L’importanza di essere Mastranzo: il ritorno di Ma(i)netti

Anni fa ero in vacanza a Parigi con la mia fidanzata (oggi mia moglie). Eravamo al Musée d’Orsay ad ammirare i quadri degli impressionisti, romanticamente mano nella mano trasportati dalle emozioni che solo l’arte pura sa regalare. A un certo punto entra nella sala un tizio, con la fidanzata. Sono un po’ come noi, ma di molto meno svegli. Si mettono davanti a un quadro, doveva essere ‘Colazione sull’erba’ e lui, riflessivo, e ad alta voce, si pone una delle questioni universali (in italiano): “Ma che differenza c’è tra Manet e Monet?”. Capite? Una domanda che apre una visione del suo sguardo sul mondo. Cosa vuoi rispondere a una domanda del genere, se non che “uno ha il nome con la O, l’altro il nome con la A”?

 

Per lui era motivo di questione. Era una cosa importante. Non riusciva a considerare che la quasi omonimia fosse casuale. Forse immaginava che fossero lo stesso pittore in due versioni provenienti da due dimensioni parallele, forse che avesse dovuto cambiare nome per qualche motivo, come quel tipo che si chiamava “Felice Mastronzo” e dovette cambiare il nome in “Mastranzo”, anche se gli amici gli mandarono poi biglietti con su scritto “per noi rimani sempre Mastronzo”. Ma ancora più risolutiva fu la risposta della fidanzata: “Che uno è impressionista e l’altro no”. Sbagliata, ovviamente, ma affascinante. Come se il cambio di una vocale nel cognome potesse dettare le regole di uno stile pittorico. Li abbiamo presi per il culo per settimane e ogni tanto ancora lo facciamo. Ma la vita insegna che quello che semini prima o poi lo raccogli, quindi ieri sono stato punito per tutta la mia ridanciana attività contro l’ignoto avventore dell’Orsay. Si fa tanto parlare di rinascita del cinema di genere in Italia, e sti cazzo di registi di genere si chiamano tutti nello stesso modo. Mainetti, Manetti, Minetti. Ah, no. La Minetti è la cantante cieca, ma in finale sticazzi, al giorno d’oggi se fai cinema di genere in Italia poi fà il regista pure se sei cieco, basta che ci metti Giampaolo Morelli, Alessandro Borghi, Claudio Santamaria o Luca Marinelli, il film ha successo pure se li riprendi dalla cintola in giù, forse anche di più.

Comunque, qui al Lido c’erano sia Gabriele Mainetti – noto per Lo chiamavano Jeeg robot ma qui presente per aver prodotto un corto di Claudio Santamaria come regista. Guardacaso proprio Claudio Santamaria – che i Manetti Bros., che invece come vi dicevo ieri portavano il loro film, Ammore e Malavita, con Giampalo Morelli, guardacaso proprio Giampaolo Morelli. Anyway, cosciente dei miei limiti, per tutta la giornata mi sono ripetuto: “Stai seguendo i Manetti, non scrivere Mainetti. Stai seguendo i Manetti, non scrivere Mainetti. Stai seguendo i Manetti, non scrivere Mainetti. Stai seguendo i Manetti, non scrivere Mainetti” come se fosse un mantra. L’ho detto anche in redazione: “Oh ragà, è pazzesco. Mi confondo sempre tra i Manetti e Mainetti, non trovate sia buffo?”. Tutti a ridere. Purtroppo qualcuno ha nominato Gabriele Mainetti mentre stavo concludendo il pezzo e scrivendo il titolo.

Indovinate chi ha fatto passare il titolo ‘Mainetti Bros. e il musical napoletano’ in ogni dove, sul sito, nella newsletter, sui social media, ovunque? E indovinate chi ha bestemmiato la sera tardi, quando se ne è accorto? La verità è che stiamo quasi in chiusura e stiamo tutti cotti, infatti – a parte me – non se ne è accorto quasi nessuno. Probabilmente nemmeno Manetti, i Mainetti, la Minetti, Manet, Monet, Morelli, Marinelli, Mastranzo, Mastronzo, Santamaria e Borghi che ieri sono andati alla festa del film tutti insieme e poi a fare il puttantour del Lido mentre io sono rimasto a casa a crogiolarmi nella vergogna e nello scempio. Non è vero, in realtà ho pensato ‘sticazzi’. Sono rimasto a casa perché avevo voglia – e come vedete, bisogno – di dormire, anche perché oggi devo essere bello e in forma per un evento importante. Presento infatti (spot mode on) il libro ‘Heroes: i piccoli protagonisti degli anni ‘80’ di Chiara Guida (spot mode off). Se siete dei frequentatori abituali di Cinefilos il nome dell’autrice non vi suonerà nuovo, essendo lei uno dei due capi di questa meraviglioso e sfavillante carrozzone. Dicono che Abdellatif Kechiche abbia presentato un film pieno de fregna e de culi – che strano, lui che ha vinto la Palma d’oro a Cannes praticamente con un porno – ma io dovevo prepararmi le domande e quindi nada. Lo recupererò più avanti, magari solo le scene salienti. Vi saluto e vado a farmi intelligente, che più bello di così non posso.

Ang

Sono per l’appunto di ritorno dalla presentazione del libro della nostra cara responsabile editoriale, si Chiara, quella che ce vo’ talmente bene che non ci censura manco quando parliamo di culi e di Marinelli nello stesso post. La presentazione è andata molto bene, anche perché il libro che è bellissimo, è venuta moltissima gente, anzi alla fine eravamo pure troppi, nel senso che senza accorgercene, mentre Chiara e Ang erano alle prese con le domande del pubblico il buffet era stato preso d’assalto da una combriccola de crucchi che ha iniziato a sbocciare pensando che fosse aperto a tutti, e alla fine pareva ‘na festa di Toni Servillo. Io ero un po’ stravolta, come fai non esserlo quando passi la giornata in sala a vedere film e poi ti trascinano a feste assurde in cui la musica è la stessa dei corsi di aerobica che fai in palestra, per cui dopo cinque minuti in cui ancheggi non gliela puoi fare, e ti viene naturale iniziare a fare la stessa sequenza di squat che fai col trainer a tempo di musica, solo che tu sei in pista, in mezzo a gente improponibile.

In più vorrei aggiungere la mia ansia da prestazione legata alla presenza nel locale della festa di Luca Tommassini, noto coreografo ormai di fama internazionale che ha lavorato coi più grandi, per dirvi persone del calibro di Madonna e Rihanna. Io, che sono nota per avere alcune passioni scultissime, appena l’ho visto in pista (è l’autore delle coreografie del film dei Mainetti, Marinelli, Manet… Manetti, imbecille!) ho iniziato a sentirmi male. Mi sono venute le allucinazioni, ho iniziato a vedere apparizioni di Beyoncé e mi sanguinavano glitter dagli occhi. Per cui ho pensato che o dovevo farmi un selfie con lui o dovevo dargli prova della mia immensa bravura dance. Perché diciamocelo, sto lavorando sui movimenti di Shakira essendo costretta per motivi che ora non sto qui a dirvi a seguire un umiliante corso de Zumbademmerda, ma sulla dance, ehi, non ne ho per nessuno. Così ho improvvisato qualche coreografia anni ’90 in pista, ma mentre mi dimenavo col mio solito partner Fantasia mi sono resa conto con la coda dell’occhio che Tommassini era più interessato al buffet che al mio Moonwalk.

Così, umiliata, ho ripiegato sul gin tonic, tornando a casa su una navetta col logo Ammore e Malavita che me sembrava la definizione sul dizionario della mia, di vita. Ammore per il cinema e Malavita alcolica. Ora tutto questo spiegone era solo per dirvi che oggi ci sono volute ore dal truccatore per avere un viso che non sembrasse un angelo caduto dal cielo de faccia, e con le bombe a mano nella capoccia sono andata alla presentazione del libro delle persone a cui tengo di più in questa landa disperata. Nonostante il mio orgoglio amicale, il mio atteggiarmi a ‘ehi, sono miei amici questi fantastici ragazzi che parlano così bene di cinema’, sono riuscita a fare demmerda i primi 10 secondi di diretta Facebook, perché va bene che lavoro col digitale, va bene che so smanettona, ma io dirette Facebook raramente le uso, anche perché con gli stalker alla frutta che me ritrovo avrei seri problemi a geolocalizzarmi così, a cuor leggero. Insomma approfitto di questo spazio per chiedere scusa ai video spettatori, e dire grazie a quel fantastico uomo che mi ha imbruttito, facendomi sentire una cretina digitale mi hai permesso di riprendermi da quella botta di inerzia che ti fa trascinare tra un martedì e un mercoledì come se fosse un lunedì, e sono tornata in me.

Chiudo con una palese marchetta nei confronti di chi mi ospita in questo spazio virtuale (Chiara cazzo non censurarmi), nonché migliore amica che si possa avere. Comprate il libro, fatevi un bellissimo regalo (disponibile dall’8 settembre a questo link).

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