blake lively paradise beachTra i numerosi film ad alta tensione di questa stagione estiva, esce nelle sale il 25 agosto Paradise Beach – Dentro l’incubo, pellicola con Blake Lively.

 

La presenza della ex protagonista di Gossip Girl potrebbe bastare a giustificare la visione di questo film da parte di coloro che ne vogliono ammirare le splendide forme fisiche. Primissimi piani, rallenty, montaggio da videoclip musicale. I primi venti minuti di Paradise Beach sono un omaggio gratuito (per modo di dire, se si esclude il prezzo del biglietto) all’attrice resa famosa dello show The CW, che in effetti si mostra in tutto il suo splendore.

Lively interpreta Nancy, una studentessa di medicina reduce dal trauma della morte della madre. Desiderosa di solitudine e libertà, Nancy si reca a surfare in una sperduta spiaggia messicana, conosciuta tempo addietro con la genitrice. Inconsapevole della presenza del peggiore dei predatori marini, la ragazza – una volta ferita e tramortita – cercherà mille espedienti diversi per tenersi cara la pelle.

Blake Lively tra set, red carpet, famiglia e un futuro da diva

Girato in parte nella suggestiva Gold Coast australiana, e in parte in una gigantesca piscina appositamente costruita, il film si avvale dell’aiuto di Scott E. Anderson, supervisore degli effetti speciali, che qui fa un buon lavoro con la CGI dello squalo e delle riprese subacquee.

Tuttavia Paradise Beach – Dentro l’incubo si conferma un film privo di anima. Uno script risicato e i primi piani del lato B della Lively non bastano a giustificare 86 minuti. I comportamenti della protagonista risultano sovente poco logici, mentre le reazioni fisiologiche che chiunque dovrebbe manifestare in certe estreme circostanze sono al limite del reale.

Se l’intento era, evidentemente, quello di rimandare la memoria dello spettatore a uno dei pilastri del cinema di genere, ovvero Lo Squalo, la pellicola si copre da sé di ridicolo, prendendo per giunta maledettamente sul serio una storia che – per modalità espressive e raziocinio – rende quasi più dignitosi gli adattamenti raffazzonati dei film dell’Asylum (si veda l’ironico Sharknado).

Non pago di ciò, il regista Jaume Collet-Serra inserisce una palese citazione riferita a quel The Blair Witch Project che tanti danni ha causato al cinema dalla camera a mano “facile”, rendendo maggiormente patetica una protagonista monocorde e irreale.Paradise Beach

- Pubblicità -