L’amore inatteso: recensione del film di Anne Giafferi

L'amore inatteso

Tratto dal best-seller “Catholique Anonyme” di Thierry Bizot, marito della regista nonché autore del soggetto autobiografico del film, l’opera prima di Anne Giafferi osserva con leggerezza il rapporto tra credenti e scettici, ridendo garbatamente dei clichè della Chiesa Cattolica, ma anche dei facili pregiudizi nei confronti della religione. L’amore inatteso si pone dunque come un discreto elogio della spiritualità, intesa anzitutto come apertura alla riflessione, come capacità di porsi domande e di aprirsi al prossimo.

 

In L’amore inatteso la vita di Antoine (Eric Caravaca), brillante avvocato francese sulla quarantina, sembra essere perfetta: sposato con l’affascinante Claire (Arly Jover) e padre di due figli, conduce una vita agiata circondato dall’élite intellettuale di Parigi.

In seguito ad un colloquio con un insegnante del figlio maggiore Arthur (Quentin Grosset), adolescente sensibile e introverso, viene invitato a frequentare un corso di catechesi per adulti. Dopo il primo incontro, deriso scetticamente insieme a moglie e amici, Antoine inizia a non poter fare a meno degli appuntamenti bisettimanali in parrocchia.

Il percorso intrapreso segretamente dal protagonista, che “confessa” il nuovo interesse solo alla sorella Hortense (Valérie Bonneton), lo aiuterà nel mettere a fuoco quelle fragilità che per troppo tempo la routine quotidiana era riuscita a nascondere. Tramite la fede raggiungerà una nuova consapevolezza di sé, punto di partenza per ricucire i difficili rapporti con Arthur e con il burbero padre (Jean-Luc Bideau), da sempre teso a favorire il figlio nullafacente Alain.

L’amore inatteso, il film

A tal proposito, i meccanismi famigliari sono analizzati nella loro complessità, senza alcun giudizio: la volontà della regista è infatti quella di sviscerare le motivazioni alla base dei conflitti, più che di trovare un vero e proprio “colpevole”.

L’amore per il dettaglio, tipica dei film francesi, va di pari passo all’utilizzo dei silenzi, qui sempre giustificati nonché veicolatori di messaggi precisi. Il tutto, supportato da un ottimo cast e da una sceneggiatura forte ed equilibrata, in cui spicca – tra tutti – il discorso finale di Antoine, una sorta di confessione/auto-analisi in cui si racchiude l’intero percorso di crescita personale seguito dal protagonista.

Prodotto dalla Elephant Story e distribuito dalla Microcinema, L’amore inatteso sarà nelle nostre sale dal 21 marzo, con tre anni di ritardo rispetto all’uscita francese.

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Ilaria Tabet
Laureata alla specialistica Dams di RomaTre in "Studi storici, critici e teorici sul cinema e gli audiovisivi", ho frequentato il Master di giornalismo della Fondazione Internazionale Lelio Basso. Successivamente, ho svolto uno stage presso la redazione del quotidiano "Il Riformista" (con il quale collaboro saltuariamente), nel settore cultura e spettacolo. Scrivere è la mia passione, oltre al cinema, mi interesso soprattutto di letteratura, teatro e musica, di cui scrivo anche attraverso il mio blog:  www.proveculturali.wordpress.com. Alcuni dei miei film preferiti: "Hollywood party", "Schindler's list", "Non ci resta che piangere", "Il Postino", "Cyrano de Bergerac", "Amadeus"...ma l'elenco potrebbe andare avanti ancora per molto!