Che venga a coronamento di una carriera o che la rilanci alle stelle, l’Oscar al Miglior Regista è ovviamente tra i premi più ambiti in assoluto visto che permette in seguito di godere di credito, notorietà, mezzi e libertà creativa senza precedenti: un’occasione importantissima per i nominati, che quest’anno sono tutti piuttosto giovani.

 

Per Boyhood, Richard Linklater opera in modo da adottare il punto di vista più consono a raccontare la naturale crescita dei protagonisti, proseguendo la storia per anni senza virtuosismi. Quasi una mano invisibile che lasci indisturbato lo spettatore nella sua identificazione, dimodoché vita e finzione si fondano il più possibile. Il fatto di aver portato avanti ciò nel corso di anni non lascerà indifferenti i giurati dell’Academy. Premiato alla regia alla Berlinale 2014, Boyhood ha già vinto tre Golden Globes tra cui Miglior Regia ed è di certo tra i nominati più quotati degli Oscar anche per questa categoria.

Proveniente anch’esso dalla scorsa Berlinale, The Gran Budapest Hotel è un film estremamente curato a livello visivo e stilistico. Wes Anderson continua imperterrito con lo stile registico di sempre, basandosi sulla sua classica messa in scena e prossemica bidimensionale e le sue panoramiche a schiaffo esasperate, in un’ossessiva ricerca della simmetria. Questa volta lo fa con un tocco registico leggermente più retrò dato il soggetto farsesco e in costume.

Con The Imitation Game, il norvegese Morten Tyldum – da film da blacklist che nessuno voleva dirigere – si ritrova a dirigere un cavallo da corsa da Oscar, per il quale riceve appunto la nomination per il Miglior Regista. Tra i candidati, The Imitation Game appare da una parte molto forte e quotato visto l’appoggio dei produttori Weinstein, ma in quanto a stile registico è in realtà il più debole di tutti, con una regia spenta e davvero piuttosto convenzionale.

Foxcatcher è forte del premio a Bennett Miller come Miglior Regista a Cannes 2014. Miller mette a punto una regia elegante e pulita senza sfociare nel clinico, dosando alla perfezione macchina fissa, leggere carrellate e macchina a spalla, onde seguire ogni fase della storia al meglio oppure scegliere deliberatamente di non seguirla, lasciando lo spettatore insieme alla macchina da presa dove non è possibile udire ciò che i personaggi dicono ma solo intuirlo.

Birdman è senza dubbi il candidato più forte della categoria. La regia di Alejandro Gonzàlez Iñarritu si può davvero definire come acrobatica visto che unisce l’uso della steadycam a una serie di lunghi piani sequenza uniti grazie all’uso del digitale. L’impressione è quella di un unico piano sequenza lungo tutto il film, il cui ritmo è dato dai movimenti cadenzatissimi degli attori e dal commento musicale di batteria jazz. Se questo non bastasse, il fatto che Birdman sia il vincitore più probabile è confermato dalla vittoria di Iñarritu come Best Director ai Directors Guild Awards, una porta pressoché spalancata per l’Oscar al Miglior Regista.

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