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Il finale di stagione di Masters of Sex non spicca per unità narrativa, prediligendo la risoluzione di alcune storie intraprese da un arco di episodi a questa parte e preferendo appigliarsi ai colpi di scena ed ai ritorni di alcuni inaspettati personaggi.

Masters of sex 2x12The Revolution Will Not Be Televised chiarisce subito come il documentario della CBS sia ancora il tema portante per il dispiegamento dei fatti tra Virginia (Lizzy Caplan) e Bill (Michael Sheen), infatti noteremo in diverse scene le aspettative di Virginia e le delusioni di Bill che scaturiranno dai primi “montaggi” presentati ai due ricercatori e che faranno da trampolino narrativo per il resto della puntata. Il documentario diventa il pretesto per vedere un lato della ricerca, la cura dell’impotenza, che forse ha trovato una sua via empirica attraverso gli “esperimenti” condotti in albergo tra Bill e Virginia, nonché da una delle coppie, Lester (Kevin Christy) e Barbara (Betsy Brandt), che usano inconsapevolmente il loro metodo per non rinunciare ad una parte della loro vita privata.
Masters of sex 2x12 (2)Da qui la trama inizia a sbilanciarsi sulle coppie, come dimostreranno l’alternarsi delle parentesi tra i due protagonisti, Lester e Barb, Libby (Caitlin Fitzgerald) e Robert (Jocko Sims) nonché Flo (Artemis Pebdani) e Austin (Teddy Sears); fornendo una sorta di visione generale sull’evoluzione delle coppie nello show, tema che ci allontana nuovamente dal nodo narrativo della serie,  lo studio della sessualità umana. Rimprovero che in maniera “celata” viene scandito nelle accuse che George muoverà a Virginia, nella confessione di Libby a Robert e nella promessa finale di Bill a Virginia. Di conseguenza la puntata sembra svoltare grazie ai due colpi di scena che segnano il ritorno di due graditi personaggi della serie, il mentore Burton (Beau Bridges), ed il “rivale” Ethan (Nicholas D’Agosto) che con le loro azioni, ma soprattutto parole, riescono a dare il giusto finale.

Masters of sex 2x12 (3)Il dodicesimo episodio di Masters of Sex rispecchia in tutto la stagione altalenante di Michelle Ashford, per quanto siano stati graditi gli approfondimenti delle coppie, queste hanno occupato un notevole spazio in scena sottraendo pathos al filone storico-scientifico della serie. Questo ulteriormente è stato scansato dai contesti temporali, che seppur necessari (ormai la serie è arrivata ai tempi dei Kennedy) ha introdotto ulteriori freni narrativi. Ma la serie della Showtime non è stata solo aspetti negativi, le migliori puntate sono quelle che ponevano un punto di riflessione esauriente su un unico tema o le sospensioni temporali sui personaggi che hanno contribuito alla narrazione. Quello che però è mancato è stato un vero percorso, nella prima stagione abbiamo assistito alla nascita, lo studio e la presentazione della ricerca. In questa stagione solo a rilanci e cadute senza un’esauriente conclusione ma bensì la proposta di un nuovo inizio lavorativo, concentrato più nei laboratori che nelle stanze d’albergo.

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