Smile 2, recensione della ritorno della maledizione

Parker Finn torna a sorridere con il sequel del fenomeno horror del 2022.

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Amante delle ‘Cursed Chain Story‘, Parker Finn ha già qualche idea su come concludere quella che potrebbe presto svilupparsi in una trilogia, ammesso che la risposta del pubblico sia positiva nei confronti del nuovo Smile 2, in sala dal 17 ottobre distribuito da Eagle Pictures.

 

E probabilmente sarà così, a vedere questo secondo capitolo e la volontà dello stesso regista di mettersi alla prova con una storia diversa da quella dello Smile del 2022 (suo film d’esordio dopo un paio di corti), all’epoca realizzato lasciando in sospeso più di uno spunto. A legare il sequel al precedente – oltre naturalmente al demone ghignante – ritroviamo il Joel di Kyle Gallner, in un cast completato da Raúl Castillo, Miles Gutierrez-Riley, Ray Nicholson, Lukas Gage e Dylan Gelula in ruoli più o meno secondari, e da una pletora di attori di pregio come Rosemarie DeWitt e Peter Jacobson, l’ex Taub di Dr. House, non a caso chiamato a vestire i panni di un infermiere con ambizioni da salvatore. Su tutti, la sorprendente Naomi Scott, cantante con tre album all’attivo, prima di quello registrato come Skye Riley per il film, e nome caldo dopo esser stata una delle Power Rangers del 2017 e la Jasmine dell’Aladdin del 2019 (oltre all’ingegnere che dà il via alla vicenda del Charlie’s Angels di Elizabeth Banks).

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Smile 2 Naomi Scott
Smile 2 Naomi Scott – Paramount Italy

L’incubo continua, la maledizione va in tour

Come detto, è lei Skye Riley, famosa star della pop music appena uscita dalla riabilitazione e pronta a tornare in tour dopo un terribile incidente – nel quale era morto il suo compagno Paul Hudson (Nicholson) – e dopo aver superato la propria dipendenza da alcol e droghe. Il momento peggiore per incappare nella terribile maledizione, quando un suo ex compagno di classe si suicida davanti a lei dando il via a una serie di eventi sempre più terrificanti e inspiegabili. La pressione dell’opinione pubblica, degli obblighi nei confronti dei fan e della immagine faticosamente riconquistata fa il resto, finendo per schiacciarla e rischiando di far finire male gli appuntamenti fissati dalla madre-manager (DeWitt). La giovane inizierà così a dover rivalutare i propri principi, le priorità e un passato non esattamente cristallino, nella speranza di non soccombere al Male e di fermarne la diffusione.

Smile 2 è l’horror che sorride

Sarà l’ultima cosa che vedrai” recita il pay off del film, contraddicendo le prospettive di cui sopra e la buona stella che accompagna questo film sin dall’inizio. Sin dall’esordio di Parker Finn, che nel 2022 era previsto andasse su Paramount+ e che dallo streaming è riuscito ad arrivare sui grandi schermi di tutto il mondo. Come farà con questo sequel, dotato persino con un budget più alto, come decisamente evidente nella messa in scena della storia della pop star protagonista e in molte scene, ottimamente gestite dal regista, che si mostra capace di dilettarsi – e dilettarci – con stacchi, movimenti di camera e un montaggio finale (gestito dall’Elliot Greenberg collaboratore di Alexander Aja e i fratelli Dowdle) calibrati e che danno al risultato finale ritmo ed equilibrio.

Rispetto dei canoni e tante sorprese

Smile 2 Ray Nicholson
Smile 2 Ray Nicholson – Paramount Italy

Ma a mantenere più di quanto promesso concorre sicuramente la sceneggiatura dello stesso Finn, che qui oltre ad ampliare la portata della ‘catena’ e del contesto, si sbilancia addirittura su uno sviluppo più specifico del trauma della vittima. Senza andare a cercare i vari riferimenti al Cure di Kiyoshi Kurosawa o il Safe di Todd Haynes, citati dal regista come alcuni degli esempi avuti in mente nel pensare al suo Smile, nel suo lavoro si riscontra sicuramente il rispettando ai canoni del genere tanto quanto il tentativo – riuscito – di approfondire il personaggio principale e mettere in scena una serie di tematiche molto attuali e sentite come la depressione e lo stress determinato dall’ambiente esterno e le aspettative altrui, le derive di una società nella quale l’immagine è tutto, insomma. Ma soprattutto di concentrarsi sul discorso del controllo, centrale anche già nel primo film. Un controllo su di sé che la protagonista cerca di recuperare, contro il demone (o “parassita” come viene definito a un certo punto, anche allegoricamente) che l’ha posseduta, ma che la povera Skye ha già perduto prima ancora di esser maledetta, per cause fin troppo reali, come la droga e le dipendenze in generali, spesso scappatoia dalle pressioni cui si faceva riferimento, e non solo per i più giovani.

Divertente notare come anche in questo caso – pur diversamente – sia stato scelto il mondo della musica per ambientare un nuovo ‘incubo’ dopo il Trap di M- Night Shyamalan, e doverso sottolineare come tra i pregi del film ci sia sicuramente la coreografia di una delle scene più terrificanti e drammatiche che proprio l’ambientazione musicale regala a questo capitolo. Uno dei vari, in un film che in certi momenti rischia, e si affida, inevitabilmente quanto comprensibilmente, anche a modelli un po’ convenzionali, ma che regala un finale che – per quanto intuibile nel corso della vicenda – resta decisamente intrigante, soprattutto in prospettiva di un terzo capitolo (ma anche a prescindere). E uno dei più riusciti jumpscare degli ultimi anni, ‘facile’ come tutti i jumpscare, ma più sensato del solito e di diritto tra i migliori.

Smile 2
3.5

Sommario

Smile 2 amplia e approfondisce in maniera più specifica il canone orrorifico del primo film.

Mattia Pasquini
Mattia Pasquini
Nato sullo scioglimento dei Beatles e la sconfitta messicana nella finale di Coppa del Mondo, ha fortunosamente trovato uno sfogo intellettuale e creativo al trauma tenendosi in equilibrio tra scienza e umanismo. Appassionato di matematica, dopo gli studi in Letterature Comparate finisce a parlare di cinema per professione e a girare le sale di mezzo mondo. Direttore della prima rivista di cinema online in Italia, autore televisivo, giornalista On Air e sul web sin dal 1996 con scritti, discettazioni e cortometraggi animati (anche in concorso al Festival di Cannes), dopo aver vissuto a New York e a Madrid oggi vive a Roma. Almeno fino a che la sua passione per la streetart, la subacquea, animali, natura e ogni manifestazione dell'ingegno umano non lo trascinerà altrove.

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