Che ci fanno
insieme Franz Kafka, James Ensor, Bruno Schulz, Alice,
Sigmund Freud, una vecchia collezione d’insetti,
Jacob von Gunten e una Venere anatomica di cera?
Per avere una risposta a questa domanda è necessario andare a
Barcellona e lasciarsi trascinare nella fascinazione di una mostra
unica, dedicata a tre figure fondamentali dell’animazione
stop-motion: Władysław Starewicz, Jan Švankmajer e
i due fratelli Stephen e Timothy Quay.
METAMORFOSIS è libertà. Libertà estrema attraverso
la creazione, l’intuizione, l’immaginazione, dentro il sogno e la
realtà, attraverso l’infanzia come attitudine vitale.
La mostra si divide in tre capitoli
fondamentali, ognuno dedicato ai nomi sopra citati, ma uniti in una
magica soluzione di continuità che rende il percorso un viaggio
affascinante, ricco di sconfinamenti, lasciando intravedere strade
e sentieri da percorrere, espressivamente, per chi come me è alla
ricerca di stimoli per il proprio lavoro, o semplicemente
immaginifici per il visitatore appassionato d’animazione e arti
figurative.
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Si inizia il percorso con le
creature che popolano i film del pioniere della stop-motion
Władysław Starewicz, che nasce a Mosca nel 1882.
Lavora nel 1910 come direttore del Museo di Storia
Naturale di Kovno, in Lituania, dove
avvia ufficialmente la sua carriera da regista, girando documentari
per il museo. Realizza quattro filmati che riscuotono un buon
successo e comincia a progettare il quinto, che dovrebbe
rappresentare una battaglia tra coleotteri. Purtroppo gli insetti
muoiono durante le riprese per il calore delle lampade, così
Starewicz decide di utilizzare gli esemplari morti, avvicinandosi
per la prima volta alla tecnica che diventerà il suo principale
mezzo di espressione. Un’influenza determinante su di lui esercita
anche la visione di Les animées allumettes, un film del 1908
diretto da Emile Cohl. Il risultato del suo primo
sforzo come animatore è Lucanus Cervus, che purtroppo andrà
perduto.
Nel 1919, con lo
scoppio della Prima guerra mondiale e la Rivoluzione d’ottobre, si
trasferisce in Francia, dove ottiene la cittadinanza e cambia il
suo nome in Ladislas Starevich. A Parigi crea una
società nel vecchio studio di Georges Méliès ma,
volendo rimanere indipendente e libero di sperimentare la sua
tecnica, si sposta a Fontenay-sous-Bois dove resterà per tutta la
vita, assistito prima dalla moglie e poi dalla figlia Irina. Il
primo dei suoi film francesi è Frogland del 1922.
Qui ha inizio la sua produzione più
matura e articolata, approdando al primo lungometraggio Le Roman de
Renart (Una volpe a corte), realizzato tra il 1929 e il 1931. Il
film viene proiettato per la prima volta a Berlino nel 1937 e in
Francia esce solo nel ’41.
Starevich muore
nel 1965, a metà della lavorazione di Comme chien et chat che, per
rispetto verso il suo lavoro e la sua ferma volontà di non
dipendere da nessuno, viene lasciato incompiuto.
Dopo aver
vagato tra animali antropomorfi e insetti che formano allegre
orchestrine si approda in una vera e propria Wunderkammer, ovvero
la Camera delle Meraviglie di Jan Švankmajer, ricca di animali
impagliati, teschi, feticci africani, strambe sculture, opere
d’arte inusuali e tutti quegli oggetti che per l’autore ceco
rappresentano fonte di stupore e meraviglia e quindi d’ispirazione
artistica. Appena usciti dalla wunderkammer inizia un nuovo viaggio
attraverso le creazioni di Švankmajer, alcune utilizzate nei suoi
numerosi film, ma altre realizzate per dare sfogo alla sua surreale
visionarietà.
Švankmajer nasce a Praga nel 1934,
dove tuttora vive e lavora. Studia all’Accademia di Belle Arti e
inizia la sua carriera lavorando con gli spettacoli di burattini e
con il Teatro Nero di Praga. Passa al mondo del cinema e della
stop-motion nel 1964, quando realizza il suo primo cortometraggio
The last trick. A questo fanno seguito moltissimi altri
cortometraggi, ma approda al lungometraggio solo nel 1987 con
Qualcosa di Alice, seguito da Lezione Faust nel 1994, I cospiratori
del piacere nel 1996, Otesánek nel 2000, Lunacy nel 2005 e il
recente Surviving life nel 2010. Il suo stile è inconfondibile. Il
cibo, il corpo, la favola, l’alchimia, il surreale, la cultura
popolare sono gli elementi centrali della sua poetica, influenzata
dal movimento surrealista e da pittori come Arcimboldo. Oltre ai
lungometraggi realizza un’importantissima serie di cortometraggi,
muovendosi dalla claymation alla pixilation e alla stop-motion con
burattini, scheletri, animali impagliati, bambole e vecchi
giocattoli. Tra i suoi cortometraggi più famosi figurano
Jabberwocky, La morte dello stalinismo in Boemia e Cibo.
Scrive di lui Anthony
Lane sul New Yorker: “Il mondo si
divide in due categorie di diversa ampiezza… quelli che non hanno
mai sentito parlare di Jan Švankmajer e quelli che hanno visto i
suoi lavori e sanno di essersi trovati faccia a faccia con un
genio”. La nota scrittrice Angela Carter gli dedica un
bellissimo racconto intitolato “Alice a Praga, ovvero il gabinetto
delle meraviglie”.
Storditi ma felici si abbandona
l’universo di Jan Švankmajer per inoltrarsi nel mondo oscuro e
perturbante di Stephen e Timothy Quay, due gemelli identici nati
nei dintorni di Philadelphia nel 1947, che considerano Švankmajer
il loro maggiore punto di riferimento e che nel 1984 gli dedicano
il cortometraggio The Cabinet of Jan Švankmajer – Prague’s
Alchemist of film. I fratelli Quay iniziano la loro carriera come
illustratori. Appassionandosi agli artisti grafici di poster
teatrali e cinematografici dell’est Europa decidono di trasferirsi
a Londra, per iscriversi al Royal College of Art, dove realizzano i
loro primi lavori e conoscono Keith Griffith, che in seguito
diviene il produttore di tutti i loro film e con il quale fondano
la società di produzione Atelier Koninck. I Quay sono considerati
tra i maestri incontrastati dell’animazione stop-motion e i loro
film rappresentano veri e propri capolavori d’arte, slegati da
qualsiasi dettame commerciale, fuori da ogni schema e autentiche
espressioni di poesia visiva. I loro cortometraggi più importanti
sono Nocturna Artificialia del 1979, Punch and Judy del 1980,
Street of Crocodiles del 1985, The Comb del 1990, The Calligrapher
del 1991. Realizzano anche film di lungometraggio come Institute
Benjamenta del 1995, libera trasposizione del romanzo di Robert
Walser Jacob Von Gunter che, pur contenendo sequenze animate, è
girato con attori in carne e ossa ripresi come se si trattasse di
burattini, con strani giochi di prospettiva, di sfocatura e di
profondità di campo. Grazie all’abilità di ripresa e a una
conoscenza maniacale dell’uso delle ottiche, riescono a ottenere
risultati sorprendenti e inventare uno stile e soluzioni visive che
vengono a lungo imitate e oggi sono entrate a far parte degli
stilemi registici di molti autori contemporanei.
Numerose sono le loro
collaborazioni per spot pubblicitari come animatori e registi e per
spettacoli teatrali, in qualità di scenografi. Memorabile è una
breve sequenza animata inserita nel film Frida di Julie Taymor,
dove la protagonista ha un incubo allucinato popolato di terribili
scheletri danzanti, rielaborati con il loro inconfondibile stile
dalle Calaveras messicane.
Personaggi schivi e particolari, i
gemelli Quay ispirano i due gemelli zoologi protagonisti di Lo zoo
di Venere di Peter Greenaway, che li avrebbe voluti come attori nel
film. Tra l’altro, nel film precedente dello stesso regista, The
Falls, era presente una loro fotografia, intorno alla quale era
stata costruita una biografia immaginaria.
Alla fine si esce e si vaga per le
vie di Barcellona con la testa persa nei sogni e nelle visioni che
Starevitch, Švankmajer e i fratelli Quay sono riusciti ad
innescare, mentre le forme decadenti e surreali dei palazzi
costruiti dai maestri del modernismo catalano divengono la giusta
scenografia della continuazione del viaggio.
L’esposizione si tiene al CCCB
(Centro di Cultura Contemporanea di Barcellona) e sarà aperta fino
al 7 settembre del 2014.
Stefano Bessoni
Le ricerche storiche sono di
Chiara Guida e sono tratte dal libro di Stefano
Bessoni “STOP-MOTION – La Fabbrica delle
Meraviglie” edizioni Logos, in tutte le librerie da
settembre.