Comi-con Episode IV: A fan’s hope – recensione

Nei tempi passati si collezionavano francobolli o per i più marpioni, le classiche farfalle con le quali si pensava di sedurre le ragazze. Dagli anni ’70, grazie a Topolino dalle nostre parti e alla Marvel oltreoceano, si iniziarono a collezionare i fumetti, prevalentemente con protagonisti supereroi ed eroine, soprattutto quando nel mercato entrarono i manga giapponesi.

 

In quegli anni nasceva il Comi-con, convention che si tiene da allora ogni anno a San Diego, che da piccolo ritrovo dove dei nerd occhialuti avevano occasione di parlare con i propri disegnatori preferiti ad un evento gigantesco che attira ora più di 100.000 persone.

Morgan Spurlock è probabilmente un geek come si autodefiniscono gli avventori della manifestazione, e lo dichiara già dal titolo della sua opera, chiaro omaggio al primo episodio di Guerre stellari, Comi-con Episode IV: A fan’s hope. Questo termine, però, e forse non a caso, non viene usato da chi si occupa di fumetti ormai da più di 34anni.

Il documentario analizza le tre tipologie principali di avventore del Comi-con: il giovane nerd appassionato ai manga e di cultura pop, il vecchio estimatore di fumetti collegato al venditore di fumetti che non si vuole separare da loro e gli aspiranti fumettisti.

Il documentario traccia molto bene le distinzioni tra queste tipologie di personaggi, distinguendone i tratti di superficialità che sfiora alle volte il ridicolo come nel caso dei due ragazzini che decidono di sposarsi durante la manifestazione, fino a chi vede questo come  un mestiere, con cui va avanti giorno per giorno.

E’ comunque l’analisi di una comunità ritiene di essere esterna al mondo nel quale vivono il resto dei giorni che li separano da questo evento, e che si ritrova nei giorni della convention indossando i costumi di Wonder Woman o di Hulk.

Spurlock mostra come questo evento per pochi eletti sia diventato, come spesso accade a tutti gli avvenimenti interessanti, semplice ribalta mainstream e devota al cosumismo e alla promozione, visto che  molti film di animazione o con protagonisti supereroi Marvel vengono presentati proprio qui al Comi-con.

Come dice giustamente Kevin Smith, regista di Clerks, frequentatore della convention, speaker e intervistato nel documentario: “Se fossi nato negli anni ’30, le mie discussioni sarebbe girate attorno alla Seconda guerra mondiale, grazie a Dio sono nato in questa epoca e posso parlare anche solo di Wonder Woman e di quando le è stato cambiato il costume”.

Insomma, ad ogni epoca il suo argomento. Ciò non toglie che il Comi-con sia anche una vera mecca per tutti coloro che amano i fumetti e tutto ciò che ci gira intorno, peccato, come dicono i venditori di fumetti verso la fine del documentario, che “l’intorno” stia togliendo terreno ai fumetti, da dove tutto era partito.

Unico personaggio  sempre uguale a se stesso e sempre carico di carisma è Stan Lee, sempre unico e immutabile.

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