Breaking Bad è universalmente conosciuta come una delle serie più premiate e apprezzate nel vasto panorama della serialità televisiva; il suo ideatore Vince Gilligan ha voluto colmare il vuoto lasciato da quest’ultima dando vita a Better Call Saul, spin-off della fortunata serie che ha tenuto migliaia di persone incollate allo schermo dal 2008 fino al 2013 e in realtà ancora oggi.
La vicenda di Saul Goodman, o meglio James McGill, ha completamente catalizzato l’attenzione dei fan della serie principale ed è riuscita ad ottenere il consenso della critica, poiché godibile non solo dagli orfani di Breaking Bad ma anche da chi si dovesse approcciare al personaggio di Saul per la prima volta, scevro di informazioni sulle 5 stagioni della serie madre che già lo avevano messo su schermo.
Per questo motivo definire Better Call Saul solo uno spin-off potrebbe essere riduttivo: l’avvocato dai metodi poco ortodossi e con uno spiccato gusto kitsch, è stato sicuramente uno dei personaggi più amati di Breaking Bad proprio grazie a quella sua simpatia ingenua verso individui coinvolti in affari poco puliti come lo spaccio di droga.
Gli ideatori, tuttavia, vogliono cercare in qualche modo di non dislocare completamente la serie dal suo fratello maggiore: anche in Better Call Saul ritroviamo lo stesso fil rouge che vede la trasformazione psicologica e fisionomica di un personaggio che prova, invano, a stare dalla parte del bene.
Una metamorfosi, quella di Jimmy, che si apprezza particolarmente nell’ultimo episodio quando il protagonista dichiara «Ho fatto la cosa giusta per tutti questi anni, e dove mi ha portato? Da nessuna parte», un’affermazione che preannuncia l’inevitabile discesa in colui che abbiamo conosciuto e apprezzato come il cinico Saul Goodman.
La prima stagione riesce a raccontarci, grazie a un geniale mescolamento di drama e humor nero, come l’avvocato truffatore abbandonerà progressivamente anche quei pochi stralci di onestà e umanità che solo all’inizio della serie traspaiono; interpretato da un meraviglioso Bob Odenkirk e affiancato da Jonathan Banks nei panni del co-protagonista (un già molto noto e amato Mike Erhmantraut), Saul perderà la propria moralità, diventando a tutti gli effetti un antieroe, proprio come è stato per il mite professore di chimica Walter White, divenuto Heisenberg, il Kingpin della droga.
Dopo un finale di stagione che lasciava intuire e sperare che non sarebbe finita lì, c’era da chiedersi quando e come sarebbe arrivato un annuncio ufficiale di un sequel, ma in verità, ancora prima che il pilot andasse in onda, il network americano della AMC aveva già rinnovato a scatola chiusa un contratto per una seconda stagione, composta questa volta da tredici episodi, tre in più rispetto alla prima. Una fiducia, quella di AMC, che sembra promettere bene in ottica di rinnovo per ulteriori nuove stagioni e che di conseguenza consentirebbe agli ideatori, Gilligan e Gould, di costruire una trama calibrata, puntuale e con poche improvvisazioni così come è stato per Breaking Bad, un espediente che ha probabilmente fatto la fortuna della serie madre.
Per quanto riguarda le novità di stagione, in moltissimi nutrono la speranza di un ritorno sulle scene di personaggi dal calibro di Jesse Pinkman e, perché no, di Walter White stesso. Nonostante Gilliam abbia dichiarato di non voler esagerare con i riferimenti per evitare un eccessivo e superfluo fan-service, alcuni rumors affermano che l’ideatore starebbe discutendo con Aaron Paul la possibile modalità di un incontro tra James M. McGill/Saul Goodman e il futuro numero due di Walter White.
Novità ben più concrete provengono invece dall’arrivo di Ed Begley Jr, ex attore di St Elsewhere, che sarà guest star di numerosi episodi. La scelta di introdurre Clifford -il personaggio di Begley- è stata presa, secondo le dichiarazioni di Peter Gould, nel tentativo di far entrare in gioco una figura autoritaria che avrà il potere di realizzare molti dei sogni di Jimmy, nel caso in cui questi stia al suo gioco.
Tutto il resto del cast della prima stagione è stato riconfermato e anche per quanto riguarda il futuro di Mike e della sua relazione con Jimmy/Saul, possiamo stare tranquilli”I prossimi episodi riserveranno a Mike un ruolo decisamente centrale”. Così ha dichiarato lo sceneggiatore Gordon Smith: “Fino a ora, Jimmy non aveva capito Mike a fondo e non sapeva, per quanto lui fosse capace, quanto fosse una persona affidabile ma adesso se n’è reso conto e per lui si apriranno occasioni nuove per considerare Mike parte attiva nei piani in cui sarà coinvolto; gli aprirà nuove occasioni e inizierà a pensare a lui non più come un semplice faccendiere che possa passargli delle informazioni utili, ma come una parte attiva nelle sue operazioni”.
Lo showrunner Peter Gould ha assicurato che i nuovi episodi saranno pieni di sorprese: lo show si focalizzerà sui grandi cambiamenti che ruotano attorno al percorso emotivo e professionale di Jimmy McGill e di Mike, che ancora sembrerebbe non aver pareggiato tutti i conti con il proprio passato.
“Il viaggio di Jimmy McGill prende svolte sorprendenti nella stagione 2. Va in posti che non si sarebbe mai, mai aspettato di visitare. Non vediamo l’ora di condividere il prossimo capitolo di Better Call Saul con i fan che stanno seguendo lo show”.
In merito alla metamorfosi di Jimmy ha dichiarato: “C’è qualcosa di tragico nel fatto che un uomo di così buon cuore e fondamentalmente una brava persona possa diventare un avvocato criminale. Creerà una fortissima tensione nella serie”.
Il 2016 ha portato novità piuttosto importanti per quanto riguarda Better Call Saul in Italia: dopo indiscrezioni più o meno ufficiali la prima stagione è sbarcata su Netflix Italia il 6 gennaio, al fianco di Breaking Bad.
I fan italiani avranno la possibilità di vedere la serie doppiata e in alta qualità e ci sono buone probabilità che anche la seconda stagione del serial verrà resa disponibile sulla piattaforma streaming con un episodio a settimana, in concomitanza con la programmazione americana che ricordiamo andrà in onda su AMC a partire dal 15 febbraio.
