L’insanità mentale arriva al Festival di Roma 2014 con il gotico Stonehearts Asylum, nella sezione Mondo Genere, per la regia di Brad Anderson con Jim Sturgess, Kate Beckinsale, Ben Kinglsey, Michael Caine, Brendan Gleeson e David Thewlis.

 

In Stonehearts Asylum il giovane apprendista medico Edward Newgate (Jim Sturgess) , giunge in un gelida mattina di fine secolo alle porte dello Stonehearts Asylum, una struttura psichiatrica avvolta nella nebbia della brughiera inglese. Pronto ad apprendere dal Dottor Lamb (Ben Kingsley) , Edward scopre che lo Stonehearts non è un manicomio come gli altri: i pazienti non sono sedati, né rinchiusi, e non vengono praticate le tecniche “medievali” per trattare la loro insanità mentale, cosa che invece faceva il suo predecessore Dottor Salt (Michael Caine). Tra di loro c’è Eliza Graves (Kate Beckinsale) , una giovane bellissima donna affetta da violenta isteria, che da subito attira le attenzioni del giovane medico. Ma quello che sembra un istituto all’avanguardia, dove il paziente non viene “torturato” a scopi medici, presto si rivelerà a gli occhi di Newgate ben altro.

Stonehearts Asylum

Brad Anderson esplora liberamente sul grande schermo un racconto breve di Edgar Allan Poe ( Il Sistema del Dottor Catrame e del Professor Piuma), riuscendo a riunire in un solo film tanti dei temi da lui affrontati in passato. Etichettare Stonehearts Asylum con un solo genere non sarebbe giusto, c’è dell’horror (ma molto soft), è sicuramente un dramma e una storia d’amore gotica, e non mancano gli enigmi avvincenti del thriller. Come è impossibile inquadrare Stoneharts Asylum, è anche impossibile capire tutti i personaggi da subito. Ognuno nasconde qualcosa, una storia, un passato, un identità, la vera natura, diversa da quello che mostra, ed è proprio questo il bello del film, che sorprende con twist inaspettati.

Anderson infine riunisce un cast eccezionale, dai giovani protagonisti, Jim Sturgess e Kate Beckinsale, di cui lei perfetta nei panni ottocenteschi di Eliza e il vero tormento che traspare dai suoi occhi. Fino ai grandissimi, per bravura, Ben Kingsley, Michael Caine e David Thewlis, difficile da vedere nei panni dell’ombroso custode del manicomio. Un film che, malgrado le premesse, lascia quasi il sorriso sulla bocca.

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