
The Lack rappresenta le quattro variazioni sul tema de la “mancanza”. Un film interpretando da sei personaggi femminili, immersi in una natura silenziosa e primitiva, che affrontano il loro viaggio di conoscenza in una natura sublime e misteriosa ripercorrendo il loro percorso interiore, cercando di ricomporre i pezzi della loro esistenza frantumata e di colmarne il vuoto.

La regia studia attentamente, come solo la video arte riesce a
fare, ogni dettaglio, fuoco e movimento di macchina per entrare in
sintonia più con il flusso di coscienza che con un impostazione
dialettale, i film diventa così un caleidoscopio di colori e
immagini suggestive da vari scenari del mondo che cercano di
sposare l’intimo travaglio che queste donne, nel silenzio delle
parole, cercano di vivere ed emergere restituendo anche la forza
con cui il gentil sesso mostra la sua più intima fragilità.
Seppur le interpretazioni delle attrici siano state convincenti è
il lavoro di Benny Atria che completa il film.
Attraverso il suono, caratterizzato da rumori e respiri interrotti
da un emozione crescente, nonché dal montaggio di immagini,
sincopate nelle scene più tormentate e contraddistinto da lunghe
dissolvenze nel raccordo tra un racconto e l’altro, che riescono a
riportare l’esatta unità visiva che rende il film completo.
Ciò in cui pecca la sceneggiatura è la troppa poetica ed ermeticità
con cui viene affrontato il tema. Se le storie riescono a ricreare
l’esatta dimensione sensoriale ed emotiva della mancanza di queste
donne, spesso il “discorso” si perde in un passaggio
autoreferenziale di troppo a discapito del coinvolgimento dello
spettatore, che subisce passivamente la scena più che partecipare
all’enorme potenza visiva del film.


