Festival di Roma 2013

Saatvin Sair (The Seventh Walk) di Amit Dutta è il film di chiusura di CinemaXXI, la linea di programma che il Festival Internazionale del Film di Roma (8-17 novembre 2013) dedica alle nuove correnti del cinema mondiale. L’ultimo film del regista indiano, spesso premiato nei principali festival internazionali e considerato uno degli autori più innovativi nel panorama del cinema sperimentale (premio speciale della Giuria alla 66. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia con Aadmi Ki Aurat Aur Anya Kahaniya / The Man’s Woman and Other Stories, 2009), sarà proiettato fuori concorso sabato 16 novembre presso il MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo, complesso progettato dall’architetto Zaha Hadid.

 

Dutta, laureatosi in regia cinematografica nel 2004, si è immediatamente imposto all’attenzione della critica internazionale ricevendo importanti riconoscimenti per i suoi cortometraggi, a partire dal premio FIPRESCI ricevuto nel 2007 a Oberhausen per Kramasha  (To Be Continued). Alcuni dei suoi lavori sono stati inoltre proiettati nei più importanti musei al mondo, fra cui la Tate Modern di Londra e il Centre Pompidou di Parigi. Con Saatvin Sair, il regista indiano torna ad approfondire un tema che contraddistingue la sua produzione fin dagli esordi, il rapporto fra cinema, pittura e musica. Nel film, infatti, Dutta racconta la vicenda di un pittore errante che si immerge in un bosco dopo aver notato una misteriosa impronta e udito una strana melodia. Questo cammino nella profondità della natura lo porterà al cospetto del suo io più intimo.

Sarà Sou Duk / Saodu (The White Storm) di Benny Chan a chiudere l’ottava edizione del Festival. Il nuovo lavoro del pluripremiato regista, produttore e sceneggiatore cinese, “allievo” di Johnnie To Kei-Feung e Tsui Hark, maestro del film d’azione e autore di pellicole come Big Bullet e New Police Story (in cui dirige Jackie Chan), sarà presentato Fuori Concorso in prima mondiale. Con Sou Duk / Saodu, Benny Chan, oggi considerato una vera e propria icona del nuovo action-movie hongkongese, firma il primo poliziesco “internazionale” prodotto in Cina: il film si presenta infatti come l’opera più spettacolare e dal budget più importante della produzione cinematografica cinese del 2013.

Nel corso della sua ventennale carriera e fin dal suo primo lavoro, Tin joek jau cing (A Moment of Romance, 1990) interpretato da Andy Lau, una delle maggiori star di Hong Kong, Benny Chan si dimostra in grado di ridefinire costantemente i confini del cinema d’azione. La successiva collaborazione con la Film Workshop di Tsui Hark (con la quale firma Xin xian he shen zhen / The Magic Crane) e il successo riscosso da Chung fung dui liu feng gaai tau (Big Bullet), che gli vale la nomination come miglior regista agli Hong Kong Film Awards, lo rendono uno dei cineasti più apprezzati della sua generazione. Da lì a poco ha inizio uno dei fortunati sodalizi del cinema asiatico, quello che lega Benny Chan alla più celebre star cinese di action-movie, Jackie Chan, avviato nel 1998 con Wo shi shei (Senza nome e senza regole, 1998) e giunto fino al 2011 con Xin shao lin si (Shaolin, 2011). Nel film che chiuderà il Festival 2013, il regista dirige tre dei più noti attori del panorama cinematografico cinese: Sean Lau, vincitore di diversi premi agli Hong Kong Film Awards, versatile attore di film polizieschi (Go do gaai bei / Full Alert), drammatici (Xin buliao qing / C’est la vie, mon chéri) e commedie (Chuet sai hiu bra / La Brassiere); Louis Koo, apprezzato attore di serie televisive, volto di note campagne pubblicitarie, interprete dei due episodi di Hak se wui (Election) firmati da Johnnie To, entrambi presentati al Festival di Cannes; Nick Cheung, attore cinematografico e televisivo, pluripremiato protagonista di Ching yan (Beast Stalker) di Dante Lam.

SINOSSI

SAATVIN SAIR / THE SEVENTH WALK di Amit Dutta, India, 2013, 70’

Lo straordinario paesaggio della valle di Kangra, che Amit Dutta aveva già filmato in Nainsukh (2010), torna ad essere la scenografia dell’ultimo lavoro del regista indiano. Tuttavia, se Nainsukh si basava sulla storia artistica di un pittore del XVIII secolo, i cui quadri erano figurativi, Saatvin Sair si ispira alle opere di un artista indiano contemporaneo che dipinge paesaggi astratti, aperti al libero gioco della fantasia, secondo gli usi della moderna tradizione occidentale (olio su tela).

Nel film, un pittore errante si immerge nel bosco dopo aver notato una misteriosa impronta e udito una strana melodia. Durante il suo cammino, si ferma sotto un albero e si addormenta: nel sonno vede se stesso camminare, dipingere, alcune pietre sfidano la forza di gravità, una bambina percorre la volta celeste per fare la sua consegna quotidiana di frutta e latte, le stagioni cambiano e gli anni trascorrono. Il pittore si sveglia e si muove all’interno di un paesaggio fatto dai suoi stessi dipinti in cui potrebbe trovare ad attenderlo il motivo della sua ricerca.

Amit Dutta

Nato a Jammu (India) nel 1977, si laurea nel 2004 in regia cinematografica presso il Film&Television Institute of India. Sin dagli esordi, i suoi film – in cui associa l’immagine pittorica a quella cinematografica – hanno raccolto grandi successi di critica e numerosi premi: quattro nazionali, tra cui un “Rajat Kamal” e il Premio Nazionale “John Abraham” (Federation of Film Societies of India), il FIPRESCI (International Film Critics Award) all’Oberhausen Film Festival, il Mikaldi d’Oro a Bilbao, il Golden Conch al Festival di Mumbai. Il suo primo lungometraggio composto da tre episodi, Aadmi Ki Aurat Aur Anya Kahaniya (The Man Woman and Other Stories, 2009), ha vinto la Menzione speciale della Giuria nel corso della 66. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica. Nel 2010 firma il suo secondo lungometraggio, Nainsukh (2010), mentre nel 2011 realizza Sonchidi (The Golden Bird), tutti presentati a Venezia nella sezione Orizzonti. Dutta insegna presso il National Institute of Design (NID) di Ahmedabad e presso il Film&Television Institute of India. La Tate Modern e il Centre Pompidou hanno ospitato le proiezioni di alcuni dei suoi corti.

SINOSSI

SOU DUK / SAODU (THE WHITE STORM) di Benny Chan, Cina, Hong Kong, 2013, 140’

Cast: Sean Lau, Louis Koo, Nick Cheung, Yuan Quan, Lo Hoi Pang

Tim (interpretato da Sean Lau) è un ambizioso ispettore capo della sezione narcotici che mette in primo piano la sua carriera. Chao (interpretato da Louis Koo) è un poliziotto che agisce sotto copertura, tra gli oscuri traffici di Hong Kong. Wai (interpretato da Nick Cheung) è il fedele subalterno di Tim che spera, un giorno, di guadagnarsi il rispetto degli altri. I tre sono amici per la pelle ma una nuova missione metterà a rischio il loro legame fraterno. Infatti, il leader della gang Chao, Hak Tsai, è in procinto di portare a termine il più grande affare della sua carriera criminale con il famigerato Eight-Faced Buddha, il più potente e temuto “signore della droga” del sud-est asiatico. Tim è convito che la cattura di Eight-Faced Buddha possa essere un passo fondamentale per la sua carriera, mentre Chao accetta con riluttanza di lasciare Hong Kong, infiltrato nella gang di Hak Tsai: questa sarà, infatti, la sua ultima missione prima di iniziare una nuova vita con la sua fidanzata incinta. Wai, invece, dopo essere stato lasciato dalla sua ragazza, vuole semplicemente recuperare fiducia in se stesso e raggiungere il successo. Nel corso della missione, Buddha riesce ad avere la meglio e costringe Tim a scegliere quale fra i due suoi amici tenere in vita. Con grande dolore, Tim sceglie Chao e Wai viene lasciato cadere da una scogliera. Cinque anni più tardi, il nome di Buddha ricompare a Hong Kong. Tim e Chao decidono di tornare a lavorare insieme per vendicarsi, ma trovano il loro amico Wai ancora vivo e coinvolto in un pericoloso complotto. I tre dovranno ancora una volta mettere in gioco la loro amicizia…

Benny Chan

Nasce a Hong Kong nel 1969. La sua carriera di regista inizia nel 1990 quando dirige il suo primo film, Tin joek jau cing (A Moment of Romance), prodotto da Johnnie To Kei-Feung con un cast di star che vede protagonista il pluripremiato attore Andy Lau affiancato da Jacklyn Wu e Ng Man-tat (che si aggiudica il Premio come miglior attore non protagonista agli Hong Kong Film Awards). Nel 1993, con la Film Workshop di Tsui Hark, firma Xin xian he shen zhen (The Magic Crane), mentre nel 1996 gira Chung fung dui liu feng gaai tau (Big Bullet) che gli vale la nomination come miglior regista agli Hong Kong Film Awards e lo fa conoscere a Jackie Chan che si fa dirigere in Wo shi shei (Senza nome e senza regole, 1998), uno degli ultimi film del grande attore girato a Hong Kong e il primo interamente in inglese. Il fortunato sodalizio con Jackie Chan prosegue nel corso degli anni dando vita ad alcuni fra i più memorabili classici del film d’azione, tutti premiati nei principali festival asiatici: Xin jingcha gushi (New Police Story, 2004), Bobui gaiwak (Rob-B-Hood, 2006) e Xin Shaolinsi (Shaolin, 2011). Nella lunga filmografia di Benny Chan, emergono anche Saamchahau (Divergence, 2005), Bochi tungwah (Connected, 2008), premiati entrambi agli Hong Kong Film Awards e Naamyi boonsik (Target Invisibile, 2007).

 

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