Ecologia, Paesi dell’Est e anche un film come ‘Caterpillar’ contro la guerra e nel riscatto delle donne. Questi i temi che hanno vinto questa 60/a Edizione di un Festival di Berlino un po’ sotto tono anche per l’evidente crisi economica. Ma soprattutto a vincere contro la cattiva sorte che lo ha colpito è stato Roman Polanski che con ‘L’uomo nell’ombra’ (nelle sale italiane con la 01 dal 9 aprile) aveva comunque ipotecato un premio da ritirare anche solo come segno d’affetto da parte del mondo del cinema (un premio comunque, nel suo, del tutto meritato).

L’orso d’oro comunque lo cattura un film totalmente diverso dal noir di Polanski ovvero ‘Honey’ (Miele) di Semih Kaplanoglu, una storia semplice di un raccoglitore di miele e di suo figlio che piacerebbe sicuramente al nostro Ermanno Olmi e che si svolge nel paesaggio più bello possibile: le montagne dell’Anatolia. Ma ben due premi li prendono due Paesi dell’Est come Romania e Russia entrambi con due film minimalisti e forti. ‘Come ho finito questa estate’ del russo Alexei Popogrebsky ottiene infatti il premio per la migliore fotografia e l’orso d’argento andato alla coppia di attori Grigori Dobrygin e Sergei Puskepalis. Sono loro i due straordinari protagonisti di una storia dai risvolti tragici, di lotta e riconciliazione, nello scenario desolato e apparentemente incontaminato di una base meteorologica dell’Artico.

Ma due premi li ottiene anche il film romeno ‘If I wont wistle I wistle’ ed esattamente il premio per l’innovazione e quello, secondo per importanza, ovvero l’orso d’argento della giuria. In quest’ultimo caso nello stile tipico dell’ultima produzione di questo paese, capace di leggere in chiave paradossale il reale, si racconta la vita di un pregiudicato diciottenne. E questo da quando esce dalla prigione fino all’incontro con la madre che lo aveva abbandonato da bambino. Infine un premio non da poco, quello della migliore attrice, che é andato alla giapponese Sninobu Terajima per il film ‘Caterpillar’ di Koji Wakamatsu. Un premio ben meritato visto che la donna interpreta una moglie costretta ad accogliere un marito che torna dalla guerra cino-giapponese del 1940 come un resto umano. Ovvero è senza gambe e braccia e ha il volto sfigurato ed incapace di parlare. Un’accoglienza da parte della donna inizialmente nel segno di quel rispetto che è proprio della cultura giapponese verso l’uomo, ma le cose con il tempo cambieranno.

I VINCITORI DELLA 60MA EDIZIONE – Ecco i vincitori della 60/a edizione del Festival cinematografico di Berlino assegnati stasera dalla giuria internazionale: – Orso d’Oro per il miglior film: a Bal (Miele) del regista turco Semih Kaplanoglu. – Orso d’Argento/Gran Premio della giuria: a Se voglio fischiare fischio di Florin Serban – Orso d’argento per la migliore regia: a Roman Polanski per Ghostwriter -Orso d’argento per il miglior attore: Grigori Dobrygin e Sergei Puskepalis ex aequo per il film How i ended this summer – Orso d’argento per la miglior attrice: a Shinobu Terajima per il film Caterpillar. – Orso d’argento per lo straordinario contributo artistico: a Pavel Kostomarov per il film How i ended this summer – Orso d’argento per la migliore sceneggiatura: al film cinese Tu an yuan (Insieme separati) del regista e sceneggiatore Wang Quanan – Alfred Bauer Prize: ancora a Se voglio fischiare fischio.

L’ORSO D’ARGENTO AL GRANDE ASSENTE POLANSKI – La Berlinale celebra il grande assente Roman Polanski. Mentre il suo The Ghostwriter (L’uomo nell’ombra) viene premiato con l’Orso d’argento, il regista è in Svizzera, nel sui chalet della stazione alpina di Gstaad, agli arresti domiciliari. Un’assenza ‘ingombrante’: anche alla conferenza stampa del film a Berlino non si era parlato altro che di Polanski, che ne ha seguito maniacalmente tutta la post-produzione quando era già agli arresti. Pierce Brosnan, uno degli interpreti, aveva definito il regista “un uomo dalla vita intensa e di una grandezza inesprimibile. Appena ho saputo del suo arresto sono rimasto choccato e ho pensato alla sua famiglia e ai figli”. Anche il protagonista Ewan Mc Gregor ne aveva parlato con affetto: “La sua assenza si sente anche di più perché conosce ogni particolare delle cose che fa e che fanno il suo cinema”. The Ghostwriter – che vede il ritorno del regista del Pianista al thriller e uscirà nelle sale italiane il 9 aprile per 01 Distribution con il titolo L’Uomo nell’ombra – è basato sul romanzo omonimo di Robert Harris (ex cronista politico inglese e co-sceneggiatore con lo stesso regista) pubblicato in Italia da Mondadori nel 2007. E’ la storia di uno scrittore inglese (McGregor) che accetta di completare le memorie dell’ex primo ministro britannico Adam Lang (Brosnan), un personaggio che ricorda molto Tony Blair. L’incarico gli arriva dopo la misteriosa morte del suo predecessore in un disgraziato incidente. Quando lo scrittore raggiunge l’ex premier in un’isola sulle coste orientali degli Stati Uniti, esplode uno scandalo: Lang viene accusato di attività illegali, connesse a terrorismo e torture. E mentre l’isola di colpo si riempie di giornalisti e manifestanti, lo scrittore comincia a sospettare che il suo predecessore abbia scoperto qualcosa di terribile che collega Lang alla Cia e a temere per la sua vita. Ma Polanski non c’era a raccontare la sua nuova fatica perché è stato arrestato il 26 settembre 2009 all’aeroporto di Zurigo, in esecuzione di un mandato di cattura spiccato dalla procura di Los Angeles per atti sessuali con una tredicenne, avvenuti nel 1977. Dallo scorso dicembre è in assegnazione alla residenza di Gstaad, dove si trova tuttora. Le autorità svizzere si pronunceranno infatti sulla sua estradizione negli Usa solo dopo che la giustizia americana avrà detto l’ultima parola sulla domanda di Polanski di essere giudicato in contumacia.

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