Cabinet of Curiosities: recensione della serie di Guillermo Del Toro

La recensione di Cabinet of Curiosities, serie antologica curata da Guillermo Del Toro per Netflix, girata da grandi maestri dell'horror.

Cabinet of Curiosities recensione serie tv

Cabinet of Curiosities di Guillermo del Toro (2022) è l’attesa serie curata dal regista de Il Labirinto del Fauno e La forma dell’acqua, il cui nome è da sempre uno dei “marchi” potenti del settore horror. In questo caso, tuttavia, Del Toro non ha diretto nessuno degli otto mediometraggi che compongono l’antologia di Netflix, che ha debuttato la settimana prima di Halloween dal martedì al venerdì, con una strategia inedita per la piattaforma.

 

Alla maniera di un Hitchcock in “Alfred Hitchcock Presents“, ma senza il suo umorismo nero e contagioso – o, meglio, alla maniera di un Rod Serling in “Mistero in galleria” – Guillermo del Toro ha scelto otto storie per la prima stagione di questa serie di sua creazione, introducendoci in ogni episodio al mobile antico del titolo, da cui estrae un oggetto legato alla storia che ci sta per raccontare.

Cabinet of Curiosities è un ritorno alle antologie classiche dal sapore vintage, in cui la mano di Del Toro – anche se da lontano – ha un riscontro visivo innegabile. Come nella sua micro-antologia Scary Stories to Tell in the Dark, predominano la fotografia scura, le scenografie elaborate e, inoltre, la maggior parte degli episodi incorpora qualche creatura, proprio quelle figure ambigue e inquietanti a cui Del Toro ha dedicato gran parte della sua filmografia.

Un frame di Cabinet of Curiosities

Cabinet of Curiosities: la trama degli otto episodi

Ad aprire l’antologia Cabinet of Curiosities è Lotto 36, basato su uno script originale di Guillermo del Toro. Racconta la storia di un uomo che cerca di non annegare nel suo mare di debiti. Un giorno, egli nota un magazzino pieno di oggetti misteriosi e crede che questa sia l’unica via d’uscita che porrà fine ai suoi problemi una volta per tutte. È diretto da Guillermo Navarro (Il padrino di Harlem). Il secondo episodio è invece I ratti del cimitero, che segue un ladro di tombe che mette gli occhi sulle ricchezze del nuovo arrivato nel cimitero, ma per metterci le mani sopra deve prima affrontare un labirinto di tunnel e… alcuni topi. Basato su un racconto di Henry Kuttner, è diretto da Vincenzo Natali (The Strain).

Passiamo poi a L’Autopsia, uno degli episodi più scioccanti della serie in cui un medico legale dovrà mettersi al lavoro su un gruppo di minatori morti in un’esplosione causata da un sospetto serial killer. Ma questa autopsia non sarà come se l’aspettava. L’episodio è diretto da David Prior (The Empty Man). Uno dei titoli più suggestivi dell’antologia è senza dubbio L’Apparenza, diretto da Ana Lily Amirpour (A Girl Walks Home Alone at Night), favola dark sugli standard di bellezza a cui le donne sono talvolta inutilmente sottoposte.

Il modello di Pickman e I sogni nella casa stregata sono gli episodi resi disponibili quest’oggi, entrambi adattamenti di racconti del celebre scrittore americano H. P. Lovecraft. Il primo è diretto da Keith Thomas e racconta la storia di uno studente d’arte che sembra avere visioni demoniache quando vede i dipinti di Crispin Glover. Il secondo parla di un giovane che appartiene a una società spirituale ed è ossessionato dall’idea di accedere all’aldilà per ricongiungersi con l’amata sorella defunta. Questo proposito si trasforma in una missione suicida, poiché il protagonista è costretto a trasferirsi nella casa di una strega; è diretto da Catherine Hardwicke (Twilight).

Dovremo aspettare venerdì 28 ottobre per goderci quello che la critica internazionale considera il miglior episodio della serie: La Visita. Panos Cosmatos dirige questa storia ambientata nel 1979, quando uno scienziato, uno scrittore e un produttore musicale sono invitati a incontrarsi a casa di un misterioso miliardario, che vive con un medico esperto di siringhe. L’ottavo e ultimo episodio è invece Il brusio, diretto da Jennifer Kent (Badabadook). Segue una coppia di ornitologi che finisce in una casa isolata in riva al mare, dove gli spettri che li perseguitano li costringeranno a confrontarsi con qualcosa di ancora più terrificante: i loro stessi demoni.

Cabinet of CuriositiesSviscerare l’orrore

Uno dei punti più sorprendenti dell’antologia Cabinet of Curiosities sono le diverse variazioni lessicali e metaforiche dell’orrore che ci presenta: una selezione basata sulla particolare visione che il creatore ha dell’oscurità spirituale e delle sue conseguenze. La produzione va addirittura oltre: esplora la natura del bene, del male, dell’oscurità e della bellezza con un’esecuzione brillante che garantisce alla serie uno sguardo insolito su più generi contemporaneamente, che è allo stesso tempo un viaggio emotivo in luoghi oscuri abitati dalle inquietudini collettive.

Cabinet of Curiosities fa tutto questo tramite un’eloquente esplorazione del terrore come emozione: cos’è la bontà o il male, chi sono i veri mostri in un mondo cinico sembrano essere i quesiti alla base degli episodi. Si tratta di ossessioni comuni all’opera del regista, che in questa antologia assumono una nuova forma. Non manca nulla in questa esplorazione di come il tempo, la condizione umana, gli errori e le virtù individuali, creino un mondo simile al soprannaturale. Tuttavia, è bene notarlo, la qualità degli episodi è piuttosto altalenante e passiamo da quelli in cui queste tematiche vengono sviscerate al meglio e innervano anche il tessuto scenografico, a quelle che sembrano aggrapparsi a tropi ormai obsoleti del genere e non sfruttano adeguatamente il minutaggio concessogli.

Naturalmente, tutti i temi sono accomunati dall’inquietudine e da alcuni “spazi vuoti” che non vanno necessariamente colmati. Cabinet of Curiosities non è un’antologia facile da capire e questo sembra essere l’intento di Guillermo del Toro. Per la maggior parte, ciò che viene presentato è concettualmente valido e il cast di ogni episodio offre interpretazioni credibili. Detto questo, la qualità disomogenea delle storie dimostra che nemmeno Del Toro è riuscito a sfuggire alle insidie tipiche della maggior parte delle antologie horror.

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Agnese Albertini
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cabinet-of-curiosities-guillermo-del-toroCabinet of Curiosities non è un'antologia facile da capire e questo sembra essere l'intento di Guillermo del Toro. Per la maggior parte, ciò che viene presentato è concettualmente valido e il cast di ogni episodio offre interpretazioni credibili. Detto questo, la qualità disomogenea delle storie dimostra che nemmeno Del Toro è riuscito a sfuggire alle insidie tipiche della maggior parte delle antologie horror.