{"id":329712,"date":"2016-11-23T16:16:32","date_gmt":"2016-11-23T15:16:32","guid":{"rendered":"http:\/\/www.cinefilos.it\/?p=329712"},"modified":"2016-11-23T16:16:32","modified_gmt":"2016-11-23T15:16:32","slug":"why-worry-production-zemeckis","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/www.cinefilos.it\/tutto-film\/interviste\/why-worry-production-zemeckis-329712","title":{"rendered":"Why Worry Production: incontro con Diego Panadisi e Pietro Silvestri"},"content":{"rendered":"

Dietro un grande blockbuster pop <\/em>a stelle e strisce c\u2019\u00e8 sempre la lunga e sapiente mano degli artisti dei Visual Effects, <\/em>gli unici in grado di realizzare l\u2019impossibile \u2013 o, almeno, l\u2019improbabile \u2013 con sofisticati software, estro e creativit\u00e0: solo cos\u00ec \u00e8 possibile vedere, sul grande schermo, un\u2019invasione aliena senza dilapidare l\u2019intero budget a disposizione o senza scomodare gli inquilini di altre galassie.<\/p>\n

\u00c8 ci\u00f2 che il regista tedesco – ma naturalizzato statunitense – Roland Emmerich <\/strong>ha saputo, sapientemente, orchestrare fin dagli esordi della sua carriera nel cinema, realizzando film cult <\/em>che hanno riscritto \u201cl\u2019immaginario della catastrofe\u201d pi\u00f9 recente: Fantasmi ad Hollywood, Moon 44 \u2013 Attacco alla Fortezza, Stargate, Independence Day, Godzilla, The Day After Tomorrow, 10.000 AC, Sotto Assedio \u2013 White House Down e Independence Day \u2013 Resurgence <\/em><\/strong>sono stati resi possibili solo grazie al lavoro delle societ\u00e0 di Visual Effects che vi hanno preso parte.<\/p>\n

Nell\u2019ultimo capitolo della \u201csaga\u201d di Independence Day Resurgence, <\/em><\/strong>uscito in sala nel 2016, ha preso parte alla post produzione anche una societ\u00e0 italiana di produzione impiegata nell\u2019ambito pubblicitario, cinematografico e nei Visual Effects, la Why Worry Production.<\/strong><\/p>\n

Noi di Cinefilos.it <\/strong>abbiamo fatto una chiacchierata con Diego Panadisi (WWP Founder e Visual Effects Producer) <\/strong>e Pietro Silvestri (Visual Effects Project Manager) <\/strong>per scoprire qualche dettaglio in pi\u00f9 sul mondo della post produzione, i suoi segreti, le sue potenzialit\u00e0 e analizzare la loro esperienza hollywoodiana insieme ad Emmerich.<\/p>\n

Why Worry Production<\/strong>: incontro con Diego Panadisi e Pietro Silvestri<\/h2>\n

Come siete approdati in questo progetto hollywoodiano di Independence Day Resurgence<\/em>? C\u2019\u00e8 qualche aneddoto particolare che ci potete raccontare?<\/strong><\/p>\n

Diego: noi collaboriamo da diversi anni con un visual effects supervisor di Los Angeles \u2013 anche se in realt\u00e0 \u00e8 di origini tedesco polacche \u2013 che lavora da diversi anni proprio con Roland Emmerich<\/strong>. Circa quattro anni fa ci \u00e8 stato proposto di lavorare su alcune scene di un film con protagonista Michael Douglas<\/strong>, dal titolo The Reach \u2013 Caccia all\u2019Uomo (Beyond The Reach, 2014) <\/em><\/strong>e diretto da Jean- Baptiste L\u00e9onetti. <\/strong>Il nostro lavoro e il nostro approccio a quest\u2019ultimo sono piaciuti, cos\u00ec hanno deciso di affidarci l\u2019intero film e non soltanto le scene che ci avevano affidato: quando siamo subentrati noi, il film era suddiviso per tre societ\u00e0 che partivano da Los Angeles per arrivare a noi, in Italia; quindi ci dovevamo limitare a fare un pacchetto per uno prima che prendessero la decisione di affidarci tutto l\u2019insieme. Ovviamente il film ci ha dato visibilit\u00e0 \u2013 trattandosi di un grande progetto cinematografico \u2013 permettendoci di entrare in tal modo in questo settore dei visual effects con un prestigioso biglietto da visita in mano. Nel frattempo, abbiamo continuato a lavorare su altri progetti in collaborazione sempre con Los Angeles<\/p>\n

Pietro: come un kolossal<\/p>\n

Diego: s\u00ec, un kolossal americano le cui riprese non sono ancora iniziate (dal titolo Singularity, <\/em><\/strong>sempre per la regia di Emmerich) ma per il quale avevamo gi\u00e0 realizzato gli animatics <\/em>finali del film, costituiti da un aereo che veniva attaccato e che, infine, precipitava.<\/p>\n

Solo dopo l\u2019inizio di quest\u2019altro lavoro, durante l\u2019anno scorso, abbiamo ricevuto la chiamata di Greg<\/strong><\/em> Strasz<\/strong> che ci illustrava la situazione dei Visual Effects di Independence Day Resurgence <\/em><\/strong>sui quali stavano gi\u00e0 lavorando da diversi mesi e, allo stesso tempo, ci proponeva di collaborare con loro realizzando qualche pezzetto di visualizzazione e post visualizzazione che ancora non era stato completato.<\/p>\n

Dopo due\/ tre mesi di visualizzazione e post visualizzazione incentrate sul materiale girato, i live actions <\/em>con gli attori, il compositing <\/em>e il 3D solo intorno a Febbraio\/Marzo abbiamo iniziato a lavorare sulle 20-21 scene del trailer: quelle che poi sono diventati i finals <\/em>per uno dei tre trailers ufficiali (quello ribattezzato Air Defense<\/em>)<\/p>\n

Pietro: Una Chiamata alle Armi, <\/em>era stato ribattezzato cos\u00ec<\/p>\n

Diego: che \u00e8 uscito intorno ad Aprile, quasi a ridosso dell\u2019uscita in sala del film. Successivamente ci \u00e8 stato anche chiesto di lavorare alla logo animation <\/em>di Centropolis, <\/strong>la casa di produzione (Centropolis Entertainment<\/em><\/strong>) fondata da Emmerich che, da oltre vent\u2019anni \u2013 cio\u00e8 dall\u2019uscita del primo Independence Day<\/em><\/strong>– utilizzava la vecchia edizione del logo; noi lo abbiamo rifatto animandolo in stereoscopia e, adesso, aprir\u00e0 ogni film del regista tedesco sia come regista che come produttore. Per noi \u00e8 stato un vero fiore all\u2019occhiello.<\/p>\n

Pietro: aggiungendo qualche dettaglio tecnico\u2026 abbiamo realizzato il logo di Centropolis in 4K stereoscopico. L\u2019unico riferimento video che avevamo era il logo originale di vent\u2019anni fa, che abbiamo deciso di ricostruire ed implementare, visto che si trattava di un bel \u201cpezzetto\u201d d\u2019animazione che non avvertiva, assolutamente, il peso dell\u2019et\u00e0. Siccome sono rimasti molto soddisfatti del risultato finale, a quel punto ci hanno chiesto di lavorare sulle scene di visualizzazione e post visualizzazione che gi\u00e0 avevamo realizzato, visto che si era arrivati agli sgoccioli delle lavorazioni e a ridosso delle scadenze stabilite. A ridosso della scadenza, \u00e8 stato davvero difficile lavorare sull\u2019inizio e la fine del film.<\/p>\n

In quanti stavate lavorando al progetto?<\/strong><\/p>\n

Diego: Eravamo in 25. 25-30 persone nei picchi massimi, tra visualizers<\/em>, illustratori, map paintings, <\/em>animatori etc. Ci hanno proposto di lavorare su una scena emersa in quei giorni, dopo alcuni screenings<\/em>: mancava una sequenza fondamentale per la comprensione del film, non presente nella sceneggiatura originale, ma senza la quale sarebbe stato difficile, per uno spettatore, capire fluentemente la trama e i suoi colpi di scena. Ci hanno mandato qualche immagine primordiale di astronavi aliene e navette pi\u00f9 piccole (ma non la nave madre quanto un modello pi\u00f9 piccolo), e in sole 5 settimane abbiamo realizzato questo shot<\/em> in 3D senza materiali di partenza, solo a partire da alcuni concept<\/em> e da pochi schizzi.<\/p>\n

Pietro: la scena \u00e8 questa: c\u2019\u00e8 un\u2019astronave aliena pi\u00f9 piccola di quella madre, che arriva al bunker della Cheyenne Mountain <\/em>dove si \u00e8 rifugiato il presidente; qui mancava il punto di raccordo che riguardava lo sbarco degli alieni sulla terra. Il nostro compito consisteva nel creare questa astronave che atterrava nel bunker, lo colpisce sparando, lo distrugge e infine spalanca il suo portellone liberando l\u2019alieno che, di l\u00ec a breve, uccider\u00e0 il presidente. Senza dilungarci ulteriormente in altri spoiler del film, abbiamo quindi cercato di creare il modello dell\u2019astronave partendo dal disegno, aggiornandolo di nuovo in base alle richieste di Emmerich (come, ad esempio, la posizione delle braccia, i movimenti, le animazioni etc.), passando dall\u2019inquadratura all\u2019oggetto ricostruito. Ci siamo soffermati sul movimento stesso dell\u2019oggetto e sullo sfondo che avevamo a disposizione: le Cheyenne Mountain <\/em>che abbiamo ricostruito in 2D e in 3D con un map painting <\/em>in 16K; una volta completato questo processo, abbiamo inserito le esplosioni e i materiali ad effetto fluido: tutto questo, in un solo shot, <\/em>evidentemente, molto ricco di dettagli sui quali lavorare.<\/p>\n

Come avevamo gi\u00e0 accennato in precedenza, lavorare in visualizzazione e visualizzazione sull\u2019inizio e la fine di un film del genere \u00e8 stato molto difficile: si trattava di parti fondamentali ed importantissime, e per noi \u00e8 stata una vera fonte d\u2019orgoglio vedere come l\u2019inizio sia rimasto fedele alla nostra visualizzazione mentre la fine \u00e8 davvero molto simile alla nostra idea, a partire semplicemente dagli sfondi utilizzati (il Marocco, L\u2019Area 51). La scena che ci aveva mostrato Emmerich (durante la fase di pre-visualizzazione) era ambientata gi\u00e0 in Marocco ma ci ricordava terribilmente kolossal <\/em>vecchio stile come La Bibbia, <\/em><\/strong>con queste scene cos\u00ec povere e scarne: a quel punto, ascoltammo le esigenze del regista \u2013 il deserto, il Marocco, le montagne innevate \u2013 e decidemmo di assecondarle, iniziando cos\u00ec il nostro lavoro. Alla fine poi non abbiamo accettato i final <\/em>realizzati perch\u00e9 avevamo davvero troppo poco tempo, ma quelli proiettati al cinema sono davvero molto simili ai nostri, rendendoci decisamente soddisfatti dei nostri post viz. <\/em><\/p>\n

Diego: I nostri post viz <\/em>erano davvero molto alti, e abbiamo sempre consegnato tutto in tempi davvero record: per tale motivo siamo stati lodati, fin da subito, per il nostro lavoro, perch\u00e9 abbiamo scelto \u2013in modo volontario \u2013 di spingere molto su questo versante per farci vedere e conoscere, scegliendo di adottare una tendenza opposta rispetto ai grandi colossi del settore che non devono (o non vogliono) dimostrare niente del genere.<\/p>\n

Quanto vi ha \u201caccompagnato\u201d Roland Emmerich, che ruolo ha avuto nel vostro processo creativo? Quanto \u00e8 grande lo scarto tra gli effetti speciali di Independence Day (1996) <\/em><\/strong>e Independence Day \u2013 Resurgence (2016) <\/em>e quanto ha influenzato, il loro percorso, il primo capitolo<\/strong>?<\/p>\n

Pietro: La maggior parte degli artisti che lavora con noi ha iniziato a fare questo lavoro dopo aver visto Independence Day <\/em><\/strong>nel 1996, un film che \u00e8 stato una grande fonte d\u2019ispirazione, come per il nostro supervisore del 3D Alessandro: per lui era qualcosa di assolutamente incredibile! In fin dei conti il primo capitolo vinse un Accademy Award nel 1996 per i Miglior Effetti Speciali, anche se lo scarto \u00e8 significativo: negli anni \u201990 si usavano dei modellini, mentre nell\u2019ultimo film \u2013 2016 \u2013 gli effetti speciali sono molto pi\u00f9 presenti, rispetto a Independence Day <\/em><\/strong>che era piuttosto una commedia basata sui \u201cvedo non vedo\u201d. \u00a0Per quanto gli sviluppi nell\u2019ambito dei Visual Effects abbiano aperto nuove strade e spianato nuove potenzialit\u00e0, ancora non si \u00e8 arrivati alla perfezione assoluta: la ricerca \u00e8 appena iniziata, c\u2019\u00e8 ancora del tempo per cercare di raggiungere altri effetti<\/p>\n

Magari effetti pi\u00f9 totalizzanti, come nelle esperienze \u201cda concerto\u201d che investono tutti e cinque i sensi, anche quelli finora \u201ctrascurati\u201d dal cinema<\/strong><\/p>\n

Diego: esatto\u2026 poi, per quanto riguarda invece la presenza di Roland Emmerich e il suo apporto, noi siamo stati \u201cfortunati\u201d a godere fin da subito della sua vicinanza; poi Greg<\/strong><\/em> Strasz<\/strong>, il suo Visual Effects Supervisor \u201cpersonale\u201d, l\u2019unico impiegato di Centropolis <\/strong>e figura unica nella compagine societaria, \u00e8 a stretto contatto costante con Emmerich: cos\u00ec, anche noi potevamo avere un feedback quotidiano su ogni materiale inviato e parlare di continuo \u2013 attraverso delle conference call<\/em> \u2013 con lui e gli altri supervisors<\/em> riuniti, ascoltando ogni giorno i suoi spunti e le sue ispirazioni che ci comunicava per far progredire il lavoro: ad esempio, certe volte ci mandava dei bozzetti con degli schizzi, costituiti da quattro linee a matita difficili anche solo da decifrare. Siamo riusciti ad instaurare con il regista un rapporto molto efficace, riuscendo a produrre in tempi stretti molto materiale e creando un legame diretto basato sulla fiducia reciproca. Mentre eravamo immersi nel lavoro, ho avuto modo di passare pi\u00f9 di due settimane a Los Angeles proprio nel cuore pulsante del quarter <\/em>della Centropolis Entertainment <\/strong>e la Uncharted Territory <\/strong>di Volker Engel <\/strong>e Marc Weigert <\/strong>(la societ\u00e0 di Visual Effects che, da sempre, collabora con Emmerich), e ovviamente continuavamo a lavorare con l\u2019Italia nonostante il fuso orario e le varie differenze, con Roland sempre presente ed incuriosito dai nostri progressi. \u00c8 uno di quei registi che ha sempre il controllo della situazione e prende le sue decisioni<\/p>\n

Pietro: com\u2019\u00e8 accaduto con la scena finale sulla Cheyenne Mountain, <\/em>che era gi\u00e0 stata realizzata da un altro gruppo di lavoro americano: quando abbiamo visto il risultato finale ci sembrava un po\u2019 scarno, povero; cos\u00ec il nostro supervisore ci ha suggerito di migliorarla un po\u2019. Certe, si potevano creare degli attriti con l\u2019altra societ\u00e0, ma a Emmerich \u00e8 piaciuta la nostra versione e quindi alcuni elementi li abbiamo passati agli altri, all\u2019insegna di un lavoro creativo ed incrociato.<\/p>\n

Diego: l\u2019esperienza di Independence Day \u2013 Resurgence <\/em><\/strong>\u00e8 stata una delle esperienze di post produzione pi\u00f9 complesse che ci siano mai capitate, un vero e proprio banco di prova e di confronto con realt\u00e0 pi\u00f9 grandi e pi\u00f9 strutturate della nostra<\/p>\n

Pietro: s\u00ec, infatti \u00e8 stato affascinante dimostrare come anche noi possiamo essere competitivi<\/p>\n

Diego: siamo finiti nella lista insieme ad altre trenta societ\u00e0 leader nei Visual Effects che hanno collaborato insieme per realizzare il film e, vedere che in questa lista ci siamo finiti anche noi\u2026 \u00e8 stato un vero onore<\/p>\n

\"WhyE\u2026 in Italia? Cosa avete realizzato o cosa realizzerete nel prossimo futuro?<\/strong><\/p>\n

Diego: per adesso in Italia, con la mia societ\u00e0, avevamo lavorato soprattutto nell\u2019ambito della pubblicit\u00e0, producendo e post producendo spot e prodotti video per la comunicazione: questo era il nostro core business <\/em>fino a poco tempo fa; diciamo che, adesso, dopo il progetto di Independence Day \u2013 Resurgence <\/em><\/strong>una fetta importante della mole di lavoro si \u00e8 spostata verso i Visual Effects: bisogner\u00e0 vedere al momento con quale frequenza entreranno nuovi progetti oppure decideremo di scegliere nuovi progetti. Ci sta capitando di parlare di molte cose: alcune ci attirano molto, altre un po\u2019 meno\u2026 stiamo valutando varie proposte, insomma<\/p>\n

Ma solo in Italia o anche all\u2019estero?<\/strong><\/p>\n

Diego: sia italiane che straniere, con piccoli progetti da Los Angeles magari<\/p>\n

E invece di strettamente italiano? Qualche progetto di cui potete gi\u00e0 parlare magari\u2026<\/strong><\/p>\n

Diego: ci piacerebbe terminare le ultime due\/tre piccole sequenze di un progetto \u2013 che hanno dei tempi di rendering <\/em>molto lunghi \u2013 sul quale stiamo lavorando al momento in contemporanea con altri, che purtroppo non ci permettono quindi di potergli dedicare tutto il tempo necessario. Ci piacerebbe moltissimo cominciare a farci conoscere presso altre produzioni e distribuzioni, per mostrare ci\u00f2 che abbiamo fatto fino ad oggi \u2013 soprattutto, Independence Day \u2013 Resurgence <\/em><\/strong>\u2013 per vedere se sono interessati a come lavoriamo e magari ad avviare delle fruttuose collaborazioni. Al momento stiamo solo discutendo sulle possibilit\u00e0 che potrebbero aprirsi per quanto riguarda i film italiani, ma siamo solo in trattative: nessun progetto ci \u00e8 stato ancora pienamente affidato<\/p>\n

Pietro: qua in Italia abbiamo lavorato molto in pubblicit\u00e0 e in tv, per esempio abbiamo realizzato i Visual Effects di una puntata del programma di divulgazione scientifica Ulisse<\/em><\/strong> dedicata a Pompei, nella quale abbiamo ricostruito l\u2019eruzione del Vesuvio su \u2013 appunto \u2013 Pompei stessa ed Ercolano, per poi realizzare in seguito anche un lavoro di compositing<\/em> nella Villa dei Misteri<\/em>: siccome non si poteva girare con gli attori sul set reale, abbiamo deciso di fare una scansione 3D delle sale per poi realizzare, inoltre, un\u2019altra scansione del movimento degli attori registrata nella sede Rai.<\/p>\n

Diego: come progetti cinematografici abbiamo un film horror indipendente per il quale abbiamo realizzato delle piccole sequenze di post viz <\/em>e che per adesso \u00e8 \u201cbloccato\u201d; si tratta di un progetto di Harald Kloser, <\/strong>sempre uno dei co – produttori di Independence Day \u2013 Resurgence<\/em><\/strong> nonch\u00e9 compositore.<\/p>\n

E con Roland Emmerich avete ipotizzato qualche nuova collaborazione?<\/strong><\/p>\n

Diego: ma, in realt\u00e0 abbiamo continuato a collaborare con lui anche dopo il film \u2013 attraverso il logo Centropolis<\/strong>– realizzando un cortometraggio presentato al Sundance Film Festival, <\/em><\/strong>per il quale abbiamo realizzato una scena semplice solo in apparenza: era uno shot <\/em>di 4800 fotogrammi realizzato con il drone, girato nel parcheggio di una scuola deserta che abbiamo riempito di auto, inserendo circa cento personaggi all\u2019interno della scuola: ci abbiamo impiegato due\/tre mesi per dare vita a tutti e creare il risultato finale.<\/p>\n

Pietro: si parlava anche di Moonfall, <\/em><\/strong>il nuovo progetto di Emmerich, ma tutto sembra essersi bloccato dopo l\u2019annuncio del reboot<\/em> di Stargate, <\/em><\/strong>che per adesso sembra aver calamitato del tutto l\u2019attenzione. Si sa ancora molto poco su questo progetto, anche noi siamo in attesa di qualche notizia in pi\u00f9.<\/p>\n

Piccola domanda autobiografica: c\u2019\u00e8 qualche film in particolare che vi ha influenzato per la scelta del vostro mestiere, qualcuno che magari vi ha influenzato particolarmente?<\/strong><\/p>\n

Diego: Personalmente, non essendo un tecnico per quanto riguarda nel senso stretto i Visual Effects, non sono legato ai film dal punto di vista lavorativo quanto da puro spettatore; la mia ispirazione per affrontare questo mondo \u00e8 venuto da altro, dalla mia esperienza personale, con mio padre ingegnere elettronico che progettava impianti audiovisivi professionali fino ai primi anni 2000 e che mi ha fatto respirare, fin da piccolo, quest\u2019aria cos\u00ec \u201ctecnologica\u201d. Prima mi sono avvicinato al video, poi al montaggio e infine alla pubblicit\u00e0 come montatore ed editor, lavorando con software come After Effects.<\/em><\/p>\n

Pietro: io sono un appassionato di documentari e film sperimentali, ai quali mi dedico anche dal punto di vista registico\u2026 i Visual Effects sono simili alla video arte, alla parte pi\u00f9 sperimentale della creativit\u00e0. A tal proposito, non posso non citare quindi i miei maestri Peter Greenaway, Derek Jarman <\/strong>o, in assoluto, Sergei Parajanov.<\/strong><\/p>\n

A proposito di software, quale usate di solito?<\/strong><\/p>\n

Diego: After Effects <\/em>\u00e8 usato molto ma non di solito, magari solo con qualche pezzetto di pre viz<\/em> e post viz<\/em>; di solito preferiamo usare 3DS MAX oppure Nuke. <\/em><\/p>\n

Pietro: abbiamo una nostra farm <\/em>interna con delle nostre postazioni: ci\u00f2 significa che siamo anche cresciuti come infrastruttura proprio per supportare il progetto di Independence Day \u2013 Resurgence, <\/em><\/strong>per poter essere in tal modo pi\u00f9 autonomi. Il coordinamento \u00e8 fondamentale: \u00e8 un\u2019organizzazione perfetta, dove tutto dev\u2019essere tracciato; ci deve essere ogni commento e lo storico di ogni shot<\/em>, e bisogna ripetere questo lavoro per migliaia di shot, <\/em>figuriamoci per un film intero<\/p>\n

Per quanto riguarda il cinema italiano, come lo vedete da spettatori ma soprattutto da addetti ai lavori, soprattutto alla luce di un ultimo anno costellato da successi come Il Racconto dei Racconti o Lo Chiamavano Jeeg Robot? <\/em>C\u2019\u00e8 qualche buona prospettiva per quanto riguarda un\u2019apertura verso il mondo dei Visual Effects?<\/strong><\/p>\n

Diego: premettendo il fatto che ci piacerebbe tantissimo lavorare con Gabriele Mainetti <\/strong>ad esempio.<\/p>\n

Pietro: il cinema digitale in Italia sta arrivando solo adesso: per tale motivo ci piacerebbe realizzar piuttosto degli stage per i registi che magari ancora non conoscono bene le potenzialit\u00e0 dei Visual Effects: manca un po\u2019 un approccio, una conoscenza delle potenzialit\u00e0 a partire proprio dalla progettazione del film stesso; siamo ancora carenti di una cultura digitale e del suo impatto a livello di costi<\/p>\n

Diego: spesso molti registi incappano, a fine film, in quel drammatico momento durante il quale realizzano di non avere pi\u00f9 a disposizione i soldi del budget destinati agli effetti speciali, e cos\u00ec decidono di tagliare i costi; questo \u00e8 uno dei motivi che, fino ad oggi, ci ha tenuti lontani dal mondo del cinema italiano. Meglio non correre il rischio di lavorare male perch\u00e9 ancora non c\u2019\u00e8 troppa organizzazione.<\/p>\n

Si parla da tempo del pericolo latente che, i Visual Effects, possano un giorno soppiantare gli attori \u201cin carne ed ossa\u201d al cinema: secondo voi, questo rischio \u00e8 reale oppure si tratter\u00e0 di una svolta definitiva per contenere certi costi?<\/strong><\/p>\n

Diego: Oggi come oggi mi sembra davvero estremo parlare di un pericolo simile: sono problemi dei quali, magari, potremmo tornare a discutere tra quindici o vent\u2019anni; di solito si apportano effetti estetici praticamente invisibili, di pulizia dell\u2019immagine pi\u00f9 che di compositing <\/em>vero e proprio, e per esempio in Italia si fanno lavori su questa falsariga, concentrati piuttosto sulla correzione dei dettagli: l\u2019unica eccezione italiana al momento \u00e8 rappresentata, appunto, da un film \u201cdi genere\u201d come Lo Chiamavano Jeeg Robot<\/em><\/strong>, <\/em>che tende a seguire quella linea tipicamente americana incentrata sugli sci \u2013 fi <\/em>e, soprattutto, sugli horror: <\/em>la parola chiave per loro \u00e8 il gi\u00e0 citato genere.<\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

Dietro un grande blockbuster pop a stelle e strisce c\u2019\u00e8 sempre la lunga e sapiente mano degli artisti dei Visual Effects, gli unici in grado di realizzare l\u2019impossibile \u2013 o, almeno, l\u2019improbabile \u2013 con sofisticati software, estro e creativit\u00e0: solo cos\u00ec \u00e8 possibile vedere, sul grande schermo, un\u2019invasione aliena senza dilapidare l\u2019intero budget a disposizione […]<\/p>\n","protected":false},"author":97,"featured_media":329714,"comment_status":"closed","ping_status":"closed","sticky":false,"template":"","format":"standard","meta":{"_acf_changed":false,"_jetpack_memberships_contains_paid_content":false,"footnotes":"","jetpack_publicize_message":"#WhyWorryProduction: incontro con Diego Panadisi e Pietro Silvestri","jetpack_publicize_feature_enabled":true,"jetpack_social_post_already_shared":true,"jetpack_social_options":{"image_generator_settings":{"template":"highway","enabled":false}}},"categories":[6],"tags":[56598,58034],"jetpack_publicize_connections":[],"acf":[],"yoast_head":"\nWhy Worry Production: incontro con Diego Panadisi e Pietro Silvestri - 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