7.19am è stato presentato all’undicesima edizione della Festa del Cinema di Roma nella Selezione Ufficiale.

 

7-19am

Città del Messico, 19 settembre 1985. Primo mattino: in un edificio governativo, tutti i dipendenti vengono convocati per una riunione straordinaria. Mentre prendono posto, improvvisamente un violento terremoto li seppellisce sotto nove strati di cemento e lamiere contorte. Bloccati tra le macerie del palazzo, i pochi sopravvissuti, tra cui Martin, il guardiano notturno, e Fernando, alto funzionario dello stato, sono lasciati soli nell’oscurità, aggrappati alle loro vite e in disperata attesa di aiuto.

Jorge Michel Grau porta sullo schermo non solo una storia vera, ma anche un’enorme tragedia che lo stesso ha vissuto indirettamente. All’epoca del Terremoto del Messico del 1985, Grau aveva appena 12 anni:  il regista messicano si serve quindi dei suoi personalissimi ricordi per ricostruire una drammatica vicenda dal punto di vista dei protagonisti, utilizzando quindi uno sguardo profondamente umano e conducendo lo spettatore all’interno dell’incubo che li vede coinvolti con fare insidioso, proprio lì, fra le centinaia di tonnellate di macerie dov’è sepolta la “voce della sopravvivenza”.

7.19am recensione del film con Demián Bichir

Grau sceglie volutamente di mostrarci fisicamente solo due dei personaggi al centro della vicenda (tra cui un meraviglioso Demián Bichir, “Il Messicano” di The Hateful Eight), e di affidare le restanti interpretazioni alle sole voci dei personaggi, lasciando quindi che siano queste a raccontare la tragedia, attraverso angosce e paure, ma anche pensieri, stati d’animo, ideologie.

L’aspetto tragico della vicenda (perfettamente veicolato dalla scelta di rappresentare i primissimi attimi dopo il terremoto in 1:1, che inevitabilmente diventa il formato più adatto per descrivere claustrofobia e disperazione), lascia quindi spazio all’aspetto umano: il formato ritorna al canonico 16:9, l’inquietudine sembra estendersi, i sopravvissuti si confrontano e discutono, mentre attendono con speranza di conoscere il proprio destino, come in un limbo.

7-19am

In 96 minuti, Jorge Michel Grau ci trasporta nell’oblio e nell’oscurità, scardinando le regole della messa in scena e mettendo a dura prova la resistenza dello spettatore, per riportare alla memoria la più grande tragedia che ha colpito il Messico, all’epoca un paese – come dimostra anche l’avvilente finale – che non era pronto a fronteggiare calamità di questo genere.

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