Alan Parker si racconta: “Non sprecate il cinema, usatelo per dire qualcosa”

Essendo una personalità piuttosto riservata, gelosa della propria privacy e con un’agguerrita verve britannica, è possibile che il suo volto dica poco al grandissimo pubblico, eppure il suo nome si cela dietro alcuni dei più famosi e importanti titoli della storia del cinema dal 1976 a oggi. Ricordate i ragazzi della High School of Performing Arts di New York darsi battaglia per la gloria in Saranno Famosi (Fame, del 1980)? Oppure il volto scavato e assente di Matthew Modine in Birdy – Le Ali della Libertà, i martelli in marcia e la follia visionaria di Pink Floyd The Wall, le fiamme e l’orrore di Mississippi Burning – Le radici dell’odio, la statuaria Madonna in Evita? Parliamo di opere che portano in calce una firma pesantissima, Sir Alan Parker, che abbiamo incontrato a Parigi in occasione dello Champs-Élysées Film Festival. Le opere che abbiamo ricordato sono solo una parte di una filmografia profondamente impressa nella memoria degli spettatori e nei manuali della settima arte, prima della fama vi sono state però numerose difficoltà e ostacoli da affrontare; prima di ogni cosa, vi è stato un piccolo film musicale interamente interpretato da ragazzi e ambientato a Chicago, in piena epoca Al Capone, Piccoli Gangsters (Bugsy Malone, 1976).

 

Una guerra fra bande di criminali combattuta a suon di torte alla crema e pistole spara-bignè, come nasce un’idea così strampalata? “Bugsy Malone è stato un grande esercizio. In Inghilterra faticavo a trovare i finanziamenti per girare un film così sono sbarcato in America, dove alla fine ho girato la quasi totalità dei miei lavori. Avevo voglia di scrivere una sceneggiatura che raccontasse in qualche modo gli Stati Uniti, così mi è sembrato divertente rileggere in chiave musicale un periodo oscuro quale fu l’era del proibizionismo. È stata una scelta pragmatica per dare il via alla mia carriera, insomma. Ironia della sorte il film ha avuto un enorme successo anche in Inghilterra e in generale in Europa. Ricordo che alla prima del film proprio qui a Parigi sbagliarono il mio nome sui manifesti fuori dal cinema, alla vista di ‘un film di Alan Piker’ mi è venuto un colpo, ho pensato ‘bene, ho finito di lavorare’. Poi però lungo la stessa strada ho letto davanti ad un altro cinema ‘un film di Alfred Hitchicock’ e mi sono tranquillizzato, evidentemente era prassi sbagliare i nomi e infatti eccomi qui, è andata bene.” Piccoli Gangsters è solo il primo di una serie di film musicali (attenzione, non musical) destinati a diventare un marchio di fabbrica di Alan Parker, seguiranno Saranno Famosi, Evita, The Commitments, Pink Floyd The Wall, film possente ispirato all’album The Wall della famosissima band inglese Pink Floyd.

“Lavorare con i Pink Floyd è stata una pura coincidenza, avevo un amico che lavorava in uno studio di registrazione che ci ha messo in contatto, dicendomi che Roger Waters aveva intenzione di realizzare un film. Ho detto subito si per produrlo insieme alla band, solo dopo mi hanno coinvolto anche alla regia. Volete sapere la verità? È stata l’esperienza più terribile della mia vita, io e Waters avevamo due caratteri dominanti quindi vi lascio immaginare quale tensione ci fosse costantemente sul set, non c’è mai stata una buona chimica. Lavorare con Madonna per Evita è stato molto, molto più facile. Esiste però una teoria secondo cui i film migliori nascono da set difficili, quindi chissà.” E di film difficili ce ne sono stati diversi nella sua carriera, pensate a girare in Mississippi e in Alabama un film come Mississippi Burning,  che rischiava di toccare tasti estremamente sensibili per la popolazione locale: “Abbiamo girato in quei luoghi trent’anni dopo i fatti raccontati nel film, quindi fortunatamente ci siamo scontrati con una realtà profondamente cambiata in meglio. Certo non sono mancati i momenti di tensione, avevamo sempre il set blindato, abbiamo persino ricevuto minacce di morte, ma come vedete siamo sopravvissuti. Abbiamo avuto di che preoccuparci anche per le riprese di Evita, lungo la strada fra l’aeroporto e l’hotel c’era tantissima gente con cartelloni minatori che recitavano ‘Andate a casa’. Poi però la stessa gente ci chiedeva gli autografi, dunque abbiamo pensato che si trattasse soltanto di cartelloni scritti molto male.”

Mississippi Burning ha un carattere estremamente educativo, un aspetto decisamente costante nell’intera produzione parkeriana: “Sono stato fortunato, ho lavorato in un’epoca in cui il cinema era un mezzo fantastico per parlare alla gente. Fred Zinnemann, che è stato un mio grande maestro, mi diceva sempre ‘Essere un regista è un privilegio, non sprecarlo mai, gira sempre film che abbiano qualcosa da dire’, è un insegnamento fondamentale. Oggi ci sono perlopiù film su supereroi, è difficile che si usi il mezzo cinematografico per impegnarsi socialmente o per trasmettere qualcosa. Sono film che si dimenticano appena si esce dalla sala, ed è un peccato immane. Non ce l’ho con le nuove tecnologie o il 3D, va tutto bene purché si abbia qualcosa da raccontare. Oggi anche la TV è diventato un mezzo importante, ci sono alcuni fra i migliori scrittori al lavoro per il piccolo schermo, ma ricordatevi che il cinema è tutta un’altra forma di comunicazione, più elevata, dobbiamo solo evitare che la prima divori la seconda.”

Dai diritti del popolo afroamericano ai ragazzi di Fame, passando per la Shoa e le fughe di mezzanotte dello studente universitario Billy Hayes, qual è il film preferito di Alan Parker? Esiste un regista che lo ha influenzato più di ogni altro? “Sono affezionato a tutti i miei lavori, non potrei rispondere con un titolo secco. Sicuramente ho ricordi meravigliosi di The Commitments, non vedevo l’ora di arrivare sul set al mattino, allo stesso modo mi porto nel cuore Birdy, Spara alla Luna è invece il mio film più intimo. Diciamo che mi piacerebbe essere ricordato per la totalità delle mie opere, non per una in particolare. Se c’è un regista che mi ha ispirato? Ken Loach, senza alcun dubbio. Anche se ho fatto un cinema molto diverso dal suo, ho sempre ammirato l’integrità del suo lavoro.” Purtroppo non vediamo nelle sale un film firmato Alan Parker dal 2003, da The Life of David Gale con Kevin Spacey e Kate Winslet, abbiamo la speranza di ammirare qualcosa di nuovo prossimamente? “Non ho molta voglia di fare ancora film, mi sto godendo la vita.” Prosit, Sir Parker.

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