Super 8: recensione del film di JJ Abrams

Super 8

Nell’estate del 1979, un gruppo di amici in una piccola cittadina dell’Ohio è testimone di un incidente ferroviario mentre sta girando un film in Super 8 nei pressi del luogo del disastro. Subito i ragazzi sospettano che l’incidente non sia stato tale e, subito dopo, strane sparizioni e misteriosi eventi iniziano ad avere luogo nella loro città. Lo sceriffo cercherà di vederci chiaro, scoprendo qualcosa di molto più spaventoso di quanto non avessero osato immaginare.

 

L’aspettativa che ha accompagnato Super 8 ne ha fatto senza ombra di dubbio uno dei titoli più attesi dell’estate cinematografica (Americana) del 2011. C’è una forza impressionante dietro a questa operazione, lo si percepiva sin dalle battute iniziali e ancora di più la si apprende guardando il film.

Un sentimento profondo, ingenuo e leale nei confronti del cinema e nella voglia di far cinema che caratterizza ogni giovane ragazzo che sogna di poter un giorno raccontare attraverso le immagini le sue fantasie, le sue paure, le sue incertezze. Sin da subito la dichiarazione d’intenti di J.J. Abrams era apparsa molto chiara: realizzare un’opera su di sé e sul cinema che da bambino lo aveva affascinato. Quel cinema di ragazzi desiderosi di avventurarsi fra i mille problemi di un’adolescenza difficile da affrontare dove il senso di comunità, del lavoro,dell’amore e della famiglia vengono messi alla prova da eventi straordinari, spaventosi e fantastici: tradotto in una parola la straordinaria visione spielberghiana del mondo.

E il film di J.J. Abrams ci riesce in pieno. Il regista è abile a cogliere l’essenza di quel modo di raccontare, di quel modo di guardare al mondo con occhi diversi.

Ma non è solo quello. Forse il merito più grande del film è quello di sapersi esprimere anche in maniere molto personale senza dover rinunciare all’idea di fondo. Per quanto la storia e le dinamiche dei personaggio rispecchino in pieno l’epoca spielberghiana, allo stesso tempo Abrams riesce nell’intento di fornire una propria e personale identità alla pellicola.

Gli omaggi di partenza sono si film come E.T. e Incontri ravvicinati del terzo tipo, ma ben presto i vari riferimenti si allargano ad un universo che coinvolge direttamente il regista, quindi sarà la volta di un’idea di cinema che abbiamo già visto in pellicole come Cloverfield o in serie televisive quali Lost e Fringe, che fanno parte del repertorio di Abrams, contaminando il film di varie anime come in precedenza aveva fatto in maniera impeccabile con Star Trek.

Super 8Forse uno dei limiti del film è proprio questo: non riuscire in pieno a trovare quella sintesi perfetta che J.J. Abrams ci ha abituati a vedere sullo schermo. Quella sorta di equilibrio che bilancia tutto il film fra  momenti comici, tristi, romantici e spaventosi, rendendolo una narrazione contaminata ma ben delineata.

A parte questo piccolo neo Super 8 risulta essere di grande fattura sotto tutti i punti di vista. Partendo dalle musiche di Michael Giacchino, alle scenografie, ai costumi, finendo agli attori, su tutti la talentuosa Elle Fanning. Super 8 non fa altro che regalarci un bel film nostalgico, confermando il grande talento di J.J. Abrams, a detta di molti tra i più bravi giovani “menestrelli”  di  Hollywood.

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