david duchovny californication
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Quante cose possono cambiare nel corso di una vita. Impossibile dunque fare progetti a lungo termine, poiché gli obbiettivi fissati il giorno prima possono essere completamente stravolti nel giro di un attimo. Ne sa qualcosa il buon vecchio David Duchovny, studente modello con alle spalle ben due prestigiose lauree in filosofia e letteratura inglese e con davanti un promettente futuro da professore universitario. Ma ecco che il giovane serio e studioso, proprio nel lontano 1990 incappa, quasi casualmente, nel mondo della settima arte, e dopo una fugace apparizione pubblicitaria fa il suo esordio sul grande schermo grazie ad una particina in Una donna in carriera (1988) di Mike Nichols. Grazie alla sua fotogenicità e alle sue sorprenditi doti sceniche, il giovane David, ormai dimentico della sua brillante carriera accademica, decide di proseguire in questa insolita avventura, ottenendo nel 1990 numerose comparsate nella nota serie cult Twin Peaks (1990-1991) creata dal regista visionario David Lynch. Ma è solo dal 1992 che la sua carriera decolla, in primis grazie al ruolo di protagonista nel discusso ed erotico serial Red Shoe Diaries (1992-1996) ideato da Zalman King, e anche grazie ad una parte secondaria nel biopic Charlot (1992) di Richard Attenborough.

 
 

Il 1993 è l’anno della sua grande consacrazione e visibilità internazionale, grazie all’indelebile parte dell’agente speciale Fox Mulder nella nota serie sci-thriller X-Files (1993-2002) di Chris Carter accanto a Gillian Anderson. La serie, incentrata sulle indagini di una coppia di agenti dell’FBI incaricati di investigare su eventi inspiegabili che comprendono rapimenti alieni, creature mostruose e apparizioni fantasmatiche, ottiene un successo strepitoso, diventando un vero fenomeno di culto attraverso le sue ben sette stagioni e creando una folta e redditizia mitologia in grado di attrarre numerosi fans e accrescendo la fama del giovane attore. Nel 1998 viene anche realizzato un primo film tratto dalla serie, The X-Files: Fight the Future, un vero successo di pubblico e critica. Parallelamente al successo televisivo, la fama cinematografica di Duchovny continua a maturare grazie ad alcuni ruoli decisivi, come quello del grottesco scrittore a caccia di serial killer in Kalifornia (1993) accanto a Brad Pitt e Juelitte Davis e il chirurgo alcolizzato Eugene Sands nel thriller Paly God (1997) con Angelina Jolie. Mentre i rapporti con la produzione di X-Files si fanno molto tesi (portandolo ad abbandonare la serie per ben due stagioni), David inaugura il nuovo secolo con alcune film che spaziano fra diversi generi, come la commedia romantica Return to Me (2000), la fantascienza grottesca di Evolution (2001) con Julianne Moore, il musical Zoolander (2001) con l’irriverente Ben Stiller  e il non ben specificato Full Frontal (2002) di Steven Soderbergh, pellicola-omaggio della nouvelle vague francese.

Parallelamente continua a portare avanti la sua presenza in televisione, grazie ad alcune piccole parti occasionali in serie di successo come Millennium e Sex and the City. Ma ecco che nel 2007, proprio dal mondo televisivo, arriva una seconda e inaspettata bomba di successo, grazie al ruolo del disinibito e sboccato scrittore Hank Moody nella nuova serie cult Californication, incentrata sulle avventure e disavventure (sessuali e creative) di un moderno dandy nell’assolata e provocante Los Angeles. La serie eleva Duchovny a vera e propria star planetaria, non senza polemiche, permettendogli di ritornare alla ribalta, ma purtroppo la nuova e sudata fama viene ampiamente affossata nel 2008, grazie al clamoroso flop di pubblico del secondo lungometraggio X-Files: I Want to Believe. Gli ultimi anni sono stati alquanto magri per il povero David, che a parte il continuo successo di Californication, si è trovato a navigare in progetti cinematografici alquanto mediocri, tra cui le due commedie The Joneses (2009) e Goats (2012), mentre di recente è stato avvistato assieme ad Ed Harris nello sciatto thriller-sottomarino Phantom (2013), ispirato alla tragedia del sommergibile sovietico K-129.

Insomma, una carriera alquanto imprevedibile quella di Duchovny, fatta di alti e alcuni (clamorosi) bassi, che però dimostrano soltanto come un attore capace e disponibile ad adattarsi alle più svariate prestazioni, capace di spazzare tra generi e archetipi, sia spesso esposto ai rischi fisiologici della celluloide, materiale dei sogni ma che a volte non perdona. A conti fatti comunque il buon vecchio David può vantare un curriculum di tutto rispetto, che unito alle sue capacità e al suo indubbio fascino, lo porteranno in futuro sicuramente a salire ancora di più la lunga scalata della fama e del successo e verso progetti di più largo respiro. I nostri più sinceri auguri David, per gli amici agente “Fox”.

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