Street Dance 3D: recensione

Street Dance 3D film recensione

Arriva al cinema distribuito da Eagle Pictures, Street Dance 3D, il film diretto da Max Giwa, Dania Pasquini e con protagonisti Nichola Burley, Ukweli Roach, Charlotte Rampling.

 

In Street Dance 3D Carly (Nichola Burley), una ballerina di strada che di giorno prepara panini, è innamorata di Jay (Ukweli Roach) insieme al quale fa parte di un gruppo di streetdancer che lavora duramente per arrivare alla finale del campionato UK Street Dance Championship. Quando Jay lascia Carly tocca a lei prendere le redini della compagnia, compito non facile vista la diffidenza e la poca collaborazione di alcuni membri a cui si aggiunge la perdita dello spazio in cui si svolgevano le prove. Un giorno Carly capita per una consegna alla lussuosa Ballet Academy dove incontra l’istruttrice di danza classica Helena (Charlotte Rampling) che, colpita dalla passione e dalla tenacia di Carly, le propone di esercitarsi nello studio dell’accademia in cambio di una collaborazione con i suoi ballerini che di passione ne hanno davvero poca. Inizialmente incredula la ragazza accetta ma la cooperazione fra due universi culturali così diversi non sarà per nulla facile.

Dopo Step Up 3D arriva sugli schermi il primo live action completamente realizzato in 3D tutto inglese, Street Dance 3D girato dai registi di videoclip Max Giwa e Dania Pasquini che lavorano insieme da oltre dieci anni e che hanno collaborato con artisti come Oasis, Sophie Ellis Brextor, Girls Around, Westlife, Craig David e Lee Ryan. Sceneggiato dalla debuttante Jane English che aveva scritto alcune parti per la serie televisiva Sugar Rush, Step Up 3D rientra a pieno titolo in quel filone danzereccio di strada che da Footloose in poi è partito senza mai più fermarsi e che si è sempre nutrito a piene mani di effetti speciali e nuove tecnologie. Nella maggior parte dei casi il problema di tal genere sussiste proprio nella costruzione dei personaggi e nella scrittura che vengono, si potrebbe quasi dire, volontariamente trascurati e ridotti a stereotipi per esaltare invece l’elemento spettacolare.

Sarebbe inutile perciò accanirsi su quanto possano essere scontati e ridicoli i personaggi e i dialoghi di Step Up 3D, su quanto i soliti poveri ragazzi squattrinati grazie a talento amore e passione riescano alla fine a dimostrare quanto possano valere, perché se un merito ce l’ha questa pellicola è proprio quello di esserne in parte consapevole e di puntare tutto, ma proprio tutto, sulle sessioni di ballo che occupano la stragrande maggioranza del film. Forse ci si sarebbe potuto aspettare di più dall’incontro scontro fra la danza classica e quella street, ciò non toglie che la combinazione fra spettacolari coreografie, regia ritmica, musica e 3D riesca a catturare bene l’attenzione e a trasformare lo schermo in un palco a tutti gli effetti ribadendo la natura di puro prodotto di intrattenimento, l’unica che una pellicola simile possa avere anche sfoderando in campo attrici come Charlotte Rampling.

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