Outer Range recensione serie tv

Il tentativo è piuttosto interessante, il risultato purtroppo meno. Così possiamo sintetizzare la miniserie Outer Range, nuova produzione targata Amazon Prime Video che vede protagonista la star Josh Brolin e un cast di supporto di prim’ordine tra cui spiccano Will Patton, Imogen Poots e soprattutto Lili Taylor. 

 

La trama di Outer Range

Partiamo con il raccontare l’idea di partenza di Outer Range, creato da Brian Watkins: Royal Abbott (Josh Brolin) e il suo ranch a conduzione familiare si trovano in grosse difficoltà, anche psicologiche. Dopo l’improvvisa scomparsa della moglie di suo figlio Perry (Tom Pelphrey), tutto sembra aver perso senso. Due avvenimenti cambiano però radicalmente le cose: l’arrivo nella proprietà della misteriosa Autumn (Imogen Poots) e soprattutto un evento del tutto inspiegabile, in grado di aprire a Royal nuove porte che attraversano spazio e tempo. Ma sulle tracce di questa manifestazione soprannaturale si sono messi anche altri, in particolar modo il potente Wayne Tillerson (Will Patton), che sembra conoscere molto più di quanto non voglia mostrare…

I due riferimenti principali di Outer Range

I riferimenti principali a cui possiamo ricondurre Outer Range sono due e facilmente individuabili. Prima di tutto lo show di Watkins si rifà esplicitamente a Yellowstone, la serie di enorme successo creata da Taylor Sheridan che vede protagonista un enorme Kevin Costner: stessa ambientazione, toni drammatici molto simili, un personaggio principale il quale possiede la “gravitas” del cowboy che ha passato la vita tra i pascoli sterminati, deciso a tutto pur di portare avanti il lavoro dei suoi predecessori.

Il secondo riferimento, appena più sfumato – magari perché più lontano nel tempo – è individuabile in Lost, inteso come lo show che ha introdotto un tipo molto specifico di fantastico all’interno del prodotto televisivo.

Outer RangeLe due anime della storia non si incontrano mai

Il protagonista di Outer Range si deve confrontare infatti con un evento paranormale che non si spiega nella sua essenza specifica, ma al contrario costringe l’essere umano a confrontarsi con interrogativi, misteri e incertezze. Il problema principale della serie Amazon consiste nel fatto che, a parte l’enigmatico e affascinante pilot, queste due “anime” non s’incontrano mai veramente. Se il primo episodio pone le basi per uno spettacolo potenzialmente avvincente e in grado di sfruttare con potenza espressiva i grandi spazi delle praterie americane al fine di incutere nello spettatore un profondo senso di disagio, con il passare delle puntate tale effetto si affievolisce fino a perdersi quasi del tutto, lasciando che l’elemento fantastico si affianchi al dramma familiare senza mai veramente fondersi coerentemente con esso.

Ed ecco allora che Outer Range comincia a procedere per accumulo di fascinazioni che non si fanno storia, in cui vengono seminati frammenti di possibili sviluppi narrativi i quali però non sembrano mai realmente innestarsi. Il Royal Abbott di Josh Brolin si aggira per lo show tentando per troppe puntate di risolvere enigmi e problemi che lui stesso non comprende: tale stato di perenne incertezza col passare degli episodi svuota il personaggio di fascino, lasciando all’attore comunque sempre carismatico il compito ingrato di “riempire” tali mancanze.

Non meglio va di certo alle figure di contorno, in particolar modo alla Autumn di Imogen Poots che dovrebbe probabilmente essere un catalizzatore della dimensione fantastica di Outer Range ma finisce per diventare ben presto ulteriore elemento di confusione. Il tentativo continuo, fin troppo forzato, di rendere intrigante l’elemento sci-fi dello show inficia poi l’efficacia narrativa di quello più propriamente western, il quale viene riproposto senza troppa originalità né robustezza emotiva. 

È tutto da buttare in Outer Range? Certamente no. Alcuni momenti sparsi sono visivamente potenti, decisamente sopra la media di questo tipo di prodotti televisivi. Per quanto riguarda il cast svetta poi la bravura di Lili Taylor, la quale interpreta forse l’unico vero personaggio pragmatico e saggio, quello di una madre (e nonna) impegnata a tenere insieme la propria famiglia. Magari ciò non basta a promuovere Outer Range, ma almeno lo rende piuttosto guardabile. Speriamo che eventuali nuove stagioni riescano a produrre una narrazione maggiormente coesa tra i due generi che la serie vuole mixare.

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