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La terza puntata di House of Cards si addentra nel genere che contraddistingue lo show, il thriller politico, mostrandoci un Frank Underwood impegnato su più fronti, in qualità di membro del partito democratico e di vicepresidente dell’attuale amministrazione. Le storie che tendono a mitigare la tensione sono quelle di Rachel e Lucas, vittime di un sistema più complesso di loro, dal cui la prima scappa e l’altro tenta di ostacolarlo.

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Chapter 16 si svincola dal ritmo dei primi due episodi preparatori, per introdurre le novità che Frank (Kevin Spacey) affronta in qualità di vicepresidente. La nuova carica lo costringe a scontrarsi con il congresso in una nuova veste che non è quella di “spostare” voti e condurre lievi contrattazioni. La sua carica ora è esposta e nota a molti, rappresenta e incarna le vittorie e i fallimenti di questa amministrazione che deve seguire il programma che ha permesso al presidente di insediarsi nella stanza ovale.
Dal canto suo Frank ha molta esperienza nell’ambiente nel Congresso, difatti nelle ore che precedono il voto notiamo come sia a suo completo agio nel palazzo del senato, conoscendo i vari tipi di escamotage anticipa e ottiene comunque il voto che gli serve per rientrare nelle grazie del Presidente Walker (Michel Gill) che nel frattempo era stato imbeccato dal suo consigliere Tusk (Gerald McRaney) riguardo alla troppa audacia del vicepresidente, pretesto che cerca di far riguadagnare al miliardario terreno che aveva perso precedentemente.
Intanto Lucas (Sebastian Arcelus) comincia a fare rumore, i suoi tentativi con Christine (Kristen Connolly) sono del tutto vani ma arrivano alle orecchie di Doug (Michael Kelly) che sta cercando di capire quanto il caporedattore del Washington Herald sappia sul deputato Russo e su Zoe. Mentre dal web riceverà l’aiuto dell’uomo che navigando nel cyberspazio può fornirgli le prove che gli servono. Tenuta lontana da tutti c’è la testimone, Rachel (Rachel Brosnahan), che pur avendo costruito la sua nuova quotidianità è svuotata e depressa, alla ricerca di un calore familiare o da “gentili” sconosciuti con cui non può parlare  e da cui Doug le impone di restare alla larga.

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L’episodio sembra congedare alcuni personaggi – Janine – e introdurne di nuovi – Connor – rinnovando la sua struttura con il progredire nella storia che contribuiscono all’ottima fattura delle serie. Ma introducendo la personale faida di Lucas perde qualche colpo, i complotti governativi con la rete che cerca di stanarli sono argomenti visti e rivisitati nei thriller dell’ultimo decennio, aggiungendo così una ridondanza che è fuori dalle corde della serie. Difatti, quando la politica di Frank trova il giusto spazio, il ritmo, così come il coinvolgimento, incanta lo spettatore che vede per la prima volta in televisione una serie che mostra la perpetua doppia faccia della politica e segue le vicende di un protagonista i cuoi ideali sono declinati in ambizione smodata e sete di potere.

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