Infinity: a luglio i DOC realizzati con il crowdfunding di Produzioni dal Basso

Infinity

Pugni Chiusi, Alé e Vivaio Italia, i tre docufilm selezionati nell’ambito della call “Games”, lanciata da Infinity – servizio di video streaming on demand – sulla community di crowdfunding Produzioni dal Basso, hanno raggiunto l’obiettivo del 50% del budget complessivo grazie alla raccolta fondi, ottenendo così il cofinanziamento da parte di Infinity per il restante 50% e l’inserimento nel palinsesto della piattaforma a partire da luglio 2019.

 

La call for crowdfunding, conclusasi lo scorso 24 gennaio, ha permesso ai tre documentari finalisti – che raccontano storie diverse ma sono accomunati dal fil rouge dello sport come veicolo di cambiamento sociale – di trasformarsi da idea in realtà, ottenendo i fondi necessari per iniziare le riprese. Un traguardo importante, come sottolinea Paolo Falanga, direttore commerciale di Infinity: “Anche stavolta siamo soddisfatti del traguardo raggiunto insieme a Produzioni dal Basso con la call di crowdfunding che si è appena conclusa. L’attività ci ha permesso di sostenere il talento e la scoperta di nuove idee, punti che si inseriscono a pieno titolo nell’ottica del nuovo posizionamento di Infinity orientato sul cinema. L’innovazione e la scoperta di nuovi talenti sono sempre stati un punto chiave del nostro servizio e oggi più che mai desideriamo dargli spazio”.

Tante le novità che riguardano i tre documentari, progetti in fieri che, prima dell’inserimento definitivo nel palinsesto di Infinity, si arricchiranno di contributi preziosi. Come Vivaio Italia, l’inchiesta sul calcio italiano nata dall’idea del giovane reporter Luca Rinaldi, il quale, nei prossimi mesi, farà visita a molte realtà protagoniste del panorama calcistico nazionale. A partire dai settori giovanili di Parma e Atalanta (da anni fiore all’occhiello del calcio giovanile professionistico in Italia), per poi proseguire con interviste esclusive ad allenatori, preparatori, osservatori e procuratori, che riveleranno un dietro le quinte poco conosciuto. «Sarà un viaggio interessante per capire lo stato di salute del calcio italiano, non tanto di quello presente, ma di quello futuro. Allo stesso modo l’idea che muove tutto è quella di raccontare la vita dei ragazzi che popolano i settori giovanili in Italia, ma anche di far emergere le vicende di chi prova a migliorare questo mondo, non soltanto da un punto di vista sportivo ma anche umano e di sostenibilità» – commenta Rinaldi, spiegando come prenderà forma il documentario, della durata complessiva di circa 40’.

In 70 minuti, invece, verrà raccontato il mondo dell’arrampicata sportiva dai protagonisti di Alé, un altro dei tre docufilm che hanno raggiunto il goal del crowdfunding. Il prossimo 10 febbraio cominceranno ufficialmente le riprese, nella suggestiva cornice di Colle dell’Orso, nelle Marche. “E’ stato sicuramente bello – anche se difficile – raggiungere l’obiettivo economico della campagna di raccolta fondi ed è stato fantastico percepire il calore e la fiducia delle persone che hanno creduto in noi e nel progetto. Ci teniamo a ringraziare in particolare la comunità di arrampicata che, da ogni parte d’Italia, ci ha sostenuto per farci arrivare all’obiettivo. La strada è in salita e adesso inizia la parte più dura, perciò: Alé!” – dichiara Roberta Santoro, fondatrice, insieme a Marco Zingaretti, Federico Giovannini e Giada Gentili, della Soul Film Production, la casa di produzione indipendente del documentario.

Primo ciak a febbraio anche per Pugni Chiusi, il terzo docufilm che ha ottenuto il 50% del budget complessivo grazie alla campagna su Produzioni dal Basso. Il documentario, della durata di 30’, racconta l’omonimo progetto di pugilato attivo all’interno del carcere di Bollate, struttura modello in tutta Italia per le iniziative organizzate al fine di favorire la riabilitazione sociale dei detenuti. Riscattarsi grazie allo sport – in questo caso la boxe – è un’occasione importante per dimostrare che, anche dopo aver commesso un errore, ci si può rialzare, costruendosi una nuova vita e ritrovando il proprio posto all’interno della società. Per questo esiste la possibilità che il progetto si allarghi, coinvolgendo altri penitenziari italiani, come conferma anche Alessandro Best, ideatore di Pugni Chiusi: “Tramite questo documentario vorrei avvicinare i cittadini alle questioni legate alla detenzione e alla riabilitazione, mi piacerebbe che “Pugni Chiusi” diventasse un manifesto per le tante iniziative volte al reinserimento dei detenuti nella società. Il carcere deve essere un luogo non solo di detenzione, ma soprattutto di riabilitazione: tutti possiamo sbagliare e tutti possiamo affrontare i nostri errori e ripartire con una nuova vita”.

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