Tutte contro lui: recensione del film con Cameron Diaz

Tutte contro lui

Nel corso della sua carriera Nick Cassavetes è stato spesso definito un regista senza personalità, incapace di trovare una propria strada. Allontanandoci da questa definizione insufficiente a descrivere la mano dietro pellicole quali Le pagine della nostra vita e Alpha Dog, bisogna invece etichettare – con profondo rammarico – Tutte contro lui, nonostante l’ottimo successo al box office americano (vedremo come andrà in Italia a partire dal 19 Giugno), come la prima vera nota stonata nella filmografia del figlio del grande John e della leggendaria Gena Rowlands.

 

In Tutte contro lui dopo aver scoperto che il suo fidanzato è sposato, Carly (Cameron Diaz) cerca di rimettere insieme i pezzi di una vita in disfacimento. Quando incontra per caso Kate, la moglie tradita (Leslie Mann), si rende conto di quante cose hanno in comune e così, quella che doveva essere sua nemica, diventa la sua più grande amica. Nel momento in cui si viene a conoscenza di Amber (Kate Upton), un’ulteriore amante, tutte e tre le donne si alleano per vendicarsi contro lui (Nikolaj Coster-Waldau), tre volte traditore e tre volte bugiardo.

Il difetto più grande di questa commedia dagli eccessivi slanci sentimentali non sono tanto i suoi temi, per nulla originali, affrontati fino alla nausea, che inducono a chiedersi quale tipologia di pubblico possa ancora essere interessato a questo tipo di storie. Il problema più grande di The Other Woman (questo il titolo originale) risiede in una sceneggiatura, firmata da Melissa Stack, incerta e sconclusionata, che sembra volersi allontanare dai tipici canoni della commedia americana per abbracciare (vagamente) le forme del dramma e spingere lo spettatore a chissà quali profonde riflessioni. Il risultato finale è ai limiti del disastroso, perché il film non funziona nè in un senso nè nell’altro.

L’unica nota positiva di questa storia sul tradimento, sulla vendetta e sull’amicizia inaspettata sono le interpreti: Cameron Diaz, regina incontrastata del genere (che si riunisce con Cassavetes dopo La custode di mia sorella), ha l’incredibile capacità di riproporre quasi sempre lo stesso personaggio e riuscire a non stancare mai, sorretta questa volta da una bravissima Leslie Mann perennemente sull’orlo di una crisi di nervi. Decisamente inutile il personaggio di Kate Upton, la terza bionda, una sorta di riempitivo che dilata il ritmo del racconto e porta la pellicola a durare più di quanto dovrebbe.

Tutte contro lui si rivela, purtroppo, una totale delusione. Una commedia convenzionale fin troppo pasticciata nella scrittura, con un trio di attrici non aiutate dal contesto in cui si muovono, che spesso, invece di avvantaggiarle, le penalizza. Nota di merito alla cantante Nicki Minaj e ai suoi repentini cambi di acconciatura… e qui, probabilmente, abbiamo davvero detto tutto.

- Pubblicità -