Siamo seduti ad un enorme tavolo bianco, con due bottiglie di acqua fredda posate nel centro e sei bicchieri rossi capovolti. Alla nostra sinistra la Laguna, che brilla sotto il sole del primo pomeriggio, mentre tiene al riparo Venezia, tanto vicina da poterla quasi toccare allungando una mano. Nonostante le sedie vuote, accarezzate solo dalla tovaglia cascante, possano far intendere l’attesa di chissà quale brigata, aspettiamo in realtà soltanto Pilou Asbæk, un ragazzone alto, sorridente, dai capelli rossi e dalla folta barba ispida conosciuto per I Borgia, Lucy di Luc Besson. Tutto d’un pezzo in superficie ma semplice e incredibilmente umile nell’animo, che ci saluta con una calorosa stretta di mano e un “ooooh niiice to meeeet youuu” più che amichevole, come fossimo compagni di vecchie avventure. Ma cosa ci fa un danese doc, classe 1982, al Lido di Venezia? Accompagna il nuovo film di Tobias Lindholm A War, selezionato alla 72a Mostra del Cinema nella solenne sezione Orizzonti, del quale è protagonista assoluto. Claus Michael Pedersen è un soldato impegnato nella complicata guerra in Afghanistan, sul campo, a causa della quale ha dovuto lasciare in Danimarca tutta la sua famiglia, una moglie e tre figli. Un pensiero costante, doloroso, soprattutto quando la missione di guerra si fa davvero pericolosa e si sfidano faccia a faccia le pallottole, e si è costretti a scegliere tra fare di tutto per salvare i propri commilitoni o provare a tornare sano e salvo a casa.

 

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“Il conflitto in Afghanistan è stato molto duro, ovviamente non si è riflesso quotidianamente con la vita quotidiana delle persone in Danimarca, ma per alcune famiglie come quella del film è stato un vero incubo. Credo che sia proprio questo il punto forte di tutto il progetto, il mostrare le difficoltà che questi soldati hanno lasciato a casa, più che sul campo. Chi resta a casa deve svolgere le sue normali mansioni come nulla fosse, deve lavorare come ha sempre fatto, i bambini hanno la scuola, ed è terribile. Credo che la storia sia molto molto realistica, persino i soldati che hanno partecipato alle riprese erano autentici.” Se veri soldati hanno partecipato alle riprese del film, immaginiamo che anche per la preparazione del ruolo tu li abbia frequentati sul serio? “Assolutamente, sono stato tre mesi in un vero campo di addestramento militare prima di girare, prendo davvero a cuore il lavoro e questa era un’esperienza necessaria. Se punti ad un’ottima interpretazione devi andare all in, devi prepararti e fare anche cose del genere. Mi sono allenato duramente perché avevo da impersonare un soldato con 15-20 anni di esperienza, dovevo farlo.”

Oltre il suddetti A War, un’altra grande avventura aspetta Pilou Asbæk a breve, parliamo di Game of Thrones, la serie TV firmata HBO campione di spettatori da cinque stagioni. Il suo è un debutto assoluto, poiché è proprio nella season six che Euron Greyjoy fa la sua prima comparsa. “Esatto, sarò Euron Greyjoy in Game of Thrones 6, mi avete beccato (ride) ed è un’occasione incredibile per me, sono così grato a chi mi ha scelto. Non posso dire niente però sul personaggio, ho firmato un contratto in cui prometto solennemente di non fare spoiler sulla serie dunque posso limitarmi a confermare il ruolo. Quando l’ho saputo non stavo più in me, ho urlato, sono un grande fan e ho visto tutto di Game of Thrones, ogni singola scena. È meraviglioso.” Abbiamo dunque una guerra reale contro una guerra fantastica, l’Afghanistan contro i Sette Regni, quanto è diverso lavorare per la TV rispetto al grande schermo? “Sono due mondi molto diversi, anche se tante cose coincidono. Devi in entrambi i casi raccontare una storia, le differenze sono praticamente tutte relative al tempo. In TV hai dieci, dodici ore per sviluppare il plot del tuo personaggio, puoi lavorare con più calma, come correre una maratona; al cinema invece è tutto compresso in due ore, come correre i cento metri. Se preferisco essere un maratoneta o un centometrista? La prima, decisamente, adoro lavorare per la TV e adoro viaggiare.”

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Se adori viaggiare allora sicuramente amerai l’Italia… “Guardate dove siamo, amo Venezia e amo questo Paese. Inoltre la madre di mia moglie ha una casa nel Lazio, a quaranta minuti di treno a sud di Roma, e l’ultimo Natale l’ho passato proprio nella capitale italiana. Ho letteralmente adorato passare del tempo lì. Inoltre ho da poco girato il pilot di Ben Hur proprio a Cinecittà, negli stessi studi di Fellini, e ho vissuto a Trastevere, un quartiere meraviglioso. Anche il cinema italiano è grandioso, avete un artista come Paolo Sorrentino che è un autore enorme, un vero regista, La Grande Bellezza e Youth sono incredibili. Anche Gomorra di Matteo Garrone è un film immenso, proprio il genere che piace a me. Tornando ai viaggi, amo girare il mondo in generale, infatti fra i miei prossimi progetti c’è una vacanza con la mia famiglia, niente lavoro per un po’. Torno in Danimarca, ne ho bisogno, proprio come il mio personaggio in A War mi godo poco la mia casa, i miei familiari, è arrivato il momento di rimediare.”

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