Labyrinth con David Bowie – recensione

Labyrinth poster Anno: 1986

 

Regia: Jim Henson

Cast: David Bowie, Jennifer Connelly, Toby Froud, Shelley Thompson, Christopher Malcolm, Frank Oz, Shari Weiser (voce),Ron Mueck (voce), David Shaughnessy(voce).

Trama: Sara, adolescente piena di fantasia, è costretta a restare a casa a tenere a bada il piccolo fratellino, Toby. In un momento di rabbia invoca i Goblin e Jareth, il loro Re, affinché portino via il bambino per farlo diventare uno di loro. Comprendendo l’enorme sbaglio, cerca di rimediare penetrando nel misterioso labirinto per salvarlo ma ha solo tredici ore per raggiungere il castello e Jareth farà di tutto per ostacolare il suo percorso.

Analisi: Diretto da Jim Henson, il padre dei Muppets e cosceneggiato insieme a Terry Jones, creatore dei Monty Python. Labyrith ha numerosi richiami alla letteratura classica del fantasy come Alice nel paese delle Meraviglie di Lewis Carroll e Il Mago di Oz di L. Frank Baum. Ma riprende la continuità visiva cominciata nel 1984 da Wolfgang Petersen, con La storia infinita e di cui il grande successo porterà a vari sequel. Il filone sul mondo “della fantasia” diventerà ricorrente negli anni a seguire, con chiavi di lettura diverse e segnando il genere, con parentesi sui cartoni animati in Chi ha incastrato Roger Rabbit di Robert Zemeckis e Richard Williams, e nei giochi con Jumanji di Joe Johnston.

Riprendendo lo schema delle Favole di Prop, la storia racconta come la giovane ragazza affronti il passaggio dall’infanzia all’adolescenza. Sara, interpretata da una gionavissima Jennifer Connelly, è ancora legata al mondo della fantasia di cui si circonda con libri, pupazzi e oggetti con cui si traveste, sin dai primi minuti del film si cuce addosso un archetipo, la ragazza schiavizzata dalla “madrina” per badare al suo “fratellastro”. Il labirinto che dovrà affrontare, altro non è che il vero motore della storia che la porterà nella condizione di valutarsi e confrontarsi con se stessa. Di fatti, tutte le prove che le si presentano sono tutte decisioni nuove e che deve prendere al momento, queste molto spesso saranno caratterizzati da tranelli e doppi sensi che le mostreranno le ingiustizie, altre invece faranno leva sulla giustizia e la fiducia, e di come sia difficile conquistarla.

Questo percorso/crescita porterà Sara a relazionarsi anche con i vari tipi d’affetto, l’amicizia per i compagni di viaggio e con l’amore attraverso le prime pulsioni e desideri nei confronti di Jareth; emozioni visibili durante la scena del ballo e argomento ripreso nei vari dialoghi che i due hanno. L’elemento che contraddistingue fortemente il film è la presenza di David Bowie, nella veste d’attore, con i capelli lunghi, il trucco eccessivo e i ghigni enigmatici, restituisce perfettamente l’ambiguità che possono avere i desideri e i sogni più nascosti simboleggiati anche dalla sua sfera di cristallo, che mostra a Sara quello che potrebbe avere se cedesse al male/desiderio. Ma anche come compositore, firmando la colonna sonora e segnando un pezzo di storia del cinema e degli anni ’80. Tutte le parentesi musicali oltre a essere evocative, rappresenteranno delle vere ellissi temporali all’interno del film, che fanno piacevolmente “perdere il tempo” a Sara.labyrinth

Dal punto di vista della regia il film è una costellazione di personaggi buffi e divertenti che anche sotto sembianza spaventose restituiscono lo spirito ironico di cui il film è completamente avvolto e che lo rendono un bellissimo esempio di cinema fantasy. I principali pupazzi che caratterizzano questo mondo sono Gogol, gnomo innamorato di Sara ma incattivito dalla presenza di Jareth, Bubo il tenero bestione che promette fedeltà a Sara dopo averlo salvato e infine, il prode Sir Didymus uno yorkshire in sella al suo cane pastore. Tutti questi pupazzi-burattini rappresentano la parte più colorata dell’avventura onirica, che viene arricchita dalle innumerevoli citazioni, come le porte che nascondono tranelli, luoghi del labirinto con nomi spiritosi quali “la gora dell’eterno fetore” o i richiami ai quadri di M.C.Escher luogo dove Jareth fino alla fine chiede a Sara di essere la sua regina, tutti elementi che segnano l’immaginario e restituiscono gli stupori e le fantasie allo spettatore.

Nella parte finale del film e quindi “nel ritorno a casa”, emerge la difficoltà di accettare la consapevolezza del passaggio all’adolescenza ma Sara non rinuncia mai realmente alla sua fantasia, mette via i giocattoli sapendo che “se ha bisogno” ricorrerà sempre a quella parte di sé.

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Stefania Buccinnà
Sono un appassionata di Cinema e Serie televisive americane, motivo per cui mi sono iscritta all'università e mi sono laureata in Saperi e Tecniche dello Spettacolo Digitale presso l'università La Sapienza in Roma dove ho conseguito anche un Master di Primo Livello in Montaggio Video e Audio. Amo costruire strutture per immagini e scrivo per piacere, pensando che le due cose sono molto simili ma con grammatiche diverse. In fondo per me, scrivere una frase è come mettere insieme una scena.