Piccioni seduto su un ramo riflette sull’esistenza*

Il film di oggi è Questi giorni di Giuseppe Piccioni e parla di ragazze. Sono quattro amiche che si mettono in viaggio e a un certo punto cominciano a scassarsi il cazzo l’una dell’altra, quindi da amiche che erano iniziano a smadonnarsi addosso, sputarsi in faccia e strapparsi i capelli con una ferocia che manco le indemoniate di Liberami, il film sugli esorcismi che ho visto ieri sera e che – questo ve lo devo dire – finisce col prete che per i troppi impegni si trova a dover scacciare Satana via telefono.

 

In sostanza, è esattamente quello che succede qui al Lido dopo ormai dieci giorni di convivenza forzata a quelli che devono condividere l’appartamento con una ciurma di pirati, roba che al militare negli anni settanta c’era più privacy e meno nonnismo. A parte me che sono una star e ho l’appartamento da solo e per questo mi sono permesso di fare il gesto dell’ombrello a Mel Gibson rischiando lo sbranamento per il mio fare smargiasso, la vita in casa può essere veramente dura.

PiccioniOgnuno ha le sue esigenze: chi fa tardi la notte perché deve assolutamente andare a quel party glamour dove forse passa l’uomo delle pulizie dell’attore che gli piace. Chi invece deve svegliarsi alle 6.00 perché l’intervista con il regista di turno l’hanno messa alla Giudecca alle 8.00 per fare più folklore, chi porta nell’appartamento un barbone dichiarando con fare lacrimevole ‘mi ha seguito fino a casa, possiamo tenerlo?’, chi ha la diarrea e colonizza il bagno per tre quarti d’ora, chi deve scopà.

E’ inevitabile dunque che i ritmi di ciascuno vadano a cozzare con quelli degli altri, e che nel giro di qualche ora, complice magari qualche fattore esterno come l’inaspettata entrata in scena di un face-hugger nella camera di Marilena Vinci (che è aracnofobica, e Gozer sa se non la capisco) faccia esplodere le tensione convertendo nel giro di poche ore i ‘tesoro’ e ‘cicci’ iniziali in ‘quello stronzo’ e ‘quella zoccola’.

Nessuno però s’offende più di tanto, è tutto folklore. Non appena si potrà tornare a farsi una doccia al giorno e agli orari che vogliamo, l’amore regnerà nuovamente sovrano. E’ che stiamo alla frutta. Ragà, voglio dì, siamo partiti con Ryan Gosling e stiamo a finì co’ Piccioni.

Piccioni 2Comunque Questi giorni è un capolavoro imperdibile, assolutamente da vedere, una rivoluzione generazionale che sconvolge gli animi e lascia senza fiato, senza parole, solo con una lacrima.

Fica sta recensione, eh? Ma il film mica l’ho visto, io sto sulle Giornate Orizzontali degli Autori, ricordate? Scrivo così solo perché in questo modo l’ufficio stampa prende solo la frase in cui lo elogio (come si fa sempre) e la riporta sulle copertine dei DVD quando il film esce per l’home video, cita me, cita ‘Venezia è bella ma non ci vivrei’ e il blog diventa famoso, in culo al mondo. E ve saluto, che adesso come adesso gli unici piccioni che voglio vedè so’ quelli de Piazza San Marco poco prima de prende il treno pè tornà a casa.

Piccioni 3*Il titolo del post, richiamante un Leone d’oro di un paio d’anni fa, l’ho fregato a Max Borg, che ci legge sempre con avidità e cupidigia, e che salutiamo.

Brandizzazioni cazzare dei film al Lido sempre a opera di Nicola Calocero, ormai ufficialmente cellula dormiente romana di questo blog.

(Ang)

Scusate la latitanza, ma io qui sarei anche un po’ in vacanza, tra na sciagura e l’altra quest’anno è stato molto difficile quindi ho deciso di prendere il Festival in maniera blanda. Che significa non lo so, visto che sta lingua di terra ti mette alla prova manco dovessi diventare un supereroe, sto a superà le piaghe d’Egitto.

Dormo di merda da dieci giorni, lotto con l’aspirapolvere in mano contro insetti delle specie più rare (di quello dell’altra notte vi ha parlato Ang, un essere mezzo bruco e mezzo Michele Santoro in ciavatte, una cosa terrificante), me metto in fila pure pe mandà un whats’app tra un po’, qua non piglia manco il cellulare figuriamoci internet.

Comunque, volevo dirvi che ieri ho battuto la testa, poi ho visto Paradise di Konchalovsky e mi è sembrato molto breve, avrei voluto star lì almeno per altre 3 ore, però non diciamolo a Lav Diaz sennò dice come sempre (‘na sinabi ko sa iyo? C’avevo dahilan na ang ilang mga tao ay pagpunta seized ng hindi bababa sa 4 na oras? ‘/ ‘che t’avevo detto? Non c’avevo ragione che certa gente va sequestrata minimo 4 ore così se la levamo dalle palle?’)

monte

Ritorniamo a Konchalovsky: batto la testa ed esco. Entro in sala e inizio ad avere le allucinazioni. Il film è un bellissimo film, ma la mia reazione è stata esagerata, non solo ho pianto come Rocco Siffredi davanti a una domanda scomoda, ma continuavo a parlarne a rota. E il dramma continua stamattina quando vado a vedè Piccioni e lo trovo persino un filmetto simpatico, nonostante ci siano Margherita Buy e la lesbica più antipatica del globo terrestre. Simpatico se me lo vedevo su canale 5 mentre me limavo le unghie. Ma io m’ero scordata che stavo qua, oggi in sala non faceva nemmeno il solito gelo simile a quello che provi davanti alle battute del film di Muccino, quindi tutto sommato me so un attimo rilassata e non me la sento di incarognirmi contro il poro Piccioni.

Ad ogni modo, oggi è un giorno speciale. Ve ne avevamo parlato nel preambolo al blog, siamo tutti in attesa febbrile del Film di questa edizione della Mostra, insomma sì, parliamo ancora di lui, del nostro eroe dell’anno, di Lav Diaz. E la mia attesa è talmente febbrile che non vedo l’ora di chiudere questo post, scendere ai Leoni (1) e decidere con Ang dove annamo a magnà. Perché caro Lav, i tuoi film saranno pure belli, ma a vastità del cazzo che te ne frega rispondiamo ad armi pari.

ParadiseAng, prenoto io, per tre. Co’ Lav se beccamo direttamente al ristorante, arriva fa finta d’entra in sala, fa il gesto dell’ombrello e ce raggiunge. Vuole le sarde in saor. Ho provato a dirgli che non sono belle ragazze di Cagliari.

  1. noto bar davanti al red carpet dove passano gli attori, praticamente se hai la fortuna di trovare un tavolo e sederti te senti immediatamente una stracazzutissimastar e inizi a firmà autografi a chiunque, pure sul taccuino di quella che prende le ordinazioni. Noi no, noi siamo #teamlooser da sempre e ci sentiamo fighi così, anzi continuateci a invità a una festa si e 12 no così abbiamo materiale per percularvi). (Che tra l’altro, non s’è mai capito perché cazzo lo chiamiamo tutti ‘i Leoni’, al plurale, dato che sull’insegna c’è scritto ‘il Leone d’oro’, al singolare. NdAng)

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