L’acclamato regista francese Luc Besson insieme al cast ha sfilato sul red carpet per presentare in concorso a Venezia 80 DogMan, il suo ultimo film che vede protagonista Caleb Landry Jones.
L’ispirazione per questo film è scaturita, in parte, da un
articolo che ho letto su una famiglia francese che ha rinchiuso il
proprio figlio in una gabbia quando aveva cinque anni. Questa
storia mi ha fatto interrogare sull’impatto che un’esperienza del
genere può avere su una persona a livello psicologico. Come riesce
una persona a sopravvivere e a gestire la propria sofferenza?
Con Dogman ho voluto esplorare questa
tematica.
La sofferenza è uno stato che accomuna tutti noi e il solo
antidoto per contrastarla è l’amore. La società non ti aiuterà,
ma l’amore può aiutare a guarire. È l’amore della comunità di
cani che Dogman ha fondato a fungere da guaritore e da
catalizzatore. Dogman non sarebbe il film che è
senza Caleb Landry Jones. Questo complesso personaggio aveva
bisogno di qualcuno che potesse incarnarne le sfide, la tristezza,
il desiderio, la forza, la complessità.
Le persone guardano i film per cogliere una sorta di verità dalla
storia, anche se sanno che si tratta di finzione. Volevo essere il
più onesto possibile nella realizzazione del film. Voglio che
proviate dei sentimenti nei confronti del protagonista, di ciò che
fa, delle azioni che compie come reazione alla sofferenza che ha
patito. Vorrete fare il tifo per lui.
Spero che il pubblico possa elaborare nella propria mente ciò che
Dogman ha subito, il dolore che è davvero difficile da ingoiare.
Ha sofferto più di quanto la maggior parte delle persone potrà
mai soffrire, eppure possiede ancora una dignità.