Falene: recensione del film di Andrès A. Arce

Falene

Falene è il film del 2009 diretto da Andrès A. Arce con protagonsiti Totò Onnis e Paolo Sassanelli e racconta la storia di due uomini sui quarant’anni si incontrano al porto, aspettano qualcuno con il quale hanno un conto in sospeso. Ma la loro intenzione non è di saldare i conto, ma di truffare il terzo e fuggire.

 

Falene, il film

Il tono tragicamente comico dei loro discorsi ci racconta molte cose delle loro vite. L’epilogo, inatteso eppure inevitabile, lascia spezza i loro sogni e li restituisce alla tragedia. Totò Onnis e Paolo Sassanelli sono gli interpreti di questo dramma filmato, o commedia noir, che dir si voglia, dal titolo evocativo, Falene, scritto per il teatro dall’ischitano Andrej Longo e diretto per il cinema da Andrès A. Arce.

Il film, una lunga sequenza parlata, ci porta nella testa di una coppia di amici, probabilmente molto legati sin dall’infanzia, rappresentano quella la coppia comica per eccellenza: il primo, preparato, elegante, sedicente colto, che perde totalmente il contatto con la realtà, si fregia di esperienze che non ha mai vissuto e assume il ruolo di guida del duetto senza essere contestato; il secondo semplice, impacciato, rozzo e succube di una decisione che condivide solo per condiscendenza nei confronti del più carismatico amico, ma allo stesso tempo molto più concreto, diretto, realista. Il dialetto barese, a tratti tanto stretto da risultare incomprensibile, smorza la drammaticità dei caratteri e della situazione, dando un tocco di comicità ad un’atmosfera altrimenti cupa, immobile, da noir.

Falene è un pregevole esperimento cinematografico, definito un progetto in divenire dallo stesso Sassanelli che ne loda principalmente la passione. Questo dunque l’elemento principale alla base di Falene, che uscirà in un circuito d’essay, ma che ha fatto parlare molto bene di se in diversi Festival Europei. Il concept è stato tratto da un fatto di cronaca, che ha generato una storia e uno scritto teatrale prima in italiano e poi in napoletano. Infine si è arrivati al film, in un unico ambiente, con soli due attori, con tantissimi dialoghi e girato interamente in un unico piano sequenza, movimentato poi dal dinamico montaggio del premio Oscar Gabriella Cristiani (L’Ultimo Imperatore).

Il finale pecca un po’ di un eccesso di movimento, soprattutto considerando il fatto che si tratta di un movimento finto, ottenuto da split screen invasivi, che interrompono il ritmo della narrazione e che sicuramente non aggiungono nulla al già ottimo lavoro di messa in quadro della prima parte del lavoro. Esilaranti e crudeli, i due protagonisti si cimentano in ogni tipo di discorso e argomento, dal più basso al più alto, passando per lirica, psicologia e poesia, senza mai, nemmeno per una volta, smettere di prendersi sul serio, nella maniera più comica che possa esistere, quella involontaria.

Falene però presenta anche grossi limiti, in corrispondenza con i suoi punti forti. Se da un lato l’unità di spazio e tempo rende interessante il lavoro, dall’altro rischia di annoiare, costruendosi su una lunga serie di battute che rimbalzano da una parte all’altra come in un lungo flusso di coscienza, senza senso e senza scopo. La struttura teatrale di Falene viene anche ribadita concettualmente dall’attesa, quasi beckettiana, dei due protagonisti, attesa che si rivelerà molto diversa, poiché in effetti alla fine qualcuno arriva a trasformare il sogno in realtà. Che poi sia una realtà triste o lieta, sta allo spettatore scoprirlo.

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