Viggo Mortensen torna al cinema con Loin des Hommes a raccontare una storia che attraverso il linguaggio del western ci porta nei desertici altipiani dell’Algeria durante la guerra tra gli anni ’50 e ’60.

 

In Loin des Hommes si racconta la storia di Daru, un professore francese (Mortensen) con un passato nell’esercito, che si rifugia nella parte interna della regione africana per insegnare il francese ai bambini del luogo. Nella sua placida routine quotidiana irrompe Mohamed (Reda Kateb), un omicida che gli viene affidato perché lui lo consegni all’esercito francese, che lo processerà e, inevitabilmente, lo condannerà a morte. Daru è restio, non vuole consegnare un uomo ad un destino di morte certa, ma il suo prigioniero sembra volersi assoggettare con docilità al suo destino. Comincia così un viaggio attraverso gli altipiani dell’Algeria, durante il quale i due uomini si conosceranno e cominceranno a fidarsi l’uno dell’altro.

Il regista David Oelhoffen trae ispirazione da L’Ospite di Camus e racconta una storia dai toni dilatati, che non manca di momenti toccanti e addirittura (in casi sparuti) divertenti, che permettono allo spettatore di fare amicizia con la storia, così come succede, gradualmente, ai due protagonisti. In alcuni momenti però Loin des Hommes si affossa su ritmi estremamente dilatati, che pur rendendo giustizia al paesaggio e alla fotografia, non giovano alla narrazione.

Splendente mattatore dell’intera storia è Viggo Mortensen, che recita in perfetto francese (concedendosi anche qualche parola di spagnolo e arabo) e regala al pubblico l’ennesima magica interpretazione.

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