Wild Bill recensione film

A metà strada tra Ken Loach e una commedia famigliare dai toni grotteschi, Wild Bill di Dexter Fletcher ha chiuso la sezione “Occhio sul mondo” del Festival Internazionale del film di Roma con una vera e propria standing ovation.

 

In Wild Bill in libertà vigilata, dopo otto anni di carcere, Bill Hayward torna a casa, in un difficile quartiere dell’East End di Londra dove violenza, droga e bullismo sono all’ordine del giorno, e qui ritrova i due figli, Dean di quindici anni, e Jimmy di undici, abbandonati dalla madre e determinati a cavarsela da soli. Bill, restio a ricoprire il ruolo di padre, vorrebbe trasferirsi da solo in Scozia ma si ritrova costretto ad occuparsi dei suoi due ragazzi per non farli finire nell’inferno dei servizi sociali. Impaurito ed immaturo tanto quanto i suoi figli, il selvaggio Bill affronta un difficile percorso di redenzione e crescita.

Wild Bill, il film

La protagonista di Wild Bill è la città, o meglio i sobborghi di una metropoli dove solitudine ed emarginazione si mescolano creando architetture fredde e inospitali. East London, in questo caso, con i suoi quartieri degradati, il cemento armato, visto come cappa dalla quale non può decollare alcun tipo di aspirazione, riduce tutto in un grumo di malessere e smog. Ma il regista Dexter Fletcher non è Loach, e non che questo sia per forza un male. Anzi il suo punto di vista, per niente scontato o banale, getta una nuova luce sul cinema inglese.

La storia prende il via quando Bill Hayward (Charlie Creed-Miles) viene rilasciato di prigione con la condizionale. Alle spalle, un passato di delinquenza che gli ha regalato il nome di “Wild Bill”. Tornando ritrova i suoi due figli di quindici e undici anni Dean e Jimmy (Will Poulter e Sammy Williams), abbandonati dalla madre che è scappata in Spagna con la sua nuova fiamma. Deciso all’inizio a rimanere solo finché i servizi sociali si saranno convinti a non dare in affidamento i ragazzi, Bill pian piano ritrova l’orgoglio perduto e impara, a tentoni e con molte gaffe, a fare il padre. E i figli che prima lo odiavano o lo trattavano con indifferenza cominciano ad apprezzare l’idea di avere di nuovo in casa una figura di riferimento che si prenda cura di loro. Ma i vecchi compari di Bill (tra cui Andy Serkis) vorrebbero che lasciasse la città, e il piccolo Jimmy rischia di venir risucchiato dal mondo che il suo vecchio desidera lasciarsi alle spalle.

Da questo connubio tra cinema sociale di ambiente working class, tipicamente britannico, e una storia tutta famigliare commovente e toccante nasce un film molto godibile che non sprofonda mai nel dramma tout court, ma lascia aperto non solo uno spiraglio di ottimismo ma che non rinuncia neanche ad uno sguardo ironico sulla vita. Ricominciare è possibile, e non a caso Dean lavora in un cantiere per la costruzione di un velodromo. Particolarmente eccezionali Creed-Miles e Poulter che riescono a rendere perfettamente il risveglio morale e umano di Bill soprattutto attraverso i loro occhi, prima spenti e disillusi poi teneri ed emozionati. Una distribuzione italiana non dovrebbe farsi attendere.

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