At the End of the Day: recensione del film di Cosimo Alemà

At the End of the Day

L’uscita di At the End of the Day segna l’esordio di Cosimo Alemà, affermato regista di videoclip. Come in precedenza hanno fatto in molti, il passo dal mondo della musica al mondo del cinema è facile. C’è da dire che non sempre però da tantissime soddisfazioni. Fortunatamente non è il caso di Alemà, sin da subito acclamato da varie riviste di settore come la nuova linfa vitale del genere horror made in italy, forse un po’ frettolosamente. Infatti il suo film si presenta più come un’opera che ha i connotati di un intenso thriller piuttosto che di un vero è proprio horror. Lo si percepisce sin dalle prime battute, dove il registro stenta a decollare, ingabbiato in una premessa forse eccessivamente prolissa.

 

At the End of the Day, il film

D’altro canto però sono evidenti le capacità tecniche del regista che gira piuttosto bene il suo film, forse eccessivamente legato ad uno stile, neanche a dirlo da videoclip che, se da un lato si adatta al contesto filmico, dall’altro potrebbe rappresentare in futuro un grosso limite, relegando il regista ad uno sterile manierista privo di quella personalità e quell’anima che contraddistingue i registi cinematografici. Ma i limiti del film in questione sono altri.

In primis un plot abusato (visto e rivisto) che regala a At the End of the Day un destino troppo poco originale. Non contribuisce ad arricchire la storia la sceneggiatura che oltre a ritardarne il decollo, manca decisamente di quei connotati strutturali che avrebbero decisamente contribuito alla causa del regista. Si inizia dai soliti luoghi di “genere”, passando per un inefficiente suspence, finendo a snodi narrativi che sono prevedibili e scontati, delineando sin dall’inizio quello che sarà l’evoluzione finale dei personaggi.

La mancanza di una storia si sente troppo, e anche se i richiami dichiarati a film come Un tranquillo week end di paura e Non aprite gli occhi strizzano l’occhio al cinefilo incallito, rimane l’amarezza di una storia che non appassiona, dove la forma prevale sempre sul contenuto. Tutto sommato, At the End of the Day rimane godibile, più per qualità tecnica del regista che per la completezza dell’opera. Ma in fin dei conti, ad un film come questo, non si chiede di sbalordirci, quindi il suo sporco lavoro lo fa: intrattenerci. Non ci resta che attendere la seconda opera per vedere se la forma troverà equilibrio con i contenuti.

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