Oltre il mare: recensione del film di Cesare Fragnelli

Oltre il mare film

Distribuito da Microcinema e in uscita nelle sale italiane il 30 settembre, Oltre il mare segna l’esordio di Cesare Fragnelli, regista pugliese autore di numerosi cortometraggi. Scenario delle vicende è Otranto, dove un gruppo di giovani universitari decide di trascorrere le vacanze estive. In Oltre il mare il gruppo è composto inizialmente da cinque ragazzi, Sergio (Alessandro Intini), Francesco (Alberto Galetti), Susan (Giulia Steigerwalt), Giordano (Nicola Mocella) e Guglielmo (Mario Claudio Recchia), accompagnati da tre amiche d’infanzia, Nicoletta (Carlotta Tesconi), Alessandra (Francesca Perini) e Carmen (Lidia Cocciolo). Presto però arrivano da Londra le tre nipoti del professor Ciampi (Cosimo Cinieri): Angie (Laura Bardiger), Mary (Loredana D’andrea) e Betty (Elizabeth Saragnese). Le giovani inglesi si aggregano al gruppo, e questo porterà i ragazzi a non badare più ai propri limiti, né tanto meno alle rispettive fidanzate e ai genitori in ansia.

 

Fragnelli offre al pubblico il ritratto della gioventù odierna, o perlomeno come lui la vede: troviamo il leader bello, carismatico e libertino, il ragazzo introverso alle prese con le pene d’amore, l’alternativo sinistroide, l’aspirante showgirl e le classiche studentesse inglesi incuriosite dall’Italia. Purtroppo fin dal primo momento si capisce come il regista, più che personaggi, abbia messo sul set degli stereotipi non solo noti, ma probabilmente anche superati: voler racchiudere un’intera generazione di ventenni in quattro-cinque modelli comportamentali risulta un tentativo molto azzardato, anche perché molti ragazzi non si riconosceranno affatto nei personaggi di Oltre il mare.

Tuttavia la maggior pecca della pellicola riguarda soprattutto la scarsa profondità dei protagonisti, caratterizzati da una psicologia debole e con un background inesistente. Ecco quindi che il film si snoda tra tradimenti, baldorie, gozzoviglie, rapporti sessuali a iosa (anche quelli omosessuali) e banali dialoghi: di fronte a questo susseguirsi di elementi a sé stanti si fatica a trovare il senso che il regista (forse) vuole trasmettere. Non bastano purtroppo un paio di scene drammatiche a rivitalizzare una sceneggiatura infarcita di banalità e luoghi comuni.

Unici elementi degni di nota sono rappresentati da un ottimo Cosimo Cinieri, nelle vesti del professor Ciampi, che grazia il finale del film con un discorso dall’altissimo valore poetico, e dal giovane Alessandro Intini, il solo attore a trasmettere vitalità e carisma. Chissà se per quest’ultimo non si prospetti una carriera degna di nota.

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