Barbecue recensione del film con Lambert Wilson

Barbecue 3 Un gruppo affiatato di amici può riuscire a restare unito anche dopo vent’anni di assidua frequentazione: vacanze, pranzi, cene e ovviamente, barbecue? E poi, come fare i conti col tempo che passa? La vita inizia o può finire a cinquant’anni? Antoine (Lambert Wilson) se lo chiede quando un infarto cambia la sua prospettiva sulle cose. E pensa sia arrivato il momento di trasformare la sua vita sana ed equilibrata, ma noiosa, in qualcosa di più soddisfacente, a cominciare dal cibo e dal rapporto con gli amici di sempre.

 

Barbecue, la nuova commedia corale di Éric Lavaine, da lui sceneggiata assieme a Hector Cabello Reyes, ha buone potenzialità, ma non le sfrutta pienamente. In genere, se il gruppo è abbastanza eterogeneo, i personaggi originali e le caratterizzazioni efficaci, il successo è vicino. Ma in questo caso, qui cominciano i primi scricchiolii: c’è il fusto del gruppo (Antoine), sposato con il chirurgo Véronique; c’è l’ingenuo Jean-Michel; c’è l’ossessionante Yves con sua moglie Laure, paziente anche se ogni tanto le saltano i nervi; c’è Laurent nei guai da aiutare; c’è la coppia di separati in perenne litigio. Quest’ultima, però, è tra le poche caratterizzazioni veramente riuscite: Baptiste e Olivia sono personaggi freschi e vitali (grazie agli interpreti Frank Dubosc e Florence Foresti), anche se la loro vicenda non è originale. Gli altri appaiono penalizzati da una sceneggiatura piatta, che il cast s’impegna per risollevare, senza molta fortuna. Il cambio di vita del protagonista, ad esempio, è più meccanico che uno stravolgimento autentico, è basato su una contrapposizione stereotipata – sano/insano, noioso/godereccio – e allo spettatore non sarà difficile capire come finirà. Due figure femminili sono quasi inesistenti (Véronique e Nathalie), mentre le figure maschili di Yves, Jean-Michel e Laurent hanno un unico aspetto e risultano ripetitive. BarbecueIl meccanismo generale del film, che riguarda il gruppo nel suo complesso, è quello della rottura di un equilibrio e della sua ricomposizione, ma finisce per essere uno schematismo. È classico, ma senza quella vitalità e originalità che servono a dargli nuova vita.

Non è facile rendere davvero coinvolgente una commedia in cui tutto o quasi, avviene attorno a un tavolo, cucinando o mangiando, in cui si inscena il quotidiano e si parla di minuzie. Qui manca soprattutto l’abilità di scrittura necessaria per dare spessore e sapidità.

Il film resta in superficie, riuscendo se non altro a dare un’ora e mezza di pura spensieratezza estiva a chi ama lo scenario di una caratteristica villa immersa nel verde, il cibo e le tavolate, i plot consolatori e il trionfo dei valori tradizionali, primo fra tutti quello dell’amicizia. Chi vuole divertirsi, però, dovrà accontentarsi di qualche risata qua e là, di una commedia davvero brillante solo a tratti. Al cinema dall’11 settembre.

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