Un ragazzo d’oro: conferenza stampa del film con Sharon Stone

Un ragazzo d'oro

É stato presentato oggi alla stampa italiana Un ragazzo d’oro, la nuova pellicola di Pupi Avati che arriva a tre anni di distanza dall’ultimo Il cuore grande delle ragazze, del 2011. Grande attesa per questo nuovo lavoro del regista italiano, considerata la presenza, all’interno del cast, di una grandissima star del cinema hollywoodiano, Sharon Stone. Purtroppo, l’indimenticabile interprete di Basic Instinct non era presenta alla conferenza stampa del film, tenutasi presso la Casa del Cinema, a Roma. Grande assente anche Riccardo Scamarcio, protagonista assoluto della pellicola. Ecco quello che ci hanno raccontato dunque i presenti all’incontro, ossia Pupi Avati, le co-protagoniste Cristiana Capotondi e Giovanna Ralli, e i produttori Antonio Avati e Flavia Parnasj.

 

Come nasce l’idea di avere nel cast un’attrice come Sharon Stone? Che rapporti avete avuto sul set?

Pupi Avati: “Il nome di Sharon si é palesato nella mia mente nello stesso istante in cui ho scritto il personaggio di Ludovica. Volevo un’attrice sicuramente intelligente ma allo stesso tempo affascinante. Al di lá delle capacitá interpretative, ci sono poche attrici che possono essere considerate delle icone al pari di Sharon Stone. Tutti conoscono Sharon Stone. Quando ho parlato di quest’idea a mio fratello, mi ha subito etichettato come pazzo. Alla fine, dopo un iter piuttosto difficile, sono riuscito ad averla. Avere Sharon Stone è un’impresa quasi impossibile, ma io ce l’ho fatta”.

Antonio Avati: “Il rapporto con Sharon Stone é stato un rapporto molto particolare, ma forse comune se si pensa alle grandi attrici hollywoodiane. Ha avuto un atteggiamento spesso ambivalente. All’inizio é stata piú modesta e remessiva, poi ha cominciato a diventare piú capricciosa. L’ultimo giorno di riprese con Sharon é stato davvero drammatico, ma fortunatamente tutto si é poi risolto per il meglio”.

Nel film c’é una scena in cui Sharon accavalla le gambe. Si tratta di un omaggio?

Pupi Avati: “Mentre giravamo quella scena, io continuavo a dire a Sharon “Lo sai che tu sei la Stone perché hai accavallato le gambe?”. Nell’immaginario collettivo, Sharon Stone é associata a quella scena. Lei ha saputo giocarci con estrema disinvoltura. É sempre stata autoironica sulla questione”.

Come mai il tema del rapporto padre-figlio é cosí importante per te?

Pupi Avati: “Quest’interesse é sicuramente dovuto al fatto di non aver avuto un padre. Credo che non ci sia nessuno piú presente di chi é in realtá assente. Piú crescevo e piú questa mancanza influenzava la mia vita. Penso che quella di Un ragazzo d’oro sia una delle storie piú belle che si possano imaginare; soprattutto, il personaggio di Riccardo Scamarcio penso sia uno dei figli piú belli che si possano volere. Un figlio che sostanzialmente dona la sua salute mentale al risarcimento di una figura paterna che non ce l’ha fatta. Il rapporto tra un padre e un figlio non é mai facile”.

Ci lavoreresti ancora con Sharon Stone?

Pupi Avati: “Credo che ci lavorerei meglio. Adesso che l’ho conosciuta, e sapendo di essere sempre e comunque esposto ad un altissimo rischio, sicuramente mi comporterei in maniera diversa”.

Com’é stato lavorare con Pupi Avati dopo anni di straordinaria carriera?

Giovanna Ralli: “Erano anni che desideravo lavorare con Pupi. É stata un’esperienza nuova, che mi ha fatto provare delle emozioni mai provate prima. Credo che Pupi sia un regista di estrema sensibilitá. Riesce a tirarti fuori delle cose straordinarie”.

Crede che la follia, o comunque uno stato mentale alterato , sia fortemente collegata alla creativitá?

Pupi Avati: “Sí, assolutamente. Solo chi soffre di un disturbo psicologico, indipendentemente dalla sua natura, ha davvero il coraggio di uscire dagli schermi e ribellarsi a certi comportamenti omologati”.

Che cosa hai appreso dall’industria cinematografica hollywoodiana, rappresentata da Sharon Stone, e dal modo tipicamente italiano di lavorare di Pupi Avati?

Cristiana Capotondi: “Da Sharon Stone ho imparato l’intelligenza nel gestire la propria bellezza. La bellezza é un dono della natura, ma saperla usare in modo intelligente non é da tutte. Da questo punto di vista credo che sia una donna di grande intelligenza. Sa perfettamente come gestire la sua seduttivitá. Per quanto riguarda Pupi, era da sempre che volevo lavorare con lui. É un regista che, attraverso tutta una serie di dettagli e sfumature, ti mette nella condizione di interpretare il tuo personaggio al meglio”.

Qual é il personaggio del film con il quale ti identifichi di piú?

Pupi Avati: “Sicuramente Ettore. Il fatto di non poter risolvere con la sintesi cinematografica tutta la mia vita, é una cosa che mi fa assomigliare a quel personaggio. Vivo perennemente l’ebrezza del fallimento e nonostante la mia produzione, ho ancora la sensazione di non aver fatto il film dela mia vita”.

Un ragazzo d’oro verrá distribuito in oltre 300 copie a partire dal 18 settembre.

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