Festival di Roma 2014: Kevin Costner a Roma da superstar

Kevin Costner“Scusate il ritardo, sono appena arrivato dall’aeroporto”. Ha esordito così Kevin Costner questa mattina, dopo aver tardato di qualche minuto all’incontro stampa per presentare nell’ambito del Festival di Roma 2014 il suo ultimo film, Black and White. La pasta della grande star ce l’hanno in pochi, e lui è sicuramente tra questi; sorridente, disponibile e gentile, ha continuato: “Vedere la stanza piena di giornalisti che mi aspettano mi scalda il cuore”. E scommettiamo che almeno in parte la cosa sia vera, visto che sembrava non vedere l’ora di condividere i suoi pensieri sul film che lo vede protagonista e produttore.

 

-Cosa l’ha colpita della storia del film e che consigli può dare a noi italiani che stiamo cominciando a sentire molto da vicino le problematiche razziali che il film mette in scena?

“L’argomento è molto delicato e non pretendo di avere le risposte. Credo però che la bellezza del Mondo sia nelle sue differenze; alcune delle cose più belle che mi sono capitate sono venute da persone con le quali non condividevo nemmeno la lingua che parlavamo. Il razzismo, ancora oggi, è un problema molto sentito negli USA. Per costruire il paese abbiamo importato degli schiavi, e questa è una piaga, un peccato che non potremo mai espiare, che ci porteremo dietro per sempre. Ho scelto di parlare di razzismo in questo film non attraverso la Storia, non con un racconto sul razzismo, ma con una vicenda che potesse essere attuale, che tutti possono capire e che può accadere a tutti. Ho letto la sceneggiatura e ho deciso che volevo fare questo film, ne ho parlato con mia moglie e così ci abbiamo messo anche i soldi. Gli studios non ci vedevano un guadagno, io invece penso il contrario, il film può fare anche soldi e può essere molto utile perché a me ha scaldato il cuore, e può farlo con tutti gli spettatori. Il film parla de razzismo, è drammatico, ma è anche molto divertente.”

-La sua carriera è costellata da ruoli di eroi d’azione, ma ci sono stati anche moltissimi eroi romantici. Quali ruoli preferisce? C’è una preparazione per ogni tipo di ruolo?

“L’approccio, per un attore, è sempre diverso. Non ho voluto costruirmi una carriera su un solo tipo di ruolo, anche se forse non è stata la scelta più furba. Diventare un modello di genere è forse la scelta migliore per il successo a Hollywood, in questo modo ti conoscono e sanno che film farai. A volta quando sta per uscire un mio film, qualcuno, distributori, produttori, si chiedono ‘che film avrà fatto ora?’. Io in questo modo mi sento libero di poter fare grandi e piccoli film, i film che voglio e se nessuno me li finanzia io li faccio lo stesso da sola. Nella vita ti viene offerta solo una chance e bisogna sempre coglierla.”

-Per interpretare il nonno nel film ti sei basato sulla figura di tuo nonno?

“Avevo un nonno ma il personaggio del film è prevalentemente frutto di sceneggiatura. Il mio personaggio ha perso la moglie e la figlia, e questa bambina è l’ultimo legame che ha con le due donne della sua vita. Nella vita, quando sai per cosa combattere, sai anche cosa devi fare.”

-Come concilia il lavoro da attore e quello di papà a tempo pieno avendo sette figli?

“Faccio un sacco di cose nella vita, sono musicista e attore, viaggio molto, e tutte queste cose cambiano, mentre la cosa che non cambia mai è la responsabilità di essere un padre. Sto molto a casa e quando ci sono, io porto i bambini a scuola e poi vado a riprenderli, per me è una grande gioia. Tutti mi vedono come un attore e un musicista, ma quello che non vedono è la parte di me che mi da più gioia, la mia famiglia e i miei amici. Essere famosi è una cosa strana, non è la norma. Mi da tanti privilegi, la gente è sempre gentile con me, mi mostrano il loro meglio, la parte più bella della loro città, stanotte dormirò in una bellissima stanza e apprezzo tanto tutto questo. Vengo da una famiglia modesta e quando dissi a mio padre che volevo fare l’attore, divenne molto triste perché non poteva sostenermi, per tutti i padri è importante sostenere i propri figli. Nella mia vita ho avuto più di quanto potessi mai immaginare, sono molto grato per questo. Ma mi auguro che mi crediate quando dico che ho una vita estremamente normale con la mia famiglia. Sono qui con mia figlia che ha una piccola parte nel film. La mia vita ha una parte insolita in cui parlo alla stampa, e poi una parte normale, in cui posso passeggiare per Roma con mia figlia che è diventata una bellissima donna.”

-Cosa accade nelle produzioni hollywoodiane? Come mai sempre più attori di grande fama fanno film piccoli?

“Penso che tutti a Hollywood vogliano fare l’esperienza di produrre un film. Ci sono tantissimi film e c’è uno spazio importante per i grandi film, le grandi produzioni, poi ci sono i film più piccoli, che possono essere amati dal pubblico e che magari fanno anche tanti soldi. Balla coi Lupi è costato 16 milioni, ma ne ha incassati 500. I miei grandi successi sono piccoli film.”

-Per le belle donne che fanno le attrici c’è sempre il pregiudizio che non siano poi tanto brave, vale anche per gli uomini?

“Quando vediamo una donna che qualcuno crede sia brutta in un angolo ad una festa, pensiamo che sia timida. Quando vediamo una bella donna in un angolo ad una festa, pensiamo che sia timida. Perché? Nella vita viviamo di impressioni e così è anche il razzismo. Abbiamo delle sensazioni, ma possiamo sbagliarci. Nel cinema, se sei bello e alto, alcune persone penseranno che non hai cervello; io non sono molto intelligente ma sono stato fortunato. Mia moglie è molto bella e all’inizio ero attratto da questo, ma mi sono innamorato della persona con cui ho parlato, e sono stato di nuovo molto molto fortunato.”

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