Il Console Italiano: recensione del film

Il console italiano

Per la regia di Antonio Falduto, Il console italiano è un film indipendente che affronta in modo ambizioso l’annoso ma sottovalutato dramma del traffico di donne africane. E’ l’Africa, insieme a Giuliana De Sio, la protagonista di un film italiano, ma dal sapore decisamente internazionale che vede l’ambiente africano invadere prepotentemente lo schermo e fare da sfondo al giro di vite dei personaggi. Il caso vuole che Giovanna Bruno, console italiano a Cape Town, allo scadere del mandato, si imbatta nella graziosa e giovane Palesa Kubeka (Lira Kohl) alla disperata ricerca del suo fidanzato, il fotogiornalista Marco Borghi, scomparso in circostanze misteriose.

 

Il console italiano, il film

Quando il console si rifiuta di aiutarla, tra le due donne si innalza un muro di incomprensione e di diffidenza; Giovanna, la classica donna in carriera, sagace e razionale, aveva vissuto da ragazza una travolgente storia d’amore con Marco, che poi aveva interrotto bruscamente. Eppure lo scottante e doloroso ricordo di quell’amore, a distanza di anni, ancora le impedisce di trovare la pace interiore e di vedere le cose nella giusta ottica. Un po’ mordace ed arida nei confronti di Palesa, intraprende così un’ostinata quando assurda ricerca personale e solitaria del suo amato, durante la quale scopre che Marco stava indagando su un traffico illecito di esseri umani. Ancora una volta gli eventi la condurranno verso Palesa e, grazie a una serie di reciproche rivelazioni (la ragazza racconta a Giovanna di aver incontrato Marco dopo essere sfuggita al racket della prostituzione), le due donne si scopriranno meno diverse di quanto immaginavano: caparbie, ostinate, dai vissuti dissimili, ma accomunate da un profondo senso di solitudine.

Un film, Il console italiano, che cerca di far luce sulla tragica e ingiusta realtà vissuta da molte donne africane, ma anche sulla generale drammaticità dell’esistenza umana, attraverso una donna che tramite l’irrefrenabile legame con l’ambiente esterno, trova il modo di raccontare il suo dramma personale, di affrontare le proprie paure, di fidarsi degli altri, insieme alla scoperta di una realtà altra.

Il console italiano alterna sequenze emotive e personali – corredate da un evocativo commento musicale e intimi primi piani e particolari – a sequenze più narrative, la cui nota musicale investigativa sembra ricondurlo al poliziesco nostrano, ma in versione più soft. A fare da raccordo c’è l’invasiva e crudele mamma Africa in tutta la sua carica emotiva ambientale, e nella sua viscerale contraddittorietà.

Un prodotto filmico che convoglia alcuni momenti di ilarità nella forte drammaticità della storia raccontata, dall’evidente carattere televisivo – complice la forzatura e lo stile laccato e forse un po’ troppo melò dei dialoghi – , che pecca un po’ di innaturalezza e artificio nell’accostamento delle storie delle due donne. Nel complesso un apprezzabile tentativo di virare la direzione mainstream a cui di recente il cinema italiano ci ha abituato.

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