Il codice da Vinci: la spiegazione del finale del film

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Tratto dall’omonimo romanzo best-seller di Dan Brown, Il codice da Vinci è uno dei film più discussi e polarizzanti degli anni Duemila, capace di generare dibattito sin dal suo debutto nel 2006. Diretto da Ron Howard, regista premio Oscar noto per film come A Beautiful Mind e il recente Eden, il thriller esoterico ha trasposto sul grande schermo un’opera letteraria che ha affascinato milioni di lettori in tutto il mondo, mescolando storia, simbolismo, mistero e religione. La pellicola, con protagonisti Tom Hanks nel ruolo del professore di simbologia Robert Langdon e Audrey Tautou in quello della criptologa Sophie Neveu, ha generato sin da subito un acceso dibattito per i suoi elementi religiosi e storici.

Temi come la fede, il potere della Chiesa, l’interpretazione dei testi sacri e il ruolo delle donne nella storia del Cristianesimo sono infatti affrontati in modo romanzesco ma provocatorio. Attraverso l’enigma del Santo Graal e la figura enigmatica di Maria Maddalena, Il codice da Vinci invita così a riflettere sul confine tra verità storica e costruzione ideologica, alimentando nel contempo un’avvincente tensione narrativa. Nonostante le numerose controversie, il film ha ottenuto un enorme successo commerciale, dando il via a una trilogia cinematografica (composta da Angeli e demoniInferno) dedicata alle avventure di Langdon, diventando un vero e proprio fenomeno culturale.

In questo articolo ci concentreremo in particolare sul finale del film, con l’obiettivodi svelarne il significato e le implicazioni, sia dal punto di vista narrativo che tematico. Analizzeremo gli elementi chiave che portano alla rivelazione conclusiva, osservando come le scelte dei personaggi e i simboli disseminati lungo la trama trovino compimento nel climax. Attraverso una lettura attenta, cercheremo di capire se il finale offre una risposta soddisfacente ai misteri sollevati, o se lascia volutamente aperte domande più profonde su fede, verità e identità.

Tom Hanks, Ian McKellen e Audrey Tautou in Il codice da Vinci
Tom Hanks, Ian McKellen e Audrey Tautou in Il codice da Vinci. Foto di Simon Mein – © 2006 Columbia Pictures Industries, Inc. All Rights Reserved.

La trama e il cast de Il codice da Vinci

In occasione del lancio del suo libro, lo scrittore Robert Langdon (Tom Hanks) è a Parigi per presiedere ad un seminario sulla simbologia. L’incontro, tuttavia, è bruscamente interrotto dal tenente Collet che ha bisogno delle conoscenze di Langdon per un caso d’omicidio. L’anziano curatore del Museo del Louvre, Saunière (Jean-Pierre Marielle), è stato brutalmente assassinato. Con le sue ultime forze, tuttavia, l’uomo ha lasciato un indizio e ha composto con il suo sangue uno schema simile a quello dell’Uomo vitruviano di Leonardo da Vinci, accompagnato dalla scritta “P.S. Trova Robert Langdon’”

Ad uccidere l’uomo è stato Silas (Paul Bettany), lugubre monaco dell’Opus Dei, in cerca della “chiave di volta” posseduta dal Priorato di Sion. Dopo aver saputo dell’omicidio, la crittologa Sophie Neuve (Audry Tautou) si reca al Louvre e riesce a parlare con Robert. La donna lo informa che i sospetti della polizia ricadranno su di lui, a causa del messaggio di Saunière, e lo sprona a risolvere il caso prima di essere formalmente accusato di un crimine mai commesso. Da qui ha inizio per loro la corsa contro il tempo per risolvere l’enigma dietro Da Vinci.

La spiegazione del finale del film

Il finale de Il codice da Vinci si costruisce su una serie di colpi di scena che chiudono il cerchio dei misteri affrontati durante l’intera vicenda. Dopo una lunga serie di enigmi risolti tra Parigi, Londra e la Scozia, Robert Langdon e Sophie Neveu arrivano all’Abbazia di Rosslyn. Lì scoprono che la famigerata cripta che dovrebbe custodire il Santo Graal non contiene il calice fisico della leggenda, ma una rivelazione ancor più rivoluzionaria: il Graal non è un oggetto, ma una persona. Si tratta di Maria Maddalena, che, secondo la teoria esposta nel film, sarebbe stata la compagna di Gesù Cristo e madre della sua discendenza.

Nel cuore dell’abbazia, Sophie scopre poi ulteriori informazioni sul proprio passato. Qui viene rivelato che lei è l’ultima discendente diretta della linea di sangue di Cristo, la prova vivente del segreto custodito per secoli da organizzazioni come il Priorato di Sion. La scoperta ha un impatto enorme su Sophie, che deve confrontarsi con il peso della propria identità, ma anche su Langdon, che assiste con rispetto e deferenza a questa rivelazione. Tuttavia, invece di annunciare pubblicamente la verità, Langdon e Sophie decidono di mantenere il segreto, riconoscendo che la fede delle persone non dovrebbe essere scossa da una prova storica o genetica.

Tom Hanks in Il codice da Vinci
Tom Hanks in Il codice da Vinci. Foto di Simon Mein – © 2006 Columbia Pictures Industries, Inc. All Rights Reserved.

Il vero epilogo si svolge però a Parigi. Dopo essersi separato da Sophie, Langdon si taglia accidentalmente mentre si rade e osserva il sangue che scorre nel lavandino. Questo evento lo illumina improvvisamente: ricollegando gli indizi raccolti durante l’intera indagine, capisce che la tomba di Maria Maddalena non è in Scozia, ma a Parigi, proprio sotto la piramide invertita del Louvre, un luogo già visitato all’inizio della storia. Langdon si reca lì di notte e si inginocchia con rispetto sopra il punto dove crede che sia sepolta. La scena finale è suggestiva e poetica, accompagnata dalla voce fuori campo di Langdon che riflette sull’importanza della fede e del mistero.

Storicamente, solo il Gran Maestro del Priorato di Sion conosce l’ubicazione del sarcofago, ma alla fine Robert Langdon riesce a decifrare il codice che lo conduce ad esso. Questo porta a chiedersi: Robert è il nuovo custode di questo segreto? A un certo punto del film, Robert dice anche al suo collega che “solo i meritevoli” possono trovare l’ubicazione del venerato artefatto (il Graal). È quasi come se stesse profetizzando il ruolo che potrebbe assumere alla fine del film. Tuttavia, non viene confermata la sua investitura in questo ruolo e date le sue avventure successive è lecito immaginare che non lo ricopra.

Il significato del finale risiede però proprio in questo equilibrio tra fede e conoscenza. Anche se Langdon è uno studioso razionale e scientifico, ha imparato che alcuni segreti vanno protetti, e che la verità spirituale ha un valore che va oltre la dimostrazione empirica. Allo stesso modo, Sophie sceglie di vivere la propria identità non come un’eredità da sbandierare, ma come una parte del proprio essere. Il film, quindi, si chiude lasciando lo spettatore con una riflessione profonda: alcune verità possono cambiare il mondo, ma la vera rivoluzione avviene quando si decide cosa fare con esse.

Gianmaria Cataldo
Gianmaria Cataldo
Laureato con lode in Storia e Critica del Cinema alla Sapienza e iscritto all’Ordine dei Giornalisti del Lazio come giornalista pubblicista. Dal 2018 collabora con Cinefilos.it, assumendo nel 2023 il ruolo di Caporedattore. È autore di saggi critici sul cinema pubblicati dalla casa editrice Bakemono Lab.
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