuro. Corse spettacolari, in cui si può morire, ma si può anche essere premiati con la libertà. Questo tenterà di fare il protagonista Jensen Aimes/Jason Statham, incarcerato ingiustamente. Traendo spunto da Anno 2000. La corsa della morte di Paul Bartel (1975), Anderson lo rielabora alla sua maniera. Orchestra con maestria le sequenze d’azione e dimostra ancora la sua capacità di fondere il linguaggio del grande schermo e quello del videogame in un mix spettacolare di sicuro effetto.

I tre moschettieriNel 2010, come detto, Anderson è di nuovo dietro la macchina da presa per la saga di Resident Evil, con Resident Evil: Afterlife, ma il quarto capitolo, seppure in 3D, non ripete il successo dei precedenti e anzi si rivela piuttosto stanco. Così l’anno dopo il regista cambia soggetto e porta al cinema il romanzo di Dumas I tre moschettieri, senza pretese di fedeltà allo scritto, puntando sempre sull’azione e su un’estetica da videogioco. Nel cast, oltre a Milla Jovovich nei panni di Milady, il giovanissimo Logan Lerman/D’Artagnan, Luke Evans/Aramis, Ray Stevenson/Porthos, Matthew MacFadyen/Athos e Orlando Bloom/Il duca di Buckingham.

Quest’anno, invece, Anderson è alle prese con Resident Evil: Retribution, cui tocca cercare di risollevare la saga e riportarla ai livelli degli inizi. Vedremo se il regista di Newcastle e la sua affascinante consorte, che vestirà ancora una volta i panni di Alice, vinceranno la sfida. Appuntamento nelle sale cinematografiche americane dal 14 settembre 2012 e in quelle italiane dal 12 ottobre, sempre in 3D.

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