The English recensione Emily Blunt
Emily Blunt in The English - Gentile concessione di © Prime Video

Pochi show televisivi negli ultimi anni hanno affrontato il western con successo: pensiamo alla serie Hell on Wheels che purtroppo in Italia è arrivata con discreto ritardo e non troppo clamore, oppure alla notevole miniserie Godless realizzata da Netflix. Amazon Prime Video in collaborazione con BBC tenta di seguire questa strada grazie a The English, un progetto in sei puntate che conferma e al tempo stesso ribalta le coordinate del genere.

 

Se a livello puramente estetico infatti troviamo molti degli archetipi stessi del genere – soprattutto per come lo ha inteso e a suo modo “creato” Sergio Leone – nel contenuto invece The English propone un’angolazione diversa e originale. Protagonisti della vicenda sono infatti una donna inglese venuta in America per vendicare la morte del figlio e il nativo americano incontrato per caso all’inizio del suo percorso sul suolo straniero. Cornelia Locke (Emily Blunt) ed Eli Whipp (Chaske Spencer) fanno della loro convivenza prima forzata e successivamente sempre più voluta il punto di forza per continuare a lottare in una terra ostile e violenta, dove solo la legge del più forte sembra contare veramente.

The English, la trama della serie

Per almeno tre puntate The English è una miniserie erratica, divertente da seguire, generosa anche quando appare vagamente scoordinata nel seguire diversi percorsi narrativi, oppure influenze derivanti da altri generi: molto spesso infatti lo show interamente scritto e diretto da Hugo Blick (The Honorable Woman con Maggie Gyllenhaal) flirta coraggiosamente con il genere, soprattutto quando vuole mettere in scena sotto forma di metafora quanto l’America delle pianure sia stata un luogo selvaggio e violento, capace di portare l’essere umano ai limiti della propria natura animale, e molto spesso anche superarli. Gli insieme al proprio cast sembra in un certo modo divertirsi a giocare col western, ad inserire toni che nel DNA storico non gli appartengono.E tutto questo all’interno di una confezione che però sfrutta i grandi spazi alla maniera dei classici, oppure le musiche dirompenti come faceva Sergio Leone.

Insomma, The English possiede una sua energia particolare, sprigionata da molteplici influenze tenute insieme nella prima parte da una messa in scena frizzante. Poi il quarto episodio cambia le carte in tavola, in quanto compatta la trama e la indirizza verso un traguardo ben preciso, e allo stesso tempo conferisce uno spessore emotivo – leggete pure drammatico – all’intera operazione. Questo perché dopo un percorso a tappe che ha proposto vari antagonisti sacrificabili al fluire della trama, il reale “villain” di The English si palesa in maniera poderosa e terrificante. Nell’episodio di cui è assoluto protagonista, un Rafe Spall in versione assolutamente inedita offre una prova che lascia il segno, regalandoci una versione del suo personaggio capace in un paio di momenti di gelare il sangue nelle vene. Bisogna scrivere che, quando c’è lui in scena, i pur molto efficaci Emily Blunt e Chaske Spencer insieme a tutti gli altri attori del cast francamente scompaiono. Davvero da applausi.

The English recensione serie tv
Emily Blunt in The English – Gentile concessione di © Prime Video

Un’anima melodrammatica

Come anticipato, una volta incanalata la tram nella direzione principale The English eleva il tono esplicitando la sua anima melodrammatica, impreziosendo le figure principali – soprattutto Cornelia – con una backstory dolorosa e capace di scuotere. Blunt si trasforma in una notevole eroina tragica, segnata da un destino di cui non è responsabile ma che abbraccia senza paura. È lei a diventare suo malgrado emblema di quanto l’America sia stata costruita (anche) sull’abuso, sul dolore dei più deboli, sull’idea che il singolo sia più importante della comunità e il suo benessere condiviso. Sotto questo punto di vista la miniserie targata Amazon/BBC è molto più contemporanea di quanto l’ambientazione non riveli. Purtroppo…

Non c’è che dire, ci si diverte molto e con uno strano senso del tragico a seguire The English: bisogna forse lasciargli il tempo di svilupparsi, di trovare la propria strada, ma ne vale assolutamente la pena. E nel frattempo, in questo cammino fatto di sangue, pallottole, serpenti a sonagli e “mostri” che indossano una divisa dell’esercito, si può gustare di episodio in episodio l’arte di grandi caratteristi come ad esempio Ciarán Hinds, Toby Stephens e soprattutto il mai dimenticato Stephen Rea, uno degli attori più raffinati e malinconici che il cinema britannico ha prodotto negli ultimi quarant’anni. Lui e tutti gli altri vanno accomunati in un applauso sentito, capaci di intrattenere e dopo un secondo colpire al cuore. Proprio come The English.

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