Oscar 2014 commento alla serata magica di Hollywood

Sono sette i premi Oscar che Gravity di Alfonso Cuaròn si porta a casa da questa 86esima notte degli Oscar. E dopotutto potevano essere solo di più e non di meno, perché il film con Sandra Bullock è senza dubbio il migliore prodotto che quest’anno ha calcato il palcoscenico del Dolby Theatre. La cerimonia (qui i dieci migliori momenti), presentata con brio, leggerezza e semplicità da Ellen Degeneres è corsa via senza fatica, con piacevolissimi momenti di intrattenimento e con altrettanto piacevoli e commoventi omaggi al passato. Il video In Memoriam, dopo tanto parlarne, è stato un buon compromesso tra omaggi a volti noti e meno noti, mentre il momento amarcord, dedicato al Mago di Oz, è stato elegante e commovente, grazie soprattutto alla bellissima voce di P!nk, che con un abito rosso rubino (non a caso) ha intonato la leggendaria Over the Rainbow.

 

I premi della serata sono stati assegnati come da copione a tutti i favoriti, con qualche brivido qua e là per le migliori sceneggiature: restano a bocca asciutta Jeff Pope e Steve Cogan per la migliore sceneggiatura non originale e David O. Russell per la migliore sceneggiatura originale, favoriti. Vincono invece John Ridley per 12 anni schiavo e Spike Jonze per Her, che è senza dubbio uno dei film che avrebbero meritato qualcosa in più, in un altro universo parallelo dove l’originalità e la bellezza struggente di opere rivoluzionarie e meravigliose come quella di Jonze sono più apprezzate. Felicità un po’ campanilistica per La Grande Bellezza (qui), che porta a casa un meritato premio, anche questo annunciato. Nota a margine: il palco del Dolby è stato l’unico posto in grado di “scomporre” il sempre perfettamente a suo agio e un po’ impettito Tony Servillo, che ieri notte, accanto a Paolo Sorrentino e Nicola Giuliano, appariva come un bambino dallo sguardo emozionato e luminoso. L’Oscar torna a casa, l’Italia rimane saldamente in testa alla classifica del Paesi eteri ad aver vinto più premi per il miglior film straniero. Speriamo adesso di non dover aspettare altri 15 anni per poter tornare a partecipare ad una cerimonia dell’Academy da protagonisti.

Il poker d’assi che ha portato a casa i premi alle performance è stato da manuale, con una bellissima Lupita Nyong’O (12 Anni Schiavo), ancora una volta in questa season premiere una delle meglio vestite, che, nella foto di gruppo, spicca per il magnifico ebano della sua pelle, accanto al candore angelico di un’eterea Cate Blanchett (Blue Jasmine) e in mezzo all’abbigliamento in bianco coordinato di Matthew McConaughey e Jared Leto, impeccabili co-star di Dallas Buyers Club. Un po’ di amaro in bocca resta per Leonardo DiCaprio, elegante, raffinato, composto, bellissimo e ancora una volta senza statuetta; ma lo stesso discorso può farsi per Amy Adams, che alla sua quinta nomination, resta a mani vuote e non a caso Cate Blanchett le ha rivolto un pensiero particolare durante il suo discorso di ringraziamento.

Grande sorpresa invece per l’impeccabile senso dell’equilibrio di Jennifer Lawrence quando ha annunciato la vittoria di McConaughey, dopotutto era già caduta sul red carpet qualche ora prima e due volte in una sera è sembrato troppo persino a lei.

Come da copione, ancora una volta, 12 Anni Schiavo e l’incredibile squadra di Steve McQueen si porta a casa l’Oscar per il miglior film dell’anno; ci abbiamo sperato fino all’ultimo per Gravity, ma alla fine la commovente storia di Solomon Northup l’ha spuntata sull’odissea personale di Sandra Bullock. Non è ormai una novità per gli Academy, che il miglior film e la miglior regia siano assegnati a film diversi, e già lo scorso anno Ang Lee per Vita di Pi e Ben Affleck per Argo si sono spartiti i due ambiti premi. E’ un principio molto oscuro questo che divide i due riconoscimenti, eppure sembra un compromesso accettabile che chiude una stagione dei premi mai come quest’anno un po’ noiosa.

Frozen fa doppietta, vince per Let It Go e per il miglior film d’animazione, forse unico, vero, ma inevitabile grande torto della serata, in quanto, senza nulla togliere al film Disney, in cinquina era presente The Wind Rises, ultimo (forse) film di Hayao Miyazaki, pellicola maiuscola e devastante, vero capolavoro al di sopra di ogni categoria e classificazione.

Ottima Ellen che ha portato un po’ di pop al Dolby, tra pizza e selfie la conduttrice ha fatto un ottimo lavoro, con una conduzione snella e piacevole, accompagnandoci con grande serenità e delicatezza fino alla fine del viaggio.

 

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